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La Commissione Ue si riforma e perde l’energia

6 maggio 2009

Di scorporare la direzione generale monstre che unisce Energia e Trasporti, a Bruxelles si parla da tempo e con ragione. Sembra però che si stia affermando - lo conferma tra l’altro una lettera del sindacato Tao-Afi - l’ipotesi da tempo accarezzata, tra gli altri, dal presidente dell’esecutivo Ue, José Manuel Barroso, di costituire una Direzione generale Energia e clima, anziché seguire la logica che vorrebbe una DG Energia. Al di là della riorganizzazione interna che questo imporrebbe - in quanto la competenza sulle questioni climatiche sarebbe sottratta alla DG Ambiente - se davvero si andrà in questa direzione, l’Europa di fatto compierà una scelta al ribasso, che del resto appare coerente con l’indebolimento della Commissione e la sua irrilevanza sempre più evidente in questa fase di crisi. Che sia in atto un processo di castrazione di Bruxelles lo dimostra anche, indirettamente, l’alta probabilità della riconferma di Barroso, presidente evanescente per antonomasia (ridateci Prodi!).

L’eredità di Barroso, quando qualcuno si prenderà la briga di tirarne le somme, non sarà soltanto quella di aver lasciato sostanzialmente scaricare quasi tutte le spinte propulsive con cui la Commissione aveva, nel passato, incoraggiato i processi di riforma e di integrazione dei mercati europei. Se davvero egli imporrà la DG Energia e clima, avrà svolto - consapevolmente oppure no - il ruolo di sicario franco-tedesco, nella pratica riconducendo interamente nell’orbita nazionale la politica energetica. E’ infatti chiaro che “Energia e clima” è un eufemismo per “Clima”, tema che già oggi focalizza l’attenzione della Commissione su questi temi.

Il senso della separazione dell’Energia dai Trasporti, del resto, non sta solo nell’esigenza di ricostruire una DG di dimensioni gestibili, ma anche e soprattutto nell’urgenza di riportare la voce dell’Ue nelle grandi scelte e nelle grandi strategie da cui, negli ultimi anni, è stata assente, dalla sicurezza energetica agli aspetti politici della realizzazione di nuovi gasdotti. Se, al contrario, il clima si mangerà l’energia, tutto questo resterà ai governi nazionali, cioè ai monopolisti pubblici, con buona pace della concorrenza e delle sue prospettive. E ciò finirà per danneggiare soprattutto quelle imprese che sullo spazio europeo hanno scomesso, perseguendo un disegno di espansione comunitaria anziché di rafforzamento domestico.

La transizione dalla DG Energia e trasporti alla DG Energia e clima può apparire, ed è, una questione burocratica, ma dietro di essa si legge un disegno politico che può piacere solo ai nemici dell’integrazione europea e ai credenti nella religione ecologista senza se e senza ma. Tutti gli altri, farebbero bene a preoccuparsi.

Carlo Stagnaro energia , , , , ,

Bundesbank-Bruxelles 1-0

22 aprile 2009

Axel Weber mette in riga Neelie Kroes, la Commissione faccia il favore di non mettere il naso negli aiuti alle banche. E’ questo il bilancio del durissimo attacco lanciato dal presidente della Bundesbank con l’apertura del FT di oggi, al quale la Commissaria europea alla concorrenza ha reagito con dichiarazioni che apparentemente contengono una duplice ed energica strigliata di orecchi alla banca centrale germanica, accusata di non aver capito che cosa Bruxelles stia chiedendo alle banche cross border che hanno ricevuto aiuti di Stato, e in ogni caso invitata a tacere prima di aver riservatamente interloquito con la Commissione stessa (cosa veramente senza precedenti, negli annali dei rapporti tra Bruxelles e il SEBC). Ma, in sostanza, le parole della commissaria hanno totalmente accolto il merito del duro intervento a gamba tesa del banchiere centrale tedesco: politica e regolatori di Berlino possono stare tranquilli, la Commissione si guarderà bene dal richiedere impegni vincolanti a quegli istituti che, come Commerzbank, col suo 25% di quota pubblica e iniezioni di patrimonio per miliardi, si trovano in realtà ad esercitare unfair competition nei confronti di altri grandi istituti europei che, a seguito di una gestione più oculata, non hanno né quota pubblica né attinto a strumenti ibridi di capitale…
L’inusitato scambio di colpi sul ring testimonia almeno tre punti degni di riflessione. Il primo è che le “sospensioni da crisi” - chiamiamole così, in un accesso di generosità - al regime ordinario di concorrenza vengono rivendicate in maniera per la prima volta tanto impegnativo e ufficiale per il credito, dal Paese maggiore dell’euroarea, e non attraverso l’ingombrante voce della politica ma direttamente dal componente nazionale del Consiglio Bce. Una bella botta, a tutte le ortodossie in materia di vigilanza più stretta attribuite alla Bce.
Il secondo è che una uscita tanto eclatante del banchiere centrale tedesco, a ben vedere, dovrebbe rappresentare una sfida non solo alla Commissione europea ormai uscente e dagli artigli spuntati, bensì a quegli altri Paesi dell’euroarea nei quali il sistema del credito non si è dovuto avvalere di interventi pubblici così invasivi come nel caso tedesco. In altre parole: Italia, si parla di te.
Terza considerazione: l’attacco tedesco è tanto più serio, nel caso di istituti europei che operino sullo stesso mercato domestico del credito tedesco. Alias: Italia sei proprio in prima fila, a beccarti lo schiaffo.
Vedremo se qualche grande banchiere come Profumo ci farà sapere che cosa pensa, in proposito, o se la stampa italina domattina coglierà la vera importanza del match vinto ieri da Berlino per ko alla prima ripresa…

Oscar Giannino mercato , , , , ,