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Posts Tagged ‘deficit’

Destra e sinistra: trova le differenze

26 agosto 2009

La conferma per altri quattro anni (largamente in anticipo rispetto alla scadenza di dicembre) di Ben Bernanke alla guida della Fed dice molto della politica contemporanea e, in particolare, della forte continuità - su tante questioni - tra l’amministrazione repubblicana e quella democratica. Per Mark A. Calabria, da pochi mesi al Cato Institute e direttore degli studi sulla regolazione finanziaria per l’istituto libertario, questa decisione di Barack Obama ribadisce come Obanomics e Bushonomics siano spesso indistinguibili: e così possiamo dire, con le parole di Calabria, che Embracing Bushonomics, Obama Re-appoints Bernanke.

Salvataggi, espansione monetaria, deficit pubblico, progetti di nazionalizzazione e ulteriore regolamentazione: su troppi temi i democratici paiono confermare precedenti scelte compiute dall’amministrazione Bush e dagli uomini posti alla testa di importanti agenzie. Insomma, Washington e Roma non sono poi del tutto diverse.

Carlo Lottieri Senza categoria , , , , , ,

Ancora su Germania e tasse

30 giugno 2009

L’interessante discussione sviluppatasi a seguito del mio post sulle manovre economiche in Germania mi ha fornito lo spunto per risistemare il quadro concettuale; questo anche a seguito della sponda odierna di Oscar Giannino. La conclusione la trovate qui e non è dissimile da quella sostenuta su queste colonne nella giornata di ieri.

Giovanni Boggero liberismo, mercato , , , ,

Germania: modello in crisi?

28 giugno 2009

Ormai da tempo si rimprovera alla Germania di essere stata troppo cauta e prudente nello slacciare i cordoni della borsa, senza aver approfittato della crisi per espandere il deficit a sostegno dei consumi. Critiche di questo tipo, rivolte non da ultimo anche dal premio Nobel Paul Krugman, si inseriscono nel più ampio dibattito sul cosiddetto Modell Deutschland. Da una decina d’anni la Repubblica federale sembra infatti aver trovato il proprio Sonderweg nell’export, mentre la sua domanda interna ha continuato inesorabilmente a stagnare. Molti economisti individuano nel meccanicismo della teoria dell’equivalenza ricardiana la spiegazione razionale a consumi tanto asfittici.

“I tedeschi non sono convinti che riduzioni di imposte o trasferimenti sociali più elevati aiutino più di tanto i consumi. È un fatto che i consumi privati si sono ridotti proprio quando la Germania aveva un deficit superiore al 3 per cento. Il fatto di trovarsi sotto procedura europea ha stimolato il risparmio cautelativo” (Antonio Pollio Salimbeni)

Può essere che ciò sia in parte vero. Nulla va apoditticamente escluso. In realtà non si deve dimenticare che corposi tagli di tasse in Germania non si vedono da decenni, che ad aver soffocato la pulsione all’acquisto ci ha pensato anche l’aumento dell’IVA dal 16 al 19% voluto dalla grande coalizione ad inizio legislatura e che il determinismo del moltiplicatore del reddito fa gola a chi vuole risposte semplici ed immediate da propinare agli elettori… In ultimo qualche dato. La Germania non rientrerà sotto quota 3% del rapporto deficit/Pil prima del 2014 (questo, secondo le stime più ottimistiche del Finanzministerium). Quella del pareggio di bilancio è insomma la più grande promessa mancata dell’esecutivo rosso-nero. Il Ministro delle Finanze Steinbrück, un Visco in salsa teutonica, si è prima reso responsabile di un considerevole aumento delle imposte e poi, messo alle strette, ha dovuto mollare gli ormeggi, sacrificando il mantra del “Pareggiamo i conti!” a pacchetti congiunturali da miliardi di euro. Senza dimenticare che in questi anni, la spesa pubblica tedesca non è mai calata. Si mettano a confronto i dati del 2005 con quelli del 2009. La Germania è stata il paese del tassa e spendi. E oggi può vantare anche un altro primato: il più alto debito pubblico dal dopoguerra. Che fare? La ricetta che alcuni economisti liberal sembrano proporre è: rilanciare la domanda interna a suon di stimoli evitando il “paradosso del risparmio”, prelevare i soldi dalle tasche dei ricchi e nel frattempo costringere ad abbandonare la via delle delocalizzazioni “selvagge e predatorie”. L’idea non è nuova. Sta nel programma di Die Linke.

Giovanni Boggero liberismo, mercato , , , , ,

Bastiat e il deficit tedesco

27 maggio 2009

Se c’è una persona che nella ormai imminente campagna elettorale per la Cancelleria dovrebbe farsi vedere il meno possibile, questo è proprio Peer Steinbrück. Nella mattinata di oggi, infatti, il gabinetto di Große Koalition, formatosi nell’ottobre del 2005, con lo scopo conclamato di risanare una volta per tutti i conti pubblici, ha annunciato un deficit record, da far rabbrividire persino Theo Waigel. L’esecutivo calcola che per il 2009 il deficit di bilancio si aggirerà intorno agli 80-90 miliardi, più del doppio rispetto al rosso fatto registrare nel lontano 1996. Il partito socialdemocratico non sembra affatto preoccupato da questa pericolosa spirale. Ancora questa mattina il Ministro delle Finanze ha promesso aiuti per Opel e Arcandor, colosso della grande distribuzione prossimo al fallimento. In realtà secondo la Süddeutsche Zeitung le società pronte ad attingere dal pozzo creato ad hoc dal governo tedesco nel febbraio scorso sarebbero circa un migliaio. Questa curiosa forma di clochardisme industriale mi fa tornare alla mente una celebre battuta dell’economista francese Frédéric Bastiat:

“Siccome ciascuno sfrutta la legge a proprio profitto, allora anche noi vogliamo sfruttarla. Per questo occorre che siamo elettori e legislatori, affinché organizziamo in grande l’Elemosina per la nostra classe, come voi avete organizzato in grande la Protezione per la vostra”.

Giovanni Boggero liberismo , , , , , ,