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Posts Tagged ‘liberalizzazione’

Liberalizzazioni: lo stato della professione legale – di Pasquale Annichino

22 luglio 2009

Riceviamo da Pasquale Annicchino e volentieri pubblichiamo

La lodevole iniziativa del gruppo “Io non voglio il posto fisso, voglio guadagnare” coordinata dall’instancabile Piercamillo Falasca (fellow dell’Istituto Bruno Leoni e vice-presidente di Libertiamo) offre una preziosa opportunità di riflessione sul grado di apertura del mercato delle libere professioni in Italia. Ad essere oggetto di discussione è soprattutto la professione legale.
Occorre però un attimo di franchezza prima di procedere: l’iniziativa, per quanto da apprezzare e sostenere, è destinata a finire nel vuoto. Nessuno prenderà sul serio quel disegno di legge. Che Piercamillo non se la prenda. Esiste un ampio consenso bipartisan a supporto delle posizioni corporative del Consiglio nazionale forense (CNF). L’esercizio non sarà comunque inutile.
E’ da anni che il tema delle liberalizzazioni delle professioni è oggetto di discussione. Gli argomenti sono ormai tutti sul piatto. Costi e benefici. Rischi ed opportunità. La sintesi della tavola rotonda che la Italian Society of Law and Economics organizzò alla LUISS nel 2007 ne offre una preziosa ricognizione. Non è un caso se Guido Alpa, presidente del CNF, regolarmente invitato a quella conferenza decise di non presentarsi. I suoi argomenti sono indifendibili.
Ho collaborato per un paio di anni con l’ANPA (ora Unione Giovani Avvocati Italiani), l’intervista al presidente dell’associazione Gaetano Romano, pubblicata oggi da Libertiamo sintetizza, se ce ne fosse ancora bisogno, la ragionevolezza di una battaglia da non abbandonare.
A meno che non si voglia ammettere che in questo Paese le professioni liberali non hanno ragion d’esistere. Cerchiamo l’introvabile?

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7 luglio 2009. Crisi del gas?

2 luglio 2009

Ancora una volta, allarme rosso sulle forniture di gas dalla Russia via Ucraina. In conclusione della riunione del Gruppo coordinamento gas, la Commissione europea ha invitato gli Stati membri a “riempire gli stoccaggi” e prepararsi a eventuali interruzioni “nelle settimane o mesi a venire”. A monte di tutto, la consueta querelle tra Mosca e Kiev sul pagamento degli arretrati. Sul tappeto c’è il prestito da 4 miliardi di dollari che l’Ucraina ha chiesto all’Occidente, per far fronte ai suoi obblighi (anche se, come anticipato qualche giorno fa da Quotidiano Energia, probabilmente un paio di miliardi basterebbero a tranquillizzare i russi).

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Carlo Stagnaro energia, liberismo, mercato , , , , , , ,

Trasporto ferroviario, la liberalizzazione aumenta la sicurezza

30 giugno 2009

L’incidente avvenuto la scorsa notte a Viareggio è una tragedia immensa. Per i familiari delle vittime, è il momento del dolore. Per noi tutti, si apre una finestra di riflessione.
Probabilmente, dalle prime notizie, sembra che il primo vagone, di produzione non italiana, si sia rotto e sia stata la causa di tutti questi morti, feriti e dispersi.
È sbagliato intentare facili processi senza sapere esattamente quali siano stati i fatti che hanno provocato così tanto dolore. E in un processo, c’è sempre comunque una difesa.
In queste prime ore è andato sul banco degli accusati la liberalizzazione del trasporto ferroviario. In Italia , una tale accusa, sembra quasi un nonsense, essendo il nostro paese poco liberalizzato in questo settore dei trasporti.

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Andrea Giuricin Senza categoria , , ,

Perché la gas release è sbagliata

29 giugno 2009

Creare concorrenza dove non c’è è come creare il mondo. Solo che, a creare il mondo, il Buon Dio ci ha messo sei giorni e il settimo si è riposato: è onestamente poco credibile che un governo e un’autorità di regolazione possano fare lo stesso nello spazio di una notte, senza neppure disporre dei mezzi di Nostro Signore. Per questo sono estremamente scettico nei confronti della “gas release” da 5 miliardi di metri cubi, disposta dall’esecutivo su sollecitazione dell’Autorità per l’energia (che però aveva chiesto un quantitativo molto maggiore, circa 22 miliardi di metri cubi).

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Carlo Stagnaro energia, mercato , , , ,

L’Italia del gioco d’azzardo / di Giancarlo Colussi

5 giugno 2009

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Che l’apertura di un casinò sia una manna per l’economia di una municipalità lo aveva capito già nel 1921 il sindaco di Saint-Vincent, che quasi un secolo fa aprì la famosa casa da gioco valdostana. Se si escludono la breve parentesi negli anni sessanta del casinò di Taormina, e  tutti i casinò online attualmente presenti sul mercato italiano, le uniche sale da gioco autorizzate in Italia sono San Remo, Campione D’Italia, Venezia e lo stesso Saint Vincent. Il paradosso è che ad oggi non esiste una legge quadro che regolamenti l’apertura e la gestione delle case da gioco: quelle esistenti poggiano la loro legalità su licenze ottenute nella notte dei tempi ed hanno creato una lobby che si oppone al rilascio di nuove licenze.

Recentemente il senatore Candido De Angelis ha presentato una proposta di legge, appoggiata peraltro dal Presidente del Senato, Renato Schifani, ed elogiata anche dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in visita proprio a Taormina, per aprire il mercato a nuovi operatori. Non si parla di una liberalizzazione totale ed indiscriminata, ma di offrire un più ampio ventaglio di offerte nel settore, soprattutto vista la totale mancanza di casinò nel centro e sud Italia ed il costante aumento dei giocatori di poker, videopoker o  black jack online. Inutile dire che la levata di scudi da parte dei casinò é stata pressoché immediata.

L’obiettivo principale della proposta di legge é di rilanciare il settore del turismo, e, infatti, sono molte le realtà che da tempo chiedono di poter aprire dei casinò nel proprio territorio, fra cui Capri, Anzio, Taormina, Montecatini. Inoltre aprire nuove case da gioco spingerebbe le strutture già esistenti a rinnovarsi ed adeguarsi al mutato scenario concorrenziale.

Non va dimenticato che una tale apertura del mercato potrebbe avere effetti benefici anche per quanto riguarda la lotta alle attività della criminalità organizzata legate al gioco d’azzardo clandestino ma soprattutto per le casse dell’erario, da tempo ormai impegnato ad arginare la penetrazione di casinò online non italiani. Per anni lotto, totocalcio, lotterie e gratta e vinci vari hanno foraggiato le casse statali così come i vari tavoli di black jack o le roulette dei casinò. Ora che l’accesso a sale da gioco online straniere é così facile, il rischio per lo stato è di perdere una buona fetta delle scommesse dei giocatori italiani. Offrire maggiori spazi per il gioco dal vivo sempre più vicini ai giocatori stessi potrebbe essere una strategia più vincente delle politiche oscurantiste messe in atto fino ad ora.

Sarà interessante osservare gli sviluppi del settore nei prossimi mesi per capire quanta voglia di un mercato e di una società veramente libera ci sia in Italia e quanto questo governo sia pronto a combattere contro vecchie lobby e cartelli che danneggiano il benessere di molte regioni e le tasche dei cittadini.

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