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Perché non copiare la Polonia?

La crisi nell’Est Europa continua a picchiare duro. La Repubblica Ceca ha visto il Pil nel ssecondo trimestre contrarsi del 4,9% sul trimestre precedente, l’Ungheria del 7,9%, in Estonia i disoccupati sono al 13,5%. L’aggancio all’euro, per chi lo aveva nel mirino, resta molto problematico rispetto alla svalutazione delle valute locali, inevitabilmente in corso per la fuga di capitali e la frenata degli IDE. In tale quadro che resta preoccupante, un’idea viene dal governo della Polonia. Poiché il deficit pubblico polacco veleggia più vicino al 7 che al 6% del Pil quest’anno, più del doppio di quanto inizialmente previsto dal governo, il premier Donald Tusk ha deciso che è venuto il momento di decisioni serie. A guai straordinari e imprevisti, soluzioni straordinarie e inattese.  Il governo si accinge a dichiarare - scrive il quotidiano Rzeczpospolita - una misura drastica. Entro la fine del 2010, i dipendenti dell’amministrazione pubblica centrale e della sanità pubblica dovranno diminuire di “almeno” il 10%. Obiettivo: risparmiare entro il 2013 spesa pubblica pari a 2,9 miliardi di zloty, poco più di un miliardo di dollari.

La domanda sorge spontanea, diceva il carissimo Antonio Lubrano appellandosi al buon senso. Che cosa c’è di tanto inaccettabile e impensabile, in una decisione di questo tipo, visto che nessun Paese avanzato l’ha sin qui fatta propria? Non si confonda la via polacca con le vere o presunte stabilizzazioni delle piante organiche pubbliche - cioè con lo stop del turn over di chi si pensiona - che da un quindicennio costituiscono croce e delizia della PA italiana. E che regolarmente vengono poi aggirate da misure ad hoc, oggi per i precari della scuola e dell’università, ieri - dal governo Prodi, sotto pressione congiunta dei ministri Damiano e Ferrero - con la decisione di assumere a tempo indeterminato praticamente tutti i cosiddetti “precari” della PA. Qui non si tratta di contrastare - per finta, del resto - l’ulteriore aumento dei dipendenti pubblici. Si tratta invece di ridurne energicamente il numero sul totale degli occupati. Con un credibile cronoprogramma, fatto di successivi obiettivi incrementali della dieta dimagrante

Capisco bene che non solo i keynesiani tendono in periodi di crisi a dire che di dipendenti pubblici bisogna assolutamente assumerne nel caso di più e non certo licenziarli. Capisco anche che ormai Tremonti tende a pensarla come oggi De Rita sul Corriere della sera, per il quale ovviamente il numero elevato di statali è un punto di forza e non di debolezza del Paese, perché il loro posto è privo di rischi e il loro reddito stabile. Capisco tutto, ma non mi convinco. Con tutto il rispetto per lo sforzo di Brunetta che vuole innalzare la produttività del settore pubblico, resto convinto che da noi molti servizi e funzioni attribuiti a gestione e offerta diretta da parte della PA spiazzino innumerevoli possibili attori e gestori privati, che potrebbero offrirli a prezzi più convenienti e con standard di maggior qualità ed efficienza. Dalla scuola alla sanità, dall’anagrafe alle carceri, dalla RAI alla previdenza, il servizio può e deve restare “pubblico” anche se gestito meglio da un privato, sotto precisi impegni di standard di servizio vigilati da autorità pubbliche a quel punto snelle, e con centinaia di migliaia di dipendenti a carico del contribuente in meno. Oltretutto, la cessione per gare d’asta di interi pezzi di PA eviterebbe anche l’inevitabile insorgenza in nome del “no ai licenziamenti”, perché una larga parte - sia pur non totalitaria, sennò l’inefficienza sarebbe trasmessa al nuovo entrante privato - potrebbe essere ceduta al mercato contestualmente ai rami d’azienda. Ci vorrebbe anche in Italia, un governo capace di seguire la Polonia sulla strada del buon esempio in materia di dipendenti pubblici: non per mero risparmio, ma per più efficienza. E - scusate la mania - per meno tasse.

15 agosto 2009 Senza categoria , ,

  1. martino
    17 agosto 2009 a 12:31 | #1

    Buona Giornata Mr. Giannino !!
    Ma Lei lo vede il Giulio socialista di Lorenzago di Cadore presentarsi a “doar2doar” con un machete insanguinato (katana-like) alla ARNOLD,
    per annunciare { magno gaudio[=quasi orgasmo], Suo e mio }, l’ablazione di qualche cranio statale.
    ARNOLD l’ha gia’ fatto in modo virtuale, giacche’ li lascia a casa per qualche gg. !!!
    Ma Lei immagina che “il soldato socialista Brunetta” possa, manu militari, sostituire i tornelli con una batteria di ghigliottine.
    Ma Lei sogna che MaryStar compatti la trinita’ di insegnamenti in un unico dipendente con un semplice licenziamento di inutili cattedratici.
    Se Lei vede-immagina-sogna tutto cio’, io sono pronto all’urlo della torcida: ” A Oscar FACCE SOGNA’ !! “.
    Dopodiche’ ci svegliamo in quest’ inferno di diaboliche creature governative.
    as usual, con devota referenza ::: martin-lutero

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