Archivio

Posts Tagged ‘libertarismo’

Seminario Mises 09

23 giugno 2009

Utilizziamo questo blog per un piccolo spot. Anche quest’anno l’IBL organizza il suo “Seminario Mises”, evento che accompagna il nostro istituto sin dai primordi. E’ un convegno che ci è molto caro, per le sue caratteristiche: esso garantisce uno spazio di discussione per lavori di giovani studiosi, affiancati da discussant un po’ più in là negli anni e nella carriera. Non è una “Summer University” per avvicinarsi al liberalismo classico, come ve ne sono di eccellenti negli Usa (penso agli eventi organizzati da Mises e FEE) ed in Europa (l’Università d’estate di Aix e i seminario di IES). Non è neppure un incontro destinato a cospiratori e compagni d’arme, come la Resource Bank che quest’anno si tiene ad Aix. E’ invece un incontro che vorrebbe mettere in comunicazione persone della stessa fascia di età, interessate agli stessi temi, che possono sfruttarlo come occasione per conoscersi fra di loro o per venire in contatto con qualche studioso che può riuscirgli diversamente utile.
Negli scorsi anni, il Seminario è cresciuto molto ma non senza difetti:
- la qualità dei paper, selezionati sulla base di un abstract, è stata molto disomogenea (abbiamo avuto paper notevoli, e qualche fetecchia);
- una delle ricchezze del seminario, a mio modo di vedere, era l’essere ospitale anche con persone di altre scuole di pensiero (abbiamo avuto anche un marxista!), ma ciò ha lasciato perplessi molti partecipanti e rischiato di fare confusione, specie fra i più giovani con idee non chiarissime;
- gli “utenti” provenienti da altri Paesi e sussidiati da IBL (ovvero dalle imprese che hanno avuto la lungimiranza e la bontà di sostenere questa iniziativa) non sono mancati, ma gli italiani “paganti” (poco: la fee d’ammissione è sempre bassina) sì, un po’ intimoriti dall’inglese, un po’ restii ad investire non solo denari ma anche due giorni di tempo.
Quest’anno, anche per una ragione di contenimento di costi, abbiamo cercato di ovviare a questi problemi. Sulla qualità dei paper, per ora non possiamo ancora pronunciarci perché li abbiamo di nuovo selezionati tramite un abstract: ma parrebbero più omogenei, e ci sono almeno un paio di nomi di studiosi sì giovani ma già affermati. I discussant sono tipi tosti, liberisticamente parlando, come Tom Palmer e Pascal Salin. Qui il programma.
Il tema è interessante , come “premiare” la creatività imprenditoriale, ma la lezione d’apertura è di Kevin Dowd su che cosa avremmo dovuto imparare dalla crisi, e il seminario si concluderà con una tavola rotonda sul futuro delle idee di mercato. Tempo una manciata di giorni, e sarà possibile iscriversi on line.
Se avete già partecipato ad uno di questi seminari, sarà l’occasione per rivedersi fra amici e fare un sospiro di sollievo: le idee di mercato se la passano male, ma attraggono ancora facce giovani e pulite. Se non siete mai venuti, fateci un pensiero. L’ambiente è gradevole, le discussioni sono interessanti, s’impara sempre qualcosa.

Alberto Mingardi liberismo , , ,

Nostalgia canaglia

30 maggio 2009

Ottimo pezzo di Stephen Moore sul WSJ a proposito di quanto ci manca Milton Friedman in queste settimane.

With each passing week that the assault against global capitalism
continues in Washington, I become more nostalgic for one missing voice:
Milton Friedman’s. No one could slice and dice the sophistry of
government market interventions better than Milton, who died at the age
of 94 in 2006. Imagine what the great economist would have to say about
the U.S. Treasury owning and operating several car brands or managing
the health-care industry. “Why not?” I can almost hear him ask
cheerfully. “After all, they’ve done such a wonderful job delivering
the mail.”

I recently phoned Rose Friedman and asked her what she thought about
the attacks on her husband. She was mostly dismayed at how far
off-course our country has veered under President Obama. “Is this the
death of Milton’s ideas?” I hesitantly asked. “Oh no,” she replied,
“But it is the death of common sense.”

[via Missing Milton: Who Will Speak For Free Markets? - WSJ.com]

Massimiliano Trovato liberismo , , , ,

Il paternalismo libertario

5 maggio 2009

In effetti, il paternalismo libertario mancava. Ora ce l’abbiamo. Il 7 maggio uscirà anche in Italia il bestseller di Cass Sunstein e Richard Thaler (Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness [negli USA] / Nudge. La spinta gentile - La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità [in Italia]). Oggi, ce ne parla Vittorio Zucconi su la Repubblica. Il quale ci dice che si tratta solamente in apparenza di un ossimoro (sarà, ma se quello che ci ha insegnato la nostra professoressa di lettere ha un senso: siamo in presenza di un ossimoro, non apparente… reale). Premesso che non ho letto il libro, dalla rete se ne ricavano interessanti commenti, che aiutano a farsi un’idea sul volume. L’assunto di base è che l’uomo sbaglia (e questa non è una novità: siamo ignoranti e fallibili, su questo non ci piove). Come dice la scheda di presentazione del volume:  “Siamo esseri umani, non calcolatori perfettamente razionali”. In altre parole, siamo degli Homer Simpson e non dei Mr. Spock. Per Sunstein e Thaler abbiamo allora bisogno di un “pungolo” (di un aiuto), che ci indirizzi verso la scelta giusta: “Per introdurre pratiche di buona cittadinanza, per aiutare le  persone a scegliere il meglio per sé e per la società, occorre imparare a usare a fin di bene l’irrazionalità umana.  I campi d’applicazione sono potenzialmente illimitati: dal sistema pensionistico allo smaltimento dei rifiuti, dalla  lotta all’obesità al traffico, dalla donazione di organi ai mercati finanziari, non c’è praticamente settore della  vita pubblica o privata che non possa trarre giovamento dal ‘paternalismo libertario’ proposto dai due intellettuali americani”. Sarà anche libertario, ma il timore di finire sotto il controllo paternalistico di élite è fondato. Non so se l’economia comportamentale implichi una qualche forma di paternalismo, di sicuro gli autori muovono da e si inseriscono in un simile approccio. Il contesto influisce sulle scelte degli individui, pertanto è possibile in un qualche modo determinare le loro azioni, nel bene e nel male. Per gli autori è importante quindi modificare l’ambiente in cui vengono prese tali scelte, manipolandolo si otterranno esiti differenti. L’aspetto paternalistico allora è evidente. Così pensando, si legittima un intervento che tenti di influenzare il comportamento delle persone per rendere le loro vite migliori, più sane e più longeve. La componente libertaria starebbe invece nel garantire alle persone più opzioni di scelta: si interviene sul contesto, ma si lasciano le persone libere di prendere le singole decisioni. Ma è veramente possibile non costringere le persone a compiere determinate azioni, ma solamente incoraggiarle a prendere decisioni che possono farle diventare persone migliori? Ovvio che, preliminarmente, si debba avere ben chiaro cosa rende le persone migliori. L’esempio più banale e abusato è quello legato all’obesità. Gli autori sembrerebbero dire: se l’obesità è un male dobbiamo limitarla, lasciando però le persone libere di rimpinzarsi quanto vogliono. Ma se non si interviene a valle, bisogna farlo a monte. Se l’obbligo non ricade sul consumatore forse ricadrà sul produttore o sull’esercente. Comunque, a questi dubbi potrà solamente rispondere la lettura del volume. Ad ogni modo, di una cosa sono sicuro: “paternalismo libertario” è e rimane un ossimoro.

Filippo Cavazzoni liberismo, mercato, welfare , , , ,