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La presa della Bastiglia digitale

14 luglio 2009

Oggi vado un po’ di corsa, ma mi pare utile proporre ai lettori di Chicago Blog un breve ragguaglio su quello che è - almeno in rete - il tema del giorno: le reazioni dei blog all’obbligo di rettifica introdotto dal DDL sulle intercettazioni in discussione al Senato. Qui trovate la ragioni degli scioperanti; qui e qui (grazie a Gigi Cogo per la compilazione) il punto di vista dei crumiri 2.0. :-) Se ne parla anche su Friendfeed.

Massimiliano Trovato liberismo, telecomunicazioni , , ,

Cattive notizie

13 luglio 2009

UPDATE [22.00] Si apprende che la Banca d’Italia rimprovera a Zopa di effettuare raccolta del risparmio attraverso la giacenza sul conto prestatori (grazie anche a darmix nei commenti a questo post). Personalmente, credo che nella migliore delle ipotesi il provvedimento sia frutto una lettura capziosa delle norme. La più severa regolamentazione dell’attività bancaria rispetto alla semplice intermediazione finanziaria trova, infatti, la sua ratio nella divaricazione tra titolarità ed impiego delle somme versate. La giacenza del conto prestatori, viceversa, non entra mai nella disponibilità di Zopa. Assai più verosimile mi pare la ricostruzione del direttore Giannino, che allude all’arrocco corporativo delle banche. Come osserva correttamente Giacomo Dotta, d’altro canto, i rilievi di via Nazionale non riguardano unicamente Zopa, ma più in generale l’intero comparto del social lending. Insomma, la partita è appena iniziata.

Zopa, il servizio di social lending che ha già distribuito oltre 7 milioni di euro di prestiti, sospende l’attività.

In data 10 luglio 2009 è stato notificato a Zopa il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, su indicazione di Banca d’Italia, ha cancellato dall’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106 la nostra società. Come conseguenza immediata ci vediamo costretti a sospendere la trattazione di nuovi prestiti e l’ingresso di nuovi Prestatori.
La società sta valutando tutte le iniziative, anche di natura giurisdizionale, per tutelare la propria posizione e la community. Vi terremo informati su tutte le attività che metteremo in atto per salvaguardare un’iniziativa innovativa, etica, sociale e vantaggiosa per tutti i partecipanti.

[HT: Roberto Venturini]

Massimiliano Trovato liberismo, mercato , , , , ,

Servizi di pubblica utilità

7 luglio 2009

Stefano Quintarelli liveblogga la Relazione annuale del presidente dell’Agcom al Parlamento.

Massimiliano Trovato telecomunicazioni , , , , , , ,

Socialism in everything: mobile phone charger edition

30 giugno 2009

Tra i cavalli di battaglia di Marginal Revolution, meritatamente il numero uno al mondo tra i blog economici, c’è la serie Markets in everything, che identifica il funzionamento dei meccanismi di mercato e degli incentivi economici negli ambiti più sorprendenti - dai cimeli dei Khmer rossi alla repressione della prosituzione.

Non risulta però indagata con assiduità la categoria uguale e contraria Socialism in everything, in cui rientrano le numerose incursioni dei pubblici poteri negli anfratti più reconditi della vita sociale. Le istituzioni europee hanno una ricca tradizione nella specialità. Ecco, mi pare che la novella messa a punto del caricabatterie di stato non si discosti poi molto dalla misurazione della curvatura delle banane.

Massimiliano Trovato liberismo , , , , ,

Breaking news: risolta la crisi dell’editoria

28 giugno 2009

Della crisi dei giornali ci siamo già occupati brevemente, e certo con il passare delle settimane l’urgenza del tema è destinata ad aumentare (coinvolgendo anche la televisione?). O almeno questo è quanto credevo prima di leggere la ricetta del geniale Maurizio Milani:

Saggio completo su come superare la crisi dell’editoria (ricetta valida solo per il Foglio). Come gli orologi di plastica Swatch che costavano 30-40 milioni di lire. Adesso c’è Twitter, Second Life, My Space… Anche l’arte moderna ha fatto crack. Il nostro giornale deve abolire il sito e la versione on line. Fare solo il Foglio di carta stampato con caratteri non in stampatello ma in corsivo, il formato deve essere ancora più lungo di un metro e stretto 30 cm. Sarà l’unico quotidiano al mondo senza versione al computer. Subito i 500.000 mormoni di Lake City (Usa) fanno l’abbonamento. Ecco risolta la crisi, chiaramente senza pubblicità (tranne quella delle cartiere Burgo).

Massimiliano Trovato mercato , , , , ,

Liberisti sulla luna

26 giugno 2009

Il quinto numero di Wired Italia, la versione nostrana della storica rivista californiana dedicata all’innovazione, è un numero monografico sulla luna, Marte e dintorni. Un po’ troppo per me, che non provo alcuna fascinazione per le scienze, ed al moonwalk di Aldrin ed Armstrong preferivo il moonwalk di Michael Jackson.

Tuttavia, mi sono soffermato con interesse su questa chiacchierata tra Luca Sofri e Peter Diamandis, pioniere delle esplorazioni spaziali private. In primo luogo, mi ha colpito la concezione quasi randiana del progresso evidenziata in questo passaggio:

Ok, mi stavo chiedendo se un’accademia impegnata a individuare e a premiare i talenti sia convinta che la storia la cambino i singoli anziché i popoli…
«Io credo che tutti i grandi cambiamenti vengano dagli individui e dai piccoli gruppi capaci di prendersi grandi rischi e compiere cose straordinarie».

In secondo luogo, ho apprezzato l’insistenza di Diamandis su un approccio privato e di mercato alle esplorazioni galattiche, particolarmente perché ho sempre considerato il celodurismo astrale dei governi tra le forme di spesa pubblica più odiose.

Infine, mi ha strappato un sorriso lo scambio dedicato alle ricostruzioni cospirazioniste dell’allunaggio.

Ti sei mai chiesto da ragazzo se magari lo sbarco fosse tutta una balla, come sostengono i matti cospirazionisti?
«Una balla cosa?».

Sai… la storia che non sono andati sulla Luna e tutto quel mondo di congetture, ti ha mai incuriosito?
«Ma è ridicolo! Mi meraviglio che tu me lo domandi!».

Non sto cercando di convincerti, mi chiedevo se uno come te…
«Ma figuriamoci: è pieno di imbecilli, in giro!».

Ok, non ti avevo chiesto se pensi che le teorie siano vere. Lasciamo stare. È che quel film con Elliott Gould (Capricorn One, 1978, ndr) non era niente male…
«Luca, tra dieci minuti devo andare. Vuoi davvero passarli a parlare di questo?».

No?
«Dai. Prossima domanda».

Mi sono sopreso a pensare a Bruno Leoni, che aveva trovato il tempo di applicare il suo multiforme ingegno anche alla spedizione del 1969, non senza simpatia per la tesi cospirazionista. E, chiudendo la rivista, non ho potuto fare a meno di pensare che il mio (e nostro) eroe intellettuale avrebbe forse saputo scalfire le certezze di Diamandis.

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E se fosse la neutralità della rete la killer application?

26 giugno 2009

Alfonso Fuggetta s’interroga sulla killer application per le NGN, quell’applicazione che - come l’SMS ha fatto per la telefonia mobile - dovrebbe determinarne il successo (da leggere anche i commenti).

In diversi hanno sollevato il tema della killer application per le reti di nuova generazione. [...] Sono anni che cerchiamo killer application e sono anni che tutte quelle che vengono proposte più o meno falliscono. O meglio, il mio punto è che su Internet ci sono tantissime applicazioni e ciascuno si noi si crea il suo basket di applicazioni e servizi. [...] Alla fine la vera killer application è l’accesso in quanto tale, la possibilità che ha l’utente di poter accedere ad un insieme vastissimo di servizi che ciascuno seleziona e sceglie in base ai propri gusti. [...] E questo secondo me dice che gli utenti pagheranno per l’accesso. Nessuno pagherà un abbonamento a Internet in quanto e perché viene offerto nel pacchetto uno specifico servizio. O per lo meno, nessuno di questi servizi sarà il main driver che guiderà la crescita degli abbonati/fatturati dei telco operator. Ed è per questo che gli operatori devono ripensare i propri modelli di business: continuare a pensare che conquisteranno e manterranno clienti per qualche specifico servizio non li porta da nessuna parte. Il loro business sarà vendere accesso. E soprattutto, proprio perché gli utenti vorranno decidere da soli che “fare” una volta che “sono su Internet”, l’accesso dovrà essere neutrale e non condizionato dall’operatore.

Mi sembra un punto di vista estremamente persuasivo, ed anch’io ho la sensazione che il mercato - o almeno una larga fetta di esso - non sia disposto a rinunciare ad un accesso neutrale. Questo mi pare, però, un argomento formidabile contro la regolamentazione della net neutrality.

Massimiliano Trovato telecomunicazioni , , , , , , ,

Fisco ed innovazione

22 giugno 2009

Ho assistito oggi al ricco evento con cui Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ed Economia Reale hanno presentato il Primo rapporto sul sistema della fiscalità del settore servizi innovativi e tecnologici. Il rapporto è il frutto di un lavoro meritorio, che punta certamente a rappresentare le esigenze di un settore significativo della nostra economia, ma suggerisce allo stesso tempo dei ragionamenti di più largo respiro sul rapporto tra prelievo tributario, da un lato, ed innovazione e crescita economica, dall’altro.

A questo proposito, mi piace appuntare per i lettori di Chicago Blog la riflessione introduttiva di Pietro Guindani - supervisore del rapporto -, dedicata agli «otto principi del fisco che vorremmo»:

  1. il fisco non può essere socio di maggioranza;
  2. il fisco non può penalizzare l’innovazione;
  3. il fisco deve incoraggiare l’accumulazione di capitale, a cominciare da quello immateriale;
  4. il fisco deve sostenere il superamento della crisi economica;
  5. il fisco non deve distorcere la concorrenza;
  6. il fisco deve incentivare la digitalizzazione;
  7. il fisco dev’essere semplice ed equo;
  8. il fisco dev’essere prevedibile.

Mi pare si possa convenire sul fatto che l’accoglimento di tali prescrizioni - peraltro felicemente assonanti con gli otto principi della moralità interna del diritto di Lon Fuller - rappresenterebbe una felice opzione di civiltà tributaria e, di per sé, un’innovazione considerevole.

Massimiliano Trovato liberismo, mercato, telecomunicazioni , , , , , , ,

Piani (quinquennali) per la banda larga

13 giugno 2009

Mentre in Italia il viceministro Romani, in occasione della presentazione postuma del rapporto Caio, delineava gli orientamenti del governo sullo sviluppo della banda larga - mi riprometto di tornarci in un prossimo post -, negli Stati Uniti si chiudeva la consultazione pubblica lanciata dalla FCC, a cui il Recovery Act delega la predisposizione di un piano nazionale per il broadband. Hanno fornito i propri contributi sul tema - tra gli altri - il Phoenix Center, il Mercatus Center, l’Institute for Policy Innovation, il Competitive Enterprise Institute e FreedomWorks. Le parole d’ordine sono quelle che conosciamo: regolamentazione leggera, diritti di proprietà, concorrenza - in primo luogo sulle infrastrutture. Parole d’ordine che ameremmo sentir pronunciare nel dibattito italiano, ma che - invero - sembrano avere scarso appeal anche in quello d’oltreoceano.

Massimiliano Trovato telecomunicazioni , , , , , , , , , , ,

Contrordine, compagni

12 giugno 2009

Cosa succede quando il problema non è più la neutralità della rete, ma l’accessibilità dei contenuti?

The American Cable Association has asked the Federal Communications Commission to stop Internet video content providers from charging ISPs wholesale access fees to their sites “at discriminatory rates, terms and conditions.” The ACA filed their request as feedback in the agency’s proceeding on its National Broadband Plan. The trade group represents about 900 small and medium sized cable/ISP operators, many serving rural areas.

“Media giants are in the early stages of becoming Internet gatekeepers by requiring broadband providers to pay for their Web-based content and services and include them as part of basic Internet access for all subscribers,” an ACA press release on the issue warns.

via Cable group turns net neutrality around over ISP access fees - Ars Technica [HT: Alfonso Fuggetta]

Massimiliano Trovato telecomunicazioni , , , , , , ,

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