Dare un prezzo ai reni?
Oggi sul Wall Street Journal trovate l’ennesimo editoriale di Sally Satel sulla possibilità di stimolare schemi di compensazione per i donatori d’organi. Satel ne scrive da anni, vox clamantis in deserto. Per ora il massimo cui si è arrivati (in Paesi diversi come Singapore e la Repubblica Ceca) è una compensazione delle spese in cui il donatore dovesse incorrere per compiere il suo gesto generoso: giornate di lavoro perse, spese di viaggio, eventuali spese perché altri si occupino dei suoi figli, eccetera.
Capisco bene che il tema non sia dei più gradevoli da affrontare, e mi sono trovato un po’ spiazzato dal doverne parlare intervenendo a Radio Anch’io, alcuni giorni fa.
Tuttavia, per una riflessione non banale sul tema bisogna considerare alcuni argomenti. Il primo, e il più forte, è l’autoproprietà. Se un individuo è proprietario del suo corpo (e almeno qui, credo che su questo siamo tutti d’accordo), allora lo è anche delle singole parti che lo compongono. Impedirgli di alienarle secondo il suo desiderio è una violazione del principio dell’autoproprietà. Prosegui la lettura…