Una nuova serie di dati poco incoraggianti dall’economia reale. Negli States, delusione dalle vendite al consumo nel mese di luglio, diminuite su giugno della bellezza del 5,1% e per l’undicesimo mese consecutivo. Persino il NYT - non noi poveri liberisti minoritari - scrive che non si può escludere che a ciò abbiano contribuito le stesse misure assunte dall’amministrazione Obama. A Londra, la Bank of England a sorpresa ha esteso la capienza delle riserve bancarie devolute al quantitative easing di altri 50 bn£, fino a 175 bn £: per i non addetti ai lavori, significa che il regolatore monetario britannico non solo non crede affatto che siamo i uscita dalla recessione, ma si prepara al peggio ulteriore, e di conseguenza procederà a massicci acquisti sul mercato per levereggiare i corsi di Borsa e sostenere il prezzo degli asset finanziari. Altra droga ai mercati. Nell’euroarea, la BCE non segue, e al contrario si sottolinea con speranza la ripresa degli ordini tedeschi che segnano un più 4% e rotti a luglio, dopo un dato analogo a giugno. Ma la produzione industriale italiana a giugno - resa nota oggi dall’Istat - ha deluso ogni aspettativa di segnali energici di ripresa. La domanda è: stiamo assistendo a un business cycle decoupling, tra Paesi Ocse? Sarebbe pure utile, se avvenisse, in modo che bilance dei pagamenti e commerciali potessero equilibrarsi a vicenda. Macché, non ci sperate. Il ciclo dei Paesi avanzati resta disperatamente appiattito su andamenti analoghi, come si può approfondire in questo paper e nelle sue charts. Semmai, il fatto da notare è che noi siamo sulla parte bassa di replica di tutte le curve, purtroppo…
Oscar Giannino mercato business cycle, quantitative easing
Oggi l’Antitrust ha concesso un termine di altri 90 giorni a Banca Intesa per l’esercizio dei diritti di difesa, in merito alle contestazioni mosse dall’Autorità a seguito delle due diverse versioni del patto di sindacato intercorse tra Generali e Credit Agricole nell’azionariato della banca guidata da Corrado Passera. È un bis analogo alla decisione del Tribunale di Milano, che ha rinviato a fine settembre l’esame dell’istanza della procura di Milano per l’avvio a liquidazione della Risanamento di Zunino. Anche in questo caso, si prende tempo per venire incontro alle esigenze delle banche. In questo caso specificamente dell’Agricole, che sta attendendo la piena valutazione dello IASB - l’organo demandato ai princìpi contabili che fanno testo in Europa - in ordine al fatto che possa non procedere a svalutazione del 5.6% di Intesa che detiene al di là degli impegni sottoscritti nel 2006. Le banche possono non solo prendere impegni che non rispettano, ma anche contare sulla più che piena comprensione degli sceriffi del mercato. Per prime le autorità di mercato pensano che evitare perdite di bilancio bancarie venga prima del rispetto delle norme, quando le perdite stesse comporterebbero un’ovvia e legittima sanzione reputazionale ai manager che le hanno infrante. Ma se è così a che cosa servono, le Autorità regolatorie? I banchieri sono così generalmente abituati a darsi ragione da soli, che non vedo il bisogno di confermarli sempre nell’idea.
Oscar Giannino mercato Antitrust, banche, Credit Agricole, Generali
Anche se il mondo è sempre più piccolo e globalizzato, è pur vero che le distanze permangono: e basta trascorrere una settimana in Costa d’Avorio per percepire con nettezza come il nostro abituale modo di vivere non sia affatto normale (ma proprio per nulla) nell’Africa sub-sahariana.
Da una decina di anni, la Costa d’Avorio è un paese al centro di difficoltà particolarmente gravi, poiché la ribellione scoppiata nella parte Nord del Paese rende quasi impossibile il ristabilimento di un’esistenza ordinaria. Dopo mezzanotte, ad esempio, per entrare ed uscire da Abidjan (la capitale, che conta circa 6 milioni di abitanti) è necessario disporre di speciali autorizzazioni. Non bastasse questo, chi deve muoversi in questa parte del mondo è costretto a superare vari posti di blocco, dove ogni volta è costretto a mettere mano al portafoglio. In un Paese in cui il reddito medio annuo si aggira intorno ai mille dollari, non ci si può stupire se questo taglieggio è divenuto parte della quotidianità.
Se sono stato in Costa d’Avorio è perché tra fine luglio e inizio agosto l’Institute for Economic Studies ha deciso di organizzare a Grand Bassam (antica capitale coloniale, a breve distanza da Adidjan) un seminario di introduzione ai temi del liberalismo, a cui hanno preso parte una cinquantina di studenti provenienti - oltre che dalla Costa d’Avorio - dalla Guinea, dal Burkina Faso e dal Camerun. A volere con forza questa iniziativa e a sostenerla personalmente in tutti i modi è stato Mamadou Koulibaly, economista uscito dalla scuola di Aix-Marseille e ora presidente dell’Assemblea Nazionale: uno studioso di limpidi convincimenti liberali, che sta in tutti i modi sforzandosi di fare il possibile per strappare l’Africa dal fatalismo pessimista che ne ostacola lo sviluppo e dallo statalismo che è all’origine di tanti suoi problemi. (Qui è possibile ascoltare un’intervista, in lingua francese, all’economista ivoriano.)
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