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Lavoro. La libertà (di mercato) è “partecipazione”?

2 settembre 2009

Al Meeting di Comunione e Liberazione, Giulio Tremonti ha parlato di “partecipazione dei dipendenti agli utili dell’impresa” come uno strumento per “far ripartire” l’Italia nella crisi. Il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi da Cortina gli ha dato manforte.  I due convergono anche se gli argomenti utilizzati sono sostanzialmente diversi: Tremonti da una parte pare voler utilizzare questo strumento dare una staffilata retorica (?) al sistema capitalistico, cercando di “addolcirne” alcuni tratti in nome di logiche quasi-cooperative. Sacconi sembra invece leggere questa proposta come un tentativo di legittimare una visione del sistema di mercato che superi “la conflittualità fra capitale e lavoro”, e politicamente che contribuisca ancor più ad isolare l’organizzazione dei lavoratori (la Cgil) che sulla quella conflittualità continua ad investire per avere consenso. Le constituency di Tremonti e Sacconi sono diverse, e così il lessico politico. A merito di entrambi, va detto che non coltivano certo il sogno della “co-gestione” alla tedesca, e nelle interviste sono parsi molto decisi, in merito. Prosegui la lettura…

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Dopo la crisi, più contendibilità e più armi agli azionisti

27 agosto 2009

Luca Enriques, professore di diritto commerciale e Commissario Consob, ha distillato per il Foglio e lavoce.info un articolo che è assieme una disamina sintetica e accurata delle cause della crisi finanziaria, e un’utile focalizzazione delle componenti di “corporate governance” delle stesse.
Nelle banche travolte dalla crisi, per Enriques “è mancata, da un lato, una leva di governance fondamentale per la buona gestione, il monitoraggio da parte dei creditori” mentre al contrario vi è stata  “per soci e manager, la tentazione di scommesse sempre più rischiose a spese dei contribuenti”. Inoltre

il mercato del controllo societario ha premiato, nel breve, i peggiori: le banche più apprezzate da un mercato distorto (perché contava sulle garanzie pubbliche) hanno potuto acquisire le società ad esso meno gradite (magari perché più prudenti), diventando ancor più grandi e dunque più inclini all’azzardo morale.

L’articolo è da leggere e meditare, ma ci fa soprattutto apprezzare il grande merito di studiosi come Enriques o Jonathan Macey (che proprio nel mezzo della crisi ha pubblicato il suo strepitoso Corporate Governance. Promises Kept, Promises Broken, che nel 2010 potrete leggere in italiano per IBL Libri): l’applicare cioè all’interno delle imprese strumenti analitici cari agli studiosi di public choice.
Alla fine, il succo dell’articolo di Enriques (e del libro di Macey) è molto semplice: bisogna assicurarsi che i diritti di proprietà siano appieno rispettati. Condizioni di opacità e autoreferenzialità del management mettono a rischio il corretto funzionamento dei mercati proprio nella misura in cui contribuiscono a indebolire i diritti dei proprietari.

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Addio a Franco Forlin

22 agosto 2009

L’Istituto Bruno Leoni piange la scomparsa di Franco Forlin, suo tesoriere dal 2004 e una persona semplicemente fondamentale per l’operatività e la crescita dell’Istituto. Nato nel 1941, Forlin è stato stroncato da un lungo male, che aveva affrontato col supporto amorevole della moglie Marcella e della sorella Edi.

Conoscevo Franco da quando, per il ventesimo anniversario della sua azienda, decise di fare un regalo particolare a clienti, fornitori ed amici: un libro che rientrasse nella tradizione di pensiero che aveva appreso da Sergio Ricossa, sui banchi dell’università di Torino. Gli parve naturale andare a chiedere consiglio all’antico maestro. Ricossa ebbe la bontà di suggerirei che fossi io a scriverlo, e ne venne fuori un pamphlettino (Lettera a un amico no global), con una bellissima prefazione di Ricossa stesso.

Che un libro nasca così, è cosa rara dappertutto - ma in Italia in particolar modo. Il fatto che un imprenditore italiano, di mezzi non illimitati, volesse investire su uno strumento di promozione delle idee di mercato mi stupì enormemente. Questo rendeva Franco ancora più “eccentrico” nella business community torinese dei suoi cappelli vistosi e della predilezione per le cravatte a farfalla. Minoritario in tutto, le sue fedi erano il liberismo e il Toro.

Quando, poco dopo, cominciammo a parlare di fondare l’Istituto Bruno Leoni, coinvolgere Franco venne naturale. Ci si immerse con tutto se stesso, come in passato aveva fatto con altre associazioni non profit e circoli di vario genere. Non scettico ma giustamente preoccupato, all’inizio, circa le nostre possibilità di successo, osservò la crescita dell’Istituto con meraviglia, stupore, ed entusiasmo. Ci trovammo assieme a gestire qualche difficoltà. Franco seppe giocare un ruolo determinante anche in situazioni complesse e scivolose.

In breve, maturò una convinzione granitica, che non si vergognava affatto di esternare e condividere: che l’Istituto Bruno Leoni fosse impegnato in una grandiosa e difficile missione di “civilizzazione” della cultura italiana. Per questo, faceva per l’IBL senza sforzo cose piccole e grandi.

I liberisti dovrebbero saperlo, ma spesso se ne dimenticano: l’organizzazione è tutto. Le idee migliori non camminano da sole, hanno bisogno di crescere all’interno di “serre” adeguatamente curate. Se l’Istituto Bruno Leoni, pur con tutti i suoi errori e i limiti, è riuscito a “strutturarsi” in qualche modo, il merito va in prima battuta ascritto al senso dell’organizzazione, di più: alla passione dell’organizzazione, che aveva Franco Forlin.

Senza di lui, questa piccola iniziativa non avrebbe potuto svilupparsi in maniera ordinata e consapevole. Senza di lui, l’IBL sarebbe probabilmente abortito - come accade a molte realtà simili. La nostra gratitudine nei suoi confronti e’ pari solo al dolore. Addio, Franco.

Alberto Mingardi liberismo ,

European Resource Bank a Marsiglia

21 agosto 2009

Alcuni lettori (amici e sodali) di tanto in tanto ci scrivono chiedendo notizia dei rapporti di collaborazione fra IBL e altri think tank, e di iniziative che hanno una prospettiva “internazionale” nel mondo delle organizzazioni di ispirazione “liberista” come la nostra. In questi giorni e’ in corso a Marsiglia la sesta “European Resource Bank”, un po’ convegno un po’ fiera: l’obiettivo e’ quello di riflettere assieme sulle buone pratiche messe a punto dai diversi istituti, vedere cosa si puo’ imparare gli uni dagli altri, magari cercare di coordinare quelle iniziative che possono essere fatte in partnership. Prosegui la lettura…

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Banche centrali “indipendenti”. Una segnalazione dall’FT

21 agosto 2009

Abbiamo gia’ parlato in piu’ di una occasione del tema della “indipendenza” dei regolatori, e specialmente delle banche centrali. Glenn Hubbard, Hal Scott e John Thornton hanno un articolo molto interessante, sul Financial Times di oggi. Lo trovate qui. Non solo riassumono bene la “reazione” della FED alla crisi nei mesi scorsi, ma spiegano anche perche’ proprio dal fatto che le sono stati attribuiti nuovi poteri, vengono serie minacce alla sua indipendenza:

The Fed needs authority to lend in a crisis to avoid the chain reaction of failures of financial institutions, which could result in a complete economic collapse. However, this reason to act should not jeopardise the Fed’s credibility and independence.

Alberto Mingardi mercato , ,

I lombardi all’ultima crociata

19 agosto 2009

C’è una domanda che vorrei tanto fare ai politici lombardi: perché non vi piace il kebab? Prima Roberto Formigoni, col suo “coprifuoco” dell’una di notte. Ora la giunta leghista di Capriate, che inibisce alle kebabberie le vie del centro.
Per quanto se ne legge su Internet, la delibera di giunta appare davvero surreale, vietando l’apertura di locali pubblici “gestiti da immigranti” in via Vittorio Veneto. Scelta “di carattere urbanistico”, come dice il sindaco?
Si può sostenere che sia auspicabile che le strade centrali di un paese mantengano, per così dire, un certo “tono”. Ma si tratta di un fine che viene assai meglio perseguito attraverso meccanismi di mercato, che tramite delibere. Non si aprono negozi a capocchia: un dettagliante tende ad investire laddove pensa di essere “benvoluto” e “interessante” per la clientela. Non ci sono straccivendoli in via Montenapoleone: e non certo perché è il Comune di Milano a vietarlo, ma semplicemente perché immobili ed affitti veleggiano a prezzi stratosferici, tarati sul giro d’affari delle lussuose “botteghe” di cui è tappezzato il quadrilatero della moda. Prosegui la lettura…

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Il libertarismo secondo Michael Shermer

17 agosto 2009

Michael Shermer e’ piu’ noto per i suoi lavori contro la “pseudo-scienza” e al sua rubrica su Scientific American, ma e’ anche (al pari di un altro famoso autore di divulgazione scientifica, Matt Ridley) un fervido libertario. Il suo ultimo libro, “The Mind of The Market”, e’ una interessante lettura dell’insorgenza delle istituzioni del mercato, e della cultura che vi e’ sottesa.
Sull’Huffington Post, Shermer pubblica un “The Case for Libertarianism” in cui spiega in modo semplicissimo, e persuasivo, senza citare Hayek e Mises ma piuttosto “Codice d’onore” (il film con Jack Nicholson, Tom Cruise e Demi Moore), perche’ la filosofia del governo limitato mette assieme il meglio di destra e sinistra. Il tutto in dodici punti. Personalmente, chiarirei solo che l’infrastruttura di cui al punto quattro non deve essere per forza finanziata coi soldi di tutti, e che l’educazione di massa di cui al punto sette puo’ e deve essere fornita in regime di concorrenza. Senza censori.

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Mercati efficienti: contro Lucas

13 agosto 2009

Oscar Giannino ha segnalato su queste pagine un magnifico articolo di Robert Lucas apparso sull’Economist della settimana scorsa. E’ un articolo molto interessante, sia per l’autore (un grande economista dei nostri tempi, ma anche “the a-historical problem solver”, per usare un’espressione un po’ abrasiva di McCloskey, se non ricordo male), sia per la tesi. Lucas propone una visione “laica” dell’ipotesi dei mercati efficienti, che si basa sulla superiore capacita’ dei mercati di incorporare tutte le informazioni disponibili nei prezzi. Di qui viene piu’ facile difendere la tesi di Eugene Fama, ma anche accendere i lumi sulla presunta “eta’ oscura” della macroeconomia in cui ci troveremmo. L’autore risponde un po’ allo speciale dell’Economist sul tema, e un po’ alle tesi di autori come Nassim Taleb sulla hybris di certa teoria economica. Prosegui la lettura…

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Del perché servirebbe un’opposizione

13 agosto 2009

L’attuale governo è di tanto in tanto accusato di essere “il governo degli evasori”, sulla base di qualche facile allusione al passato perlomeno di due esponenti di primissimo piano dell’esecutivo. Ovvero il Presidente del Consiglio, che si immagina abbia con le banche svizzere la familiarità che hanno persone della stessa affluenza, e il Ministro dell’Economia, il cui nobile lavoro per anni si presume sia consistitito per anni (così come per tutti gli altri che fanno il mestiere suo) nell’aiutare contribuenti italiani a contribuire il meno possibile.
Sarà forse per falsa coscienza che “la guerra all’evasione non va in vacanza”, lo spiega il Sole 24 Ore di oggi, nel raccontarci come tornerà in gran voga il redditometro: Prosegui la lettura…

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The quotable Sturzo

8 agosto 2009

Per ricordare Luigi Sturzo, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa (8 agosto 1959), di seguito qualche citazione sturziana. Risalgono tutte agli anni Cinquanta, con le partecipazioni statali che decollavano in epoca repubblicana. Alla battaglia, perdente ma non sconfitto, don Sturzo non si sottrasse. Dobbiamo essergliene grati.

  • “La mia difesa della libera iniziativa è basata sulla convinzione scientifica che l’economia di Stato non è solo anti-economica, ma comprime la libertà e per giunta riesce meno utile, o più dannosa secondo i casi, al benessere sociale”.