Archivio

Posts Tagged ‘Arnold Kling’

La ballata della crisi

26 luglio 2009

All’Istituto Bruno Leoni per un seminario, Arnold Kling ha iniziato il suo intervento con una buffa quanto istruttiva “canzoncina”. Ai versi sarebbe abbinato qualche passo di danza, ma per vostra fortuna mi limito ad incollare qua sotto le parole. Non è stato solo un modo divertente per cominciare un discorso. E’ una canzoncina molto istruttiva:

The financial crisis will produce a battle
And that is, “What will be the narrative?”
They will tell you that the failure was all moral
But I say it was mostly cognitive

The loans a bank regrets are what I call bad bets.
They made a bigger mess with leverage to excess.
And when they spread their woes they fell like dominoes.
They spoiled each others’ fun with new-style banking runs.

What made it all go wrong?
Just listen to my song.

Capital regulations were sure arbitraged
Bank protection against risk was just a mirage
With securitization, requirements did fall.
With a SIV a bank needed no equity at all.

Capital regulations were unsafe and unsound.
Their perverse implications brought the whole system down.

Alberto Mingardi liberismo , ,

Ma siamo proprio sicuri che l’armonizzazione sia la strada migliore?

9 maggio 2009

Sul Sole 24 Ore, è in atto un interessante dibattito sulle cause della crisi e, quindi, anche sulle possibili soluzioni. Partecipano economisti di rilievo, come Guido Tabellini (che ha distillato un sobrio quadro d’insieme di quanto avvenuto negli scorsi mesi) e Nouriel Roubini (che ha auspicato un po’ di “ordinata” distruzione creatrice). Sono scampoli di una discussione ovviamente più ampia, che da mesi appassiona e coinvolge un numero sterminato di studiosi, e rispetto alla quale non verrà certo messa la parola “fine” nei prossimi mesi. Le cause della crisi resteranno, giustamente, materia di studio per gli anni a venire.

In questo quadro, vorrei segnalare un interessante (e leggibilissimo) paper di Arnold Kling per il Mercatus Center, The Unintended Consequences of International Bank Capital Standards. Il testo è sintetico ma accenna a più questioni, sottolinea per esempio il difetto pro-ciclico dei coefficienti patrimoniali imposti alle banche (Basilea I e II), ma ha soprattutto il merito di porre un tema che non è per nulla secondario.

La stragrande maggioranza di coloro che auspicano innovazioni normative, per rispondere alla crisi ed evitare che essa si ripeta, le vorrebbero internazionalmente concertate e globali quanto a spazio d’applicazione. Crisi globale, risposta globale: lo slogan dei governi è questo, ed ha senso politico. “Consorziarsi”, cartellizzarsi, serve per condividere i rischi connessi all’emanazione di nuove norme, e schermarsi contro l’eventuale effetto-boomerang che nuove norme inadeguate, o sbagliate, potrebbero provocare (se sbagliamo tutti, non sbaglia nessuno).

Non troppo diversamente, e questo è l’aspetto su cui Kling si ferma, si vorrebbe un’altra “armonizzazione”: fra veicoli finanziari diversi (banche e non-banche). L’ipotesi è abbracciata entusiasticamente dai più, ma è necessario riflettere su due aspetti. Primo, come spiega bene Kling, un sistema di regole pone in essere una struttura di incentivi. Servono gli stessi incentivi per realtà intrinsecamente diversissime, come una banca e un hedge fund? Secondo, anche il regolatore deve “imparare” dalla realtà - ed avere una pluralità di regimi regolatori consente di vedere man mano quali sono quelli che si comportano meglio, e perché. Nei vasti dibattito sul senso della crisi e come uscirne, l’ampiezza dell’ambito su cui insisteranno le nuove regole è troppo spesso in ombra. Invece, dal prevalere di un sistema pluralistico e basato sulla concorrenza istituzionale, rispetto ad uno fondato sul valore dell’armonizzazione, potrebbe dipendere non poco, di quanto è in gioco al tavolo dei regolatori.

Alberto Mingardi mercato , , , ,

CHICAGOpodcast
In allestimento
clicca qui per l'archivio dei podcast