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Posts Tagged ‘prezzi’

Caro pieno (dove si commenta anche una proposta dell’Adiconsum)

5 agosto 2009

Puntuali come sempre, ad agosto si ripresentano le consuete polemiche sui prezzi dei carburanti. Ne danno conto tutti i quotidiani di oggi (per esempio qui e qui). Come da copione, e non senza ragioni, l’Unione petrolifera risponde che

Per quanto riguarda il petrolio, va rilevato che il valore del Brent datato è tornato per la prima volta dall’ottobre 2008 a superare i 73 dollari/barile rispetto ai 66 dollari/barile di fine luglio, pari ad un progresso di oltre l’11%. Quanto ai prodotti raffinati rilevati dal Platts, si segnala che la benzina nello stesso periodo ha mostrato un progresso di quasi 5 centesimi euro/litro tornando anch’essa sui valori dell’ottobre 2008. Analogo discorso si può fare per il gasolio. Sicuramente più cauto è stato l’andamento del prezzo interno (al netto delle tasse) le cui variazioni, sia per benzina che gasolio, nell’arco di tempo considerato sono state inferiori a quelle registrate dalle analoghe quotazioni internazionali.

Non varrebbe la pena entrare in una polemica sempre uguale a se stessa (una mia analisi degli andamenti, un po’ datata ma perfettamente sovrapponibile a quello che sta accadendo, si trova qui) se essa non finisse per evidenziare una nostalgia mai sopita: quella dei prezzi amministrati.

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Carlo Stagnaro energia, liberismo , , ,

Benzina: in tutto il mondo è cartello?

31 luglio 2009

Parrebbe di sì, a leggere quanto riferiva un paio di giorni fa il Moscow Times. L’Antitrust russo sta affilando le armi contro il presunto cartello composto dai colossi petroliferi privati, semiprivati e affini: Rosneft, Lukoil, Tnk-Bp e Gazpromneft, accusati di cospirare per mantenere artificialmente alti i prezzi dei carburanti.  L’accusa si concentra sulla apparente lentezza con cui essi si sono adeguati al calo delle quotazioni del greggio. La cosa divertente, almeno per noi che leggiamo da qui, è che il litro di benzina a Mosca costa l’astronomica cifra, si fa per dire, di 23 rubli, pari a circa 52 centesimi di euro, ossia meno della sola accisa sulla benzina (56,4 centesimi) e poco più di quella sul gasolio (42,3 centesimi) in Italia.

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Carlo Stagnaro Senza categoria , , , , , ,

Dumping o concorrenza?

1 luglio 2009

Questa storia viene dall’Austria e ha dell’incredibile. Il proprietario di tre distributori di benzina nella regione di Salisburgo, tal Markus Friesacher, ha deciso di scatenare una agguerritissima competizione tra i rivenditori, prezzando diesel e benzina poco sopra i 50 centesimi al litro. Provocazione? Gag estiva? Niente affatto. La strategia di mercato del giovane imprenditore austriaco, la cui società (Free Energy Trading Gmbh) è nata nel settembre 2008, è quella di offrire al cliente il prodotto finale al più basso prezzo possibile. Senza orpelli, né personale, come è nell’ottica di tutte le stazioni di benzina discount che tanto successo hanno avuto in Francia e in Gran Bretagna. Risultato? I concorrenti della zona hanno incominciato ad abbassare i prezzi, nel tentativo di ridurre il capannello pazzesco di automobili ammassatesi dinanzi alle stazioni di Friesacher. D’altra parte, però, non tutto è andato liscio. L’autorità garante per la concorrenza e il mercato avrebbe in animo di aprire un’inchiesta, indovinate un po’, per prezzi “troppo” concorrenziali, ovverosia per dumping. D’altra parte, come spesso ricordano autori a dir poco critici nei confronti delle politiche antitrust, ogni politica dei prezzi può essere arbitrariamente sottoposta a controlli. Abbassare i prezzi sotto una determinata soglia significa per l’appunto fare dumping, alzare indiscriminatamente i prezzi significa tentare di maturare extraprofitti ingiustificati, mentre fissare i prezzi su un livello non troppo dissimile da quello dei concorrenti rischia di essere considerata una strategia di cartello… Per intanto, un grosso in bocca al lupo al signor Friesacher…

Giovanni Boggero liberismo, mercato , , , , , ,

I biocarburanti hanno causato i rincari dei prodotti alimentari? – di Elisabetta Macioce

26 giugno 2009

Riceviamo da Elisabetta Macioce e volentieri pubblichiamo.

I biocarburanti sono la causa dell’aumento dei prezzi alimentari?
Per poter rispondere a questa domanda analizziamo per primi i prezzi dei feedstock negli ultimi anni. Secondo la FAO l’indice dei prezzi alimentari è cresciuto dell’8% nel 2006 rispetto al 2005, del 24% nel 2007 rispetto al 2006, raggiungendo una crescita percentuale massima (+53%) nel primo trimestre 2008 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tali aumenti venivano spiegati soprattutto, per il 75%,  con l’aumento della domanda di feedstock e la maggiore allocazione delle colture destinate alla produzione di biocarburanti.
Nel passato gli aumenti dei prezzi erano passeggeri, provocati da una scarsità temporanea. Dopo un raccolto povero gli agricoltori si affrettavano ad approfittare degli alti prezzi di un  prodotto per piantarne di più, così contribuivano ad abbassarne nuovamente il prezzo. Questa volta invece, i prezzi si sono mantenuti alti per tre anni di seguito anche in presenza di un raccolto buono come quello del 2007. Questo perché qualcosa è cambiato anche nei meccanismi del mercato. Il trend rialzista non era limitato ad un settore, ma li ha coinvolti tutti, i futures sulle commodities sono stati sempre in crescita. Possiamo dire che il mercato dei cereali è stato coinvolto dalla speculazione proprio come è accaduto per quello del petrolio, nonostante in questo caso ci sono concause rilevanti. Prosegui la lettura…

Guest energia , , , , ,

Mettete della benzina nelle vostre cantine

23 giugno 2009

I quotidiani degli ultimi giorni hanno dato ampio rilievo (qui una rassegna stampa) alla “previsione” del Codacons, secondo cui quest’estate il costo di un litro di benzina potrebbe raggiungere 1,5 euro. La “sparata” mi ha molto stupito, perché anticipare i prezzi della benzina richiede una serie di ipotesi sugli andamenti futuri dei mercati internazionali del petrolio grezzo e dei prodotti, sui margini di compagnie e gestori degli impianti, sul comportamento della domanda e, in ultima analisi, sul futuro dell’economia nei prossimi mesi. Tutti abbiamo le nostre idee, di cui parliamo al bar con gli amici, ma da lì a scambiare un terno al lotto per una previsione ce ne passa. Così, sono andato sul sito del Codacons per capire quali ipotesi e quale metodologia stessero alle spalle di una cifra tanto preoccupante, per le tasche degli automobilisti. Tutto quello che ho potuto trovare è questo comunicato. Cito testualmente le parole di Carlo Rienzi, capo dell’organizzazione cosiddetta dei consumatori:

Di questo passo prevediamo che i listini della benzina raggiungano 1,5 euro al litro entro il mese di agosto, grazie al famoso gioco della doppia velocità messo in atto dai petrolieri. Una simile circostanza rappresenterebbe una sciagura per le famiglie, con una maggiore spesa di 10 euro solo per il pieno rispetto ai listini attuali, e ripercussioni indirette (energia, trasporti, prezzi prodotti trasportati, eccetera) per complessivi 300 euro a famiglia solo nel secondo semestre 2009. Finora il governo non ha fatto nulla per punire le speculazioni sui prezzi dei carburanti, e non crediamo abbia intenzione di intervenire a tutela delle famiglie. Non ci resta che sperare nell’intervento dell’Antitrust o della magistratura per evitare che le nostre previsioni diventino una triste realtà.

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Carlo Stagnaro liberismo, mercato , , , ,

La fotografia della crisi

11 giugno 2009

Due notizie forniscono una interessante fotografia della crisi. Oggi, il ministero dello Sviluppo economico ha comunicato che i consumi petroliferi sono scesi dell’8,5 per cento. Si tratta dell’ottavo mese consecutivo di contrazione della domanda nel nostro paese. Punto più, punto meno, la stessa cosa sta accadendo ovunque nel mondo. Sebbene questi dati si riferiscano al solo petrolio (e prodotti raffinati), il messaggio che arriva dai consumi di gas ed elettricità sono identici: a testimonianza di un paese in paralisi, nel quale tutte le attività produttive sono in forte rallentamento, quando non in frenata o in retromarcia. Contemporaneamente, però, arriva una prima, buona notizia (anticipata, come spesso accade, dalla ripresa delle quotazioni del barile): dopo otto revisioni al ribasso, l’Agenzia internazionale per l’energia ha corretto al rialzo le stime sulla domanda petrolifera per il 2009. Anche in questo caso, si parla di greggio ma si potrebbe parlare benissimo di gas o elettricità; e si parla del mondo intero ma si potrebbe parlare benissimo dell’Italia. Prosegui la lettura…

Carlo Stagnaro energia, liberismo, mercato , , , , ,

Petrolio indietro tutta. Si torna ai posted price?

26 maggio 2009

Dopo Paolo Scaroni, anche Nicolas Sarkozy chiede un intervento globale per stabilizzare i prezzi petroliferi. Intervenendo lunedì al G8 Energia, il capo dell’Eni aveva sottolineato come l’instabilità delle quotazioni del greggio fosse un elemento di forte preoccupazione, in quanto rende più incerti gli investimenti sia in ricerca e sviluppo di giacimenti di oro nero, sia in tutte le fonti a esso più o meno legate (dal carbone alle rinnovabili fino al nucleare). In uno scenario di alti prezzi, le imprese investono; in uno scenario in cui, invece, si teme che i prezzi possano crollare dall’oggi al domani l’atteggiamento tende a essere più cauto. Per esempio, una cosa che tutti sanno e pochi dicono è che, in genere, in questi anni (a dispetto delle dichiarazioni pubbliche) le principali major hanno valutato la bontà dei loro investimenti prevedendo uno scenario di prezzo tra i 30 e i 50 dollari al barile, in modo da minimizzare gli effetti della “sberla” che avrebbero preso nel caso di una contrazione del valore (come in effetti è puntualmente accaduto). Per questo, Scaroni ha suggerito la creazione di una sorta di “Agenzia mondiale del petrolio” che avesse lo scopo non lo di rendere più trasparenti le transazioni, in modo da discernere meglio il sovrapporsi di una componente speculativa ai fondamentali, ma anche di limitare le fluttuazioni. In particolare, l’amministratore delegato dell’azienda di San Donato ha parlato di un “global stabilization fund”, pronto a intervenire quando il prezzo scende “troppo” (comunque si voglia definire il troppo).

Sul tema torna oggi il presidente francese, che ha promesso (o minacciato?) di portare al G8 dell’Aquila un progetto di accordo

tra paesi produttori e consumatori su un orientamento generale di prezzo da dare al mercato, anche su una forchetta di prezzo che garantirebbe la continuità degli investimenti senza penalizzare le economie consumatrici.

L’idea di Scaroni fa leva su un meccanismo a suo modo di mercato (l’ingresso di un attore in grado di acquistare o rilaciare grandi quantità di greggio, così da influenzare il mercato rallentando le dinamiche “naturali”). E’ ovvio che si tratterebbe di un soggetto pesantemente invadente, ma tutto sommato esso agirebbe secondo logiche trasparentemente speculative (comprare a poco e vendere a tanto). In un certo senso, dunque, Scaroni propone di far emergere un attore speculativo talmente forte da trainare il mercato nel senso ritenuto desiderabile (da chi?). Non è un sistema entusiasmante, ma almeno ne sono chiare logica, funzionamento e scopi, se non altro in termini del tutto generali.

Al contrario, l’idea di Sarkozy è molto più radicale e distorsiva, e potrebbe avere un effetto devastante. Di fatto, il presidente francese propone di costruire una sorta di Opec globale, che includa tutti i maggiori soggetti (paesi produttori e consumatori e aziende) in una sorta di mostro che riassuma in sé tutte le fattispecie anticoncorrenziali note in letteratura. Per di più, non è per nulla chiaro il modo in cui tale mostro dovrebbe muoversi. Qualunque cosa abbia in mente Sarkozy, ricorda da vicino il metodo dei “posted price”, che ha retto i mercati petroliferi dall’inizio degli anni ‘50 fino all’epoca degli shock petroliferi. Come spiega Leonardo Maugeri nel suo The Age of Oil (p.58 dell’edizione americana),

Prendendo spunto dell’abitudine delle compagnie petrolifere di pubblicare i prezzi del loro greggio, i paesi produttori chiesero e ottennero un “posted price” stabile come punto di riferimento per il “profit sharing”. Quei prezzi divennero uno strumento artificiale per cementare gli interessi delle compagnie e dei paesi, una sorta di patto che prescindeva dalle reali condizioni del mercato. In verità, per diversi anni le compagnie preferirono ingoiare le perdite quando i prezzi reali scendevano, piuttosto che mettere in discussione i “posted price” su cui si erano accordate coi paesi produttori, allo scopo di non destabilizzare le relazioni reciproche.

Come si vede, i “posted price” furono uno strumento (efficace) di stabilizzazione del mercato in un preciso contesto storico, politico ed economico, che era totalmente diverso da quello attuale. Al di là di altre, pur importanti, differenze, era radicalmente diversa tanto la natura dei soggetti coinvolti quanto la loro forza relativa: le compagnie erano l’intermediario tra i paesi produttori e quelli consumatori, e dunque si trovavano necessariamente nella condizione di trovare un punto di mediazione ragionevole per entrambe le parti. Nel disegno di Sarkozy, invece, le compagnie (tra l’altro oggi più pubbliche che private) di fatto sarebbero destinate a diventare le reggicoda di un gioco tutto politico, fatto di proclami e dettato dalle scadenze elettorali dei leader interessati e dai rispettivi populismi.

Il meccanismo dei “posted price” ha, durante una precisa fase storica, funzionato egregiamente e garantito stabilità (petrolifera) e crescita (economica). Oggi quell’epoca è conclusa, e mutuarne gli strumenti sarebbe come voler risolvere i nostri problemi sanitari tornando alle tecnologie di mezzo secolo fa.

Carlo Stagnaro energia, mercato , , , , ,