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Posts Tagged ‘Fiat’

Veronica, Margherita e il tappo sulla bocca

23 agosto 2009

Oggi i quotidiani di mezzo mondo hanno riecheggiato l’anticipazione della nuova edizione di “Tendenza Veronica” di Maria Latella, anticipato ieri dal Corriere. Di fatto, apprendere che Veronica Lario non esclude affatto di restare a fianco del marito, Silvio Berlusconi, e che anche consiglieri del premier gli sussurrano che sarebbe meglio per lui riprendere un pieno rapporto coniugale, magari dopo un soggiorno in una clinica per sex addicted, è roba che avrebbe dovuto incendiare i giornali. Sul perché non sia successo non spreco una parola: si tenessero questi impettiti direttori che si sono appena scelti, gli azionisti mediobancheschi, confindustriali e berlusconiani.
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Oscar Giannino mercato , , ,

L’Avv. Agnelli povera vittima? Ma per favore…

15 agosto 2009

L’editoriale del Sole 24 ore di oggi è una perfetta espressione del riflesso condizionato che in spero esigue parti di classe dirigente italiana scatta ancora puntualmente, quando si tratta dell’Avvocato Agnelli. Oggi, per effetto dell’indagine tributaria aperta per effetto della lite patrimoniale sull’eredità dell’Avvocato, si scomoda a sua difesa addirittura un classico topos a metà tra il malinconico e l’eroico, quello di Francesco Ferruccio capitano della repubblica fiorentina ucciso a tradimento da Fabrizio Maramaldo, capitano degli imperiali vittoriosi nella battaglia di Gavinana che portò alla restaurazione dei Medici. Non stupisce ed anzi va a loro onore, che direttori di giornali che devono il più della loro carriera al sostegno iniziale e continuato dell’Avvocato Agnelli, continuino ad essergli devoti. Ma c’è modo e modo. L’indagine finalmente aperta è mera espressione dell’eguaglianza per tutti della legge. Bollarne i sostenitori come infami vigliacchi  non sanziona codardo oltraggio, dice solo del servo encomio che alcuni  legittimamente continuano a tributare: all’Avvocato, ai suoi eredi di comando, e ai suoi esecutori testamentari.

Oscar Giannino Senza categoria , ,

L’auto che va? 4 lettere, “F” la prima, ma si chiama… Ford

23 luglio 2009

I resoconti del secondo trimestre Fiat sono in linea con la tradizione del giornalismo italiano, quando si tratta di Torino. “Per Fiat un grande trimestre”, era il titolo del Sole citando Marchionne, che però NON l’ha detto in sede d’illustrazione dei risultati. La caduta di Iveco e CNH resta a doppia cifra sui mercati, l’auto tiene in utile grazie al solo Brasile, perché il resto cioè l’Europa dove la quota Fiat è in crescita, si deve integralmente - come per tutti gli altri costruttori continentali - all’effetto degli incentivi governativi.  Non a caso Marchionne li ha chiesti già sin d’ora per tutto il 2010. E sarà così, c’è da scommetterci: cioè a spese del contribuente europeo si continuerà a rinviare la scelta del ridimensionamento dei volumi produttivi, il vero grande problema visto che quella dell’auto è una crisi da sovraccapacità produttiva pre esistsnte a quella della domanda.  Fiat continua a tagliare tutto il tagliabile in termini di spese discrezionali - si parla di contenimenti nell’ordine del 20% per l’anno in corso -  cioè investe ancor meno di quanto facesse rispetto ai suoi concorrenti. E oggi ha puntualmente annunciato l’emissione di un bond triennale da quotare in Irlanda, per rendere meno onerosa la gestione finanziaria dei 5,5 bn di euro di interessi e prestiti in scadenza di qui a 14 mesi: coi ratings attuali di Fiat, l’emissione renderà come un junk bonds, intorno al 9,8% lordo se faccio bene i conti! Gli obiettivi per il 2009 sono confermati, con un utile netto di 100 milioni per il gruppo. Ma per concentrarsi sull’operazione Chrysler e sull’obiettivo degli oltre 5 milioni di veicoli annuali, più che mai oggi occorrerebbe lo “spacchettamento” dell’auto dal gruppo, con verifica separata per esempio quanto a CNH se abbia ancora senso tenerla oppure utilizzarla in una grande aggregazione con altri giganti del settore. L’auto che va, di quattro lettere e che inizia per “F”, oggi è la …Ford. Vedi i risultati annunciati: i 2,3 bn$ di profitti nel secondo quarter sono dovuti a ristrutturazione finanziaria del debito, ma comunque sono un risultato migliore di ben 11 bn rispetto al secondo quarter 08, il peggiore dell’intera storia della Ford. L’unico gigante Usa ad aver evitato la ristrutturazione fallimentare è quello che aveva iniziato ben prima, a rivedere la propria gestione e i propri costi. Non  a caso, tra i risultati Ford e il terzo mese consecutivo di ripresa delle vendite di case occupate in Usa, oggi il Dow Jones ha risuperato per la prima volta da gennaio i 9 mila punti.

P.S. Nel frattempo si è chiuso il price-booking del bond, con un rendimento tra 9,25 e 9,5%. Non mi sbagliavo che di uno 0,3%…

Oscar Giannino Senza categoria , ,

Settore Auto: quegli aiuti inutili

22 giugno 2009

La settimana scorsa si è tenuto un importante vertice tra Fiat e il Governo; l’incontro ha messo in evidenza la strategia del gruppo torinese, che è quella di focalizzarsi sempre più sul mercato internazionale.
Questa è una necessità dovuta sia ad un mercato dell’automotive sempre più globalizzato che allo scarso appeal del nostro Paese come paese produttore di autovetture.
La Fiat ha esplicitato tale strategia non solamente con l’acquisizione del 20 per cento della proprietà di Chrysler e il tentativo di fusione con Opel, ma con una delocalizzazione, negli ultimi anni, della produzione verso paesi con un migliore ambiente atto agli investimenti.
Il gruppo guidato da Sergio Marchionne mette in evidenza due punti chiave del settore automobilistico italiano. Prosegui la lettura…

Andrea Giuricin Senza categoria , , ,

Tutta la vita: evviva Margherita

11 giugno 2009

L’Italia è paese ben singolare, se colei che ha messo in moto tutto ciò che ha fatto notizia nella recente campagna elettorale - chapeau giornalisticamente, comunque la si possa pensare,  alla Repubblica di Ezio Mauro, che è riuscita a imporlo a tutti -  a risultati delle urne proclamati prende la penna e scrive al Corriere che ha sempre amato Silvio Berlusconi. Quando lo sdegno privato si rende esplosivo fatto politico, pretenderne a effetti prodotti una tardiva riduzione al privato o è segno di resipiscenza, oppure ammissione di ingenuità. Non sta a me giudicare, ma solo notare che un accostamento mi è venuto spontaneo. In vicenda del tutto diversa, ma che a sua volta ci restituisce prova dell’imbarbarimento delle cosiddette “classi dirigenti italiane”, in materia scivolosa di “donne e potere”.

Mi riferisco alla nota emessa oggi dall’accomandita Giovanni Agnelli & co Sapaz, rispetto al deposito documentale effettuato dai legali di Margherita Agneli de Pahlen presso il Tribunale di Torno, nell’azione intentata verso Gabetti, Grande Stevens e  Mahron quali supposti materiali esecutori delle volontà testamentarie dell’Avvocato. È una vicenda sulla quale colpevolmente dichiaro di non aver scritto nel recente passato, per energica pressione su di me esercitata dal direttore del quotidiano al quale il mio LiberoMercato andava in abbinata. Egli era convinto che Margherita avesse torto, nel chiedere puntuale rendicontazione del patrimonio paterno. Io credo invece abbia tutte le ragioni, e conoscendo un minimo per alcune lontane  esperienze dirette le sue vicende familiari, tendo ad escludere tassativamente che la sua richiesta possa essere inficiata da qualunque considerazione in ordine all’andamento del titolo Fiat nel tempo, alle scelte finanziarie e industriali del gruppo, e tanto meno a qualsivoglia ipotetico dubbio sul ruolo di guida dell’accomandita assunto da suo figlio, John Jaki Elkann, per volontà esplicita dello stesso Avvocato.

La nota emessa oggi dall’accomandita accusa Margherita di gettare fango su Fiat proprio mentre essa con l’operazione Chrysler fortemente sostenuta da Obama assurge agli onori del mondo. E’ un’ accusa priva di sostanza e per molti versi intenzionalmente infamante. Gli sviluppi e le scelte di Fiat nulla hanno a che vedere con ciò che Margherita chiede da tempo gli sia chiarito, della consistenza patrimoniale paterna. Gabetti e Grande Stevens, per come conosco entrambi, possono benissimo aver anche deciso di essere fedeli interpreti delle volontà dell’Avvocato, mettendo in atto una strategia volta a garantire alla successiva guida operativa del gruppo il più delle sostanze accumulate dall’Avvocato.  Ciò non toglie che, in altri tempi e secondo un’altra concezione da quella oggi praticata in Italia di classe dirigente, alle domande della figlia avrebbe potuto e dovuto corrispondere altro atteggiamento, che quello della sdegnata replica la cui sintesi più estrema si racchiude nella sentenza “è una povera pazza”. In definitiva, la sentenza che l’accomandita chiede venga emessa dal Tribunale di Torino, sa Dio quanto veramente indipendente oggi dall’influenza del Lingotto, poiché storicamente lo è stato assai poco.

La vicenda, tra le altre,  sulla quale Margherita chiede chiarezza riguarda l’opa disposta oltre 10 anni fa su Exor da parte di una società appositamente creata dall’accomandita, opa che vide soci ignoti e schermati da società esteroversite incamerare quasi il 50% dei 2,6 miliardi allora corrisposti. Chiedere chiarezza non è oltraggio alla memoria di alcuno, né ostacolo di alcun tipo alla Fiat di oggi. Non  è solo pieno diritto di una figlia, ma contributo alla costruzione di un mercato meno opaco per tutti, e meno asimmetrico per i soliti noti. Tutta la vita, tra le due donne dolenti della vita pubblica italiana attuale, io dico: viva Margherita.

Oscar Giannino Senza categoria , , ,

Fiat-Chrysler, vinta la scommessa sui media italiani

7 giugno 2009

In aggiornamento della scommessa fatta ieri su Fiat-Chrysler: scommessa vinta, purtroppo. Nessun giornale italiano ha pubblicato una sola riga sulla battaglia legale dell’avvocato Thomas Lauria e dei fondi d’investimento e pensione da lui rappresentati, contro Fiat-Chrysler, né il lettore italiano ha trovato un solo cenno alle mail scambiate da consulenti e dirigenti di primo piano della Chrysler con la task force dell’auto dell’Amministrazione americana, anch’esse tutte contro Fiat. Abbiamo letto del piano terra al quale Marchionne vuole prendersi l’ufficio in Chrysler, per poter più agevolmente fumare ogni tanto in cortile, e del fatto che mangerà alla mensa dei dipendenti: questo sì, ma delle mail traboccanti scetticismo dei manager Chrysler verso l’azienda torinese, neanche una riga.
Nel frattempo, Lauria non ha aspettato le la scadenza del termine previsto per il pomeriggio di domani, e si è appellato alla Corte Suprema. Vedremo se essa si adeguerà alle considerazioni di rinunciatario realismo del giudice di merito di prima istanza, Arthur Gonzales, che in buona sostanza aveva deciso che in un chapter 11 a forte garanzia di capitale pubblico, come questo, l’Amministrazione prevaleva sulle norme di diritto positivo che tutelano creditori e obbligazionisti… Con ogni probabilità anche domani, vista l’alluvione di dati sul voto europeo, l’attenzione della stampa italiana sarà dirottata altrove. Magari ce la si caverà con qualche breve nelle pagine di economia. I criteri con i quali sono confezionati i giornali di questi tempi sono del resto assai singolari. Il Corriere di De Bortoli oggi apriva sul “fine ricreazione” decretato ieri dalla Marcegaglia, al termine di una campagna elettorale tra le più scombiccherate e volgari della storia italiana, e dedicava le prime pagine del giornale alla sferzata confindustriale. Caricandola, con un po’ di consapevole malizia, di un sapore critico verso Berlusconi probabilmente superiore alle intenzioni della Marcegaglia stessa. Il Sole 24 ore, quotidiano della stessa Confindustria, per converso non ne faceva alcun cenno, della pur energica dichiarazione della Marcegaglia. Vattelapesca perché, più realista del re. Per rifarvi la bocca, leggete lo strepitoso George Will sul Washington Post di oggi, qui. Sulle pretese di salvare GM da parte dell’azionista che ha fatto perdere 23 miliardi di dollari ad Amtrak dal 90 ad oggi, e sul fatto  che il too big to fail si applichi a un’azienda che l’ultimo giorno prima della decisione governativa capitalizzava in Borsa un undicesimo della scassatissima Harley Davidson, è imperdibile. Avercene, sui giornali italiani.

Oscar Giannino Senza categoria , , , , ,

Fiat-Chrysler, chapeau all’avvocato Lauria

6 giugno 2009

Il Wall Street Journal oggi - leggete qui -  ha fatto scoppiare una bella bombetta sul caso Fiat-Chrysler, pubblicando il fitto scambio di mail tra manager della Chrysler, consulenti della stessa e funzionari della car-task force dell’Amministrazione Usa. Nel carteggio si avanzano reiterati e seri dubbi sulla sostenibilità finanziaria del matrimonio da parte di Fiat, di lamenta che la casa torinese elude le richieste di chiarimenti, si rilancia l’ipotesi di abbinare Chrysler a GM. Ma, alla fine, la prima fila della Chrysler si piega e batte i tacchi alla politica, che ha scelto essa, molto più di Bob Nardelli, che Fiat è il meglio.

Non è una rivelazione. Era chiaro che le cose erano andate esattamente così. Anche se, naturalmente, è tutt’altra cosa poter leggere le mail originarie degli scambi d’opinione, i loro toni sopra le righe, le perplessità affannosamente senza risposta della prima linea di Chrysler man mano che si avvicina la deadline  posta dall’Amministrazione per il chapter 11. Vediamo domani come la stampa italiana tratterà la faccenda. Personalmente, su qualunque giornale scrivessi o facessi scrivere altri, avrei predisposto un bell’editoriale dal titolo “pari e patta”: chi lamenta - anch’io  - l’improprio ruolo esercitato dalla politica tedesca per escludere Fiat da Opel,  ricordi bene che è la politica americana ad aver scelto la casa torinese per Chrysler, e che l’ha fatto a mo’ di monito verso GM, più grande e ancora da “ammansire”, all’epoca.

Qui, aggiungo solo due cose. Ottimo il WSJ, come al solito. Ma letteralmente giù il cappello di fronte alla giustizia americana, alla Corte del Southern District di New York che ha ammesso tali mail quali prove documentali, e soprattutto all’immenso avvocato Thomas Lauria, che nel procedimento si oppone alla soluzione escogitata dalla politica a nome del calpestato diritto di alcuni fondi d’investimento e fondi pensione. Lauria è riuscito a procurarsi le mail - alcune di pochissimi giorni fa - in nome dalla full disclosure  che il debitore deve al creditore, e le ha spiattellate nel fascicolo. Ha tempo fino alle 16 di lunedì ora di New York per presentare appello alla Corte Suprema.  Dalle aziende e dalle banche italiane non esce un fiato, quando s’incappa nei guai, nemmeno a distanza di anni. Figuriamoci le mail “apicali” a distanza di una settimana dalle decisioni assunte. Viva la differenza… sempre che Obama non “europeizzi” gli Usa anche in questo.

Oscar Giannino liberismo, mercato , , , ,

Franco Debenedetti sulla vicenda Opel

1 giugno 2009

Riceviamo e pubblichiamo da Franco Debenedetti:

Non si capisce il perché delle reazioni scandalizzate sull’esito della vicenda Opel.
Il Governo italiano ha fatto bene a non intervenire: poteva offrire solo o chiusure di stabilimenti in Italia o soldi.
Marchionne si é impegnato nella sola partita che poteva giocare, proponendo una soluzione basata su logiche industriali. Ma quando il destino dell’Opel si decide tra i capi di Governo della prima e della terza economia mondiale, e delle loro agende politiche, non ha molto altro da dire.
L’operazione, dal punto di vista delle competenze, si configura come un “reverse takeover”: quelle chiave stanno tutte nell’azienda acquisita. Management e sindacati di Opel si sono scelti i padroni ideali: entrambi stranieri, uno un subfornitore senza conoscenze di marketing automobilistico, l’altro un sub finanziatore con la garanzia del Governo tedesco.
Certo, sono aiuti di stato: ma solo chi ha la memoria corta, da noi, può scandalizzarsi.

Alberto Mingardi liberismo, mercato , , , ,

Auto di Stato: come spiegarla

1 giugno 2009

Quando sono Stato e politica a decidere di imprese private e settori di produzione, i media dovrebbero essere capaci di offrire analisi interpretative diverse dal puro colore, pur necessario e utile, su quali siano le predilezioni ideologiche del ministro zu und von Guttenberg della Csu rispetto ad Angela Merkel della Cdu, e agli esponenti della Spd. Occorrono anche criteri analitici ben più taglienti. Propongo un esempio, da zerohedge.blogspot.com che offre quotidianamente una miniera di dati finanziari. Date un occhio all’ipotesi proposta a http://zerohedge.blogspot.com/2009/05/i-am-marlas-observations-on-artifical.html, intorno alle eventuali inferenze tra potenziali sopravvissuti tra i dealers dell’auto nazionalizzata Usa,e le liste di donors per candidato alle primarie nelle ultime presidenziali.
Senza data di uscita dello Stato dall’auto come da tutti i settori che vengono “salvati”, data che deve essere dichiarata dalle autorità pubbliche in tempo contestuale agli interventi straordinari deliberati e attuati, non si attua solo una distorsione temporalmente illimitata del mercato con effetti a catena su migliaia di imprese che lavorano per il settore, ma si effettua anche una manipolazione sinergica del mercato del consenso politico. Allegria! È più utile elaborare e proporre numeri su questi fenomeni, o continuare a interrogare i diversi eredi della famiglia Agnelli fino al settimo grado di affini e consanguinei, per sapere che cosa avrebbero pensato di Opel i loro zii e nonne?

Oscar Giannino Senza categoria , , , , , ,

L’auto di Stato che piace al Corriere

30 maggio 2009

Nella notte Fiat ha perso. Partiti e sindacati germanici hanno fatto leva sul timore di GM di affidare Opel al suo temibile futuro concorrente Chrysler-Fiat, e dunque l’asset se lo sono aggiudicati i russi di Putin. I tedeschi consegnano a Mosca decine di migliaia di propri occupati, e se non verranno i 3 milioni di auto che vengono promesse come vendute in più sul mercato russo, allora i tedeschi chiederanno sconti sul gas. Baratto mercantilista di Stato, nient’altro che questo.
La mia curiosità era vedere come i media italiani avrebbero reagito alla cosa, largamente preannunciata ormai. Va bene che ieri era giornata dedicata a Bankitalia, ma la bocciatura da riservare alla carta stampata stamane, per come “toppa” la mesta conclusione di Stato della vicenda Opel, è sonora e su tutta la linea.
Sul blog posso essere chiaro, senza peli sulla lingua. Oggi si capisce bene, dove sta il nemico. Nemico intellettuale, naturalmente, lo definisco così’ con il sorriso sulle labbra, visto come siamo microbi noi ed elefante lui, senza alcuna punta di delegittimazione e di mancanza di rispetto.
Sta al Corriere della sera, il nemico. Sul ponte di comando a via Solferino. Il giornalone che aspira da sempre a dare una cultura e una spina dorsale alla borghesia produttrice lombarda e del Nord, oggi sulla vicenda Opel fa peggio che propalare una tesi sgangherata: la offre al suo lettore travestita con un’ammiccante veste di scena. Titola in prima pagina contro “l’entrata a gamba tesa dello Stato sull’auto”. Solo che nel commento di Massimo Mucchetti c’è scritto l’esatto opposto. Si dice che senza Stato e governi che avessero preso a cuore occupati e stabilimenti, col cavolo che la Fiat aveva carte da giocare per crescere. E si aggiunge che il governo tedesco andava preso più sul serio, mica è un fondo locusta. E che è stato un errore non dare più retta ai sindacati germanici. E che la colpa è del fatto che Fiat ha voluto giocare una partita fuori tempo di mercato e industriale, quando invece le sarebbe servita un solido ancoraggio a un governo a propria volta desideroso di sedersi e contare al tavolo delle nuove auto di Stato. La politica serve interessi più delicati e importanti delle presunte logiche privatistiche di chi esercita proprietà e controllo, guida manageriale e indirizzo del budget e del perimetro di attività. È questa la tesi del Corriere. Mucchetti più o meno l’ha sempre pensata così. Ma De Bortoli ha scelto fosse lui, a commentare in prima. E a portare la responsabilità di quel titolo falso e bislacco.
Signori industriali italiani, signori soci di Rcs presenti e aspiranti, passati e futuri, il vostro nemico è là: a via Solferino. Noi ci balocchiamo coi blog. Ma i conti di questo paludato neostatalismo, inneggiante coi vostri denari alla politica che torna a dettar legge, li pagate proprio voi, cari amici industriali. E sapete che vi dico, ridendo e scherzando: che vi sta anche bene!

Oscar Giannino Senza categoria , , ,