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Posts Tagged ‘Eni’

The quotable Sturzo

8 agosto 2009

Per ricordare Luigi Sturzo, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa (8 agosto 1959), di seguito qualche citazione sturziana. Risalgono tutte agli anni Cinquanta, con le partecipazioni statali che decollavano in epoca repubblicana. Alla battaglia, perdente ma non sconfitto, don Sturzo non si sottrasse. Dobbiamo essergliene grati.

  • “La mia difesa della libera iniziativa è basata sulla convinzione scientifica che l’economia di Stato non è solo anti-economica, ma comprime la libertà e per giunta riesce meno utile, o più dannosa secondo i casi, al benessere sociale”.

Gas agli energivori, botta all’Eni dal suo azionista

26 giugno 2009

Tra i tanti provvedimenti compresi oggi nel decreto varato dal governo, mi riservo di tornare domani su altro, a cominciare dalla parte fiscale che considera automaticamente strumento di reato qualunque patrimonio allocato in cosiddetti “paradisi fiscali”, Tremonti lo fa per accrescere il successo dell’imminente nuovo scudo, a me non solo non piace - posso liberamente allocare all’estero somme sulle quali ho regolarmente pagato le imposte - ma credo possa risolversi nell’effetto opposto. Segnalo subito una norma che non credo domani verrà spiegata dai media per quel che è davvero.  Una bella e sana vendetta consumata dal vertice di Confindustria nei confronti dell’Eni, dopo le “conquiste” operate dal Cane a sei zampe in Assolombarda, le ambizioni a Venezia e altrove.

I cinque miliardi di metri cubi di gas a prezzo “calmierato” rappresentano una bella decurtazione di utili all’Eni. Godono i grandi gruppi energivori, i veri destinatari prioritari di tale misura.  L’incredibile, per tanti versi, è che ciò avvenga su decisione del Tesoro, azionista di controllo dell’Eni. La presidente di Confindustria rende felici i suoi associati, e non si duole della botta a Scaroni. Tremonti, per parte sua, incamera consensi e dà una bottarella pure lui, a uno Scaroni forse considerato un po’ troppo autonomo e pronto a disporre ormai di Silvio sulla scena internazionale senza neanche chiedere il permesso…

Oscar Giannino Senza categoria , , ,

Enrico Augusto

7 maggio 2009

Così si intitola un delizioso ritratto che, nel 1960, Giovannino Guareschi dedicò a Enrico Mattei, di cui quest’anno ricorre il centenario e che, in varie salse ma in particolare con una fiction televisiva, è stato beatificato, con tanto di complotto amerikano dietro la sua morte. Scriveva Guareschi:

Mattei, furibondo statalista, è il più spietato nemico dell’iniziativa privata che vorrebbe schiacciare con l’iniziativa di Stato.

Come ha giustamente ricordato Salvatore Rebecchini sull’Occidentale, Mattei - fortemente osteggiato, senza successo, da Don Sturzo - non fu né il redentore dell’Italia, né l’artefice della riscossa di un paese consumatore di risorse con le pezze al culo. L’opera di Mattei puntava alla nazionalizzazione e la monopolizzazione del settore dell’energia - il suo vero progetto era l’Ene, che avrebbe dovuto unificare petrolio, gas ed elettricità in un colosso pubblico - in base al presupposto che aprire il paese al mercato ci avrebbe messi alla mercé dello straniero. Ma, più ancora, Mattei, “petroliere senza petrolio”, soffriva per il fatto di essere escluso, e con buone ragioni, dal “club” delle grandi, che - si dice - fu lui per primo a chiamare le Sette Sorelle. Ora, la questione è complessa, ma mi pare difficile sostenere, perlomeno ex post, che il regime di “oligopolio privato” di allora fosse meno concorrenziale rispetto a quello, attuale, di “oligopolio pubblico”, e ancor meno rispetto a quello che era il panorama petrolifero fino a pochi anni fa: con monopolisti pubblici a monte, nei paesi produttori, e a valle, in quelli consumatori di risorse.

Oltre tutto, la santificazione di Mattei non passa soltanto al di sopra di tutte le critiche politiche ed economiche che si possono rivolgere alle conseguenze delle sue azioni (si veda, a questo proposito, la bella biografia di Carlo Maria Lomartire, Mattei. Storia dell’italiano che sfidò i signori del petrolio, che a suo tempo avevamo recensito con Alberto Mingardi).  E neppure essa sposa un po’ troppo semplicisticamente la tesi dell’attentato americano, mai provato, come ha osservato su Repubblica Mario Pirani. Il fatto è che essa fornisce un’immagine di Mattei molto, molto lontana da quella reale: sulla Staffetta, Giorgio Carlevaro parla di 

licenze storiche assolutamente gratuite, enfasi su avvenimenti marginali e all’opposto dimenticanze vistose.

Se dunque l’interpretazione che viene fornita della vita e delle opere di Mattei è più che libera, altrettanto libero è il giudizio che emerge sull’uomo pubblico e il protagonista di una fase della storia italiana. Mattei non era il cavaliere disinteressato e senza macchia che è stato raccontato. Mattei fu un “raider” senza scrupoli che, allo scopo di perseguire il suo disegno, era disponibile a ricorrere a ogni mezzo, lecito o illecito. E l’Eni, da lui creata, è oggi una grande impresa internazionale nella misura in cui si è “de-matteizzata”. Per citare ancora Guareschi:

E’ l’odio che lo spinge. La sua è la vendetta dell’uomo che, non essendo riuscito a mettere in piedi l’azienda personale che sognava, nega, adesso, l’iniziativa privata e le contrappone l’iniziativa di Stato. E’ la vendetta del piccolo industriale mancato. Dell’uomo che, non essendo mai riuscito a ottenere dalla moglie un permesso di libera uscita serale, sogna d’instaurare un regime dittatoriale per imporre, a danno di tutti i mariti liberi, il coprifuoco.

Carlo Stagnaro energia, liberismo , , , , ,

Scajola, l’Indice delle Liberalizzazioni e l’Authority

25 aprile 2009

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha forse letto il nostro Indice delle liberalizzazioni? A margine del vertice di Sofia, Scajola ha infatti dichiarato che “sul mercato elettrico italiano c’è competizione, ma sul gas siamo ancora indietro”. Quindi, “dobbiamo recuperare una logica di maggiore liberalizzazione e maggiore concorrenza. Ci lavoriamo in condivisione con i soggetti interessati, perché non dobbiamo sfasciare quello che c’è già”.

I soggetti interessati sono, principalmente, tre: l’incumbent, cioè l’Eni, i nuovi entranti, cioè tutti coloro che vorrebbero ma non possono ancora giocare del tutto la loro partita, e il regolatore. Scajola fa bene a non voler sfasciare l’Eni. Non solo il responsabile dell’Economia, Giulio Tremonti, non glielo lascerebbe fare, perché i dividendi che le aziende controllate dallo Stato pagano ogni anno sono ormai una vacca sacra assimilata a un’entrata fiscale (tant’è che il gruppo di San Donato non li ha neppure lievemente ritoccati, nonostante il suo bisogno di liquidità).
Soprattutto, sarebbe ridicolo voler uccidere una compagnia che funziona e funziona bene e, almeno in alcuni segmenti del suo business, è considerata un esempio di eccellenza. Tuttavia, occorre sottolineare che non c’è un nesso tra l’aumento del livello di competizione e le condizioni di salute di un’azienda; semmai, c’è un rapporto inverso. Nel settore elettrico, che come chiarisce lo stesso Scajola è stato aperto di più e meglio alla concorrenza, non solo l’Enel non è stata sfasciata, ma è diventata un’impresa vera, che segue logiche industriali e che ha conosciuto una crescita, sia dimensionale sia di efficienza, su cui dieci anni fa nessuno avrebbe scommesso neppure una lira.

A fronte di ciò, c’è il terzo attore: l’Autorità per l’energia. Quando il ministro dello Sviluppo economico dice che non bisogna sfasciare i soggetti esistenti, forse trascura la portata che in questo senso avrebbero i provvedimenti proposti dalla Lega e, si dice, da lui aizzati o comunque sostenuti, con l’obiettivo di far saltare l’attuale collegio. Il buon funzionamento di un mercato liberalizzato si regge proprio sull’autorevolezza e l’indipendenza del regolatore, e sull’orizzonte di certezza che esso è in grado di fornire. Si può pensare quello che si vuole degli attuali commissari, Alessandro Ortis e Tullio Fanelli, ma una cosa è certa: se la regolazione fosse “politicizzata”, sarebbe peggio. Tant’è che gli stessi soggetti regolati hanno avversato l’aggressione all’autorità.

Le parole di Scajola sono giuste e interessanti. Sarebbe utile che seguissero i fatti.

Carlo Stagnaro energia, mercato , , , , , , ,

Gas Release: risposta azzardata a problema concreto

23 aprile 2009

Il presidente dell’Autorità per l’energia, Alessandro Ortis, ha chiesto di obbligare l’Eni a vendere una importante tranche del gas che importa in Italia, a condizioni regolate, in modo da aumentare la concorrenza sul mercato all’ingrosso e trasferire i benefici della riduzione dei prezzi sui consumatori. L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha replicato che prezzi e domanda sono hanno subito un calo senza precedenti, e dunque non c’è alcun bisogno di una nuova “gas release”.

Entrambi hanno le loro ragioni. Ortis vede un mercato che, a sei anni dalla completa apertura (avvenuta nel 2003, in anticipo di quattro anni sul termine ultimo fissato dalla Commissione europea) resta ingessato e scarsamente competitivo, e del quale l’operatore dominante controlla una quota largamente maggioritaria. Quindi, nell’impossibilità di indurre una competizione “naturale”, vorrebbe produrla artificialmente attraverso un intervento oggettivamente invasivo. Scaroni, d’altra parte, rileva correttamente che, oggi, l’Italia ha più problemi col gas invenduto, che coi consumatori insoddisfatti, a causa del crollo della produzione industriale. Una gas release, dunque, potrebbe essere uno strumento accettabile in condizioni di mercato tirato, come è accaduto nel passato, mentre oggi appare meno urgente. Va però riconosciuta, al capo dell’Authority, la coerenza con cui si impegna per risolvere le criticità del nostro mercato, e lo fa coi mezzi a sua disposizione, anche se non sempre dosandone nel modo più appropriato l’utilizzo (ma questa è una questione di merito che, nello specifico, è difficile valutare, perché la domanda rilevante, rispetto alle cessioni obbligatorie di metano, non è solo “se” ma anche “come”).

Il problema vero, che è anche la fonte di frustrazione di Ortis e dell’Autorità, sta nel fatto che la liberalizzazione italiana, come mostra anche il nostro Indice delle liberalizzazioni (PDF), è incompiuta. Il tema di fondo, insomma, è la separazione proprietaria delle infrastrutture di rete dall’incumbent, che può utilizzare le informazioni in suo possesso e pianificare gli investimenti in modo tale da, di fatto, erodere gli spazi di competizione possibile, e questo a prescindere dal controllo dei gasdotti internazionali (che era e in parte è un ostacolo alla concorrenza, ma lo sarà sempre meno man mano che nuovi terminali di rigassificazione e nuove pipeline in mano ad altri soggetti entreranno in funzione).

Purtroppo, la politica sembra sorda a questo fatto – anche perché, tramite i lauti dividendi e le donazioni più o meno spontanee, il Tesoro è di fatto compartecipe e corresponsabile di questa rendita. Forse la gas release non è lo strumento migliore e questo non è il momento più adatto, ma i grandi nodi restano irrisolti.

Carlo Stagnaro energia, mercato , , , , , ,