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Archivio per 20 giugno 2009

Carburanti troppo cari? Ditelo ai politici

20 giugno 2009

Dopo Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia ed Emilia Romagna, adesso è il turno della Liguria: la giunta regionale ha appena approvato un provvedimento secondo cui ogni nuovo impianto di distribuzione dei carburanti dovrà essere attrezzato anche per almeno uno tra Gpl, metano e idrogeno. Ufficialmente si tratta di una norma concepita per la salvaguardia dell’ambiente eccetera eccetera, ma il sostrato protezionista è chiarissimo. Si tratta della (efficace) risposta della lobby dei benzinai alla manovra liberalizzatrice iniziata dalle “lenzuolate” di Pierluigi Bersani e proseguita l’anno scorso nel collegato alla Finanziaria 2009, chez Claudio Scajola e Giulio Tremonti. La logica della normativa nazionale è quella di rimuovere i maggiori ostacoli al dispiegarsi di una reale competizione nella distribuzione in rete dei carburanti per autotrazione, che a oggi determinano una rete di distribuzione tra le più inefficienti in Europa (i dati fanno letteralmente impallidire). Imponendo l’installazione di Gpl o metano, le regioni di fatto creano una barriere all’ingresso di proporzioni enormi, che non riguarda solo la faccenda dei costi, ma investe una serie di requisiti urbanistici e di sicurezza (banalmente, l’estensione della superficie necessaria è molto maggiore, restringendo il numero degli spazi idonei). Della questione si era occupata, qualche mese fa, la stessa Autorità Antitrust, che in una segnalazione alle Camere e al governo aveva denunciato l’ondata di provvedimenti protezionistici sul tema. L’approccio di Antonio Catricalà e dei suoi è semplice e lineare: trattandosi di norme discriminatorie, che impongono ai nuovi entranti oneri a cui gli incumbent possono decidere se conformarsi oppure no, esse agiscono in direzione anticoncorrenziale. Se le regioni ritengono utile o importante promuovere la diffusione dei carburanti cosiddetti eco-compatibili, possono farlo incentivando l’adeguamento dei punti di rifornimento, siano essi nuovi o vecchi. Si dice che l’albero si riconosce dai frutti: i frutti delle regioni sono ammalati di protezionismo.

Carlo Stagnaro mercato , ,

Supervisione Ue, Lecce framework: Bce e globalstandardisti non convincono

20 giugno 2009

L’Amministrazione americana ha proposto un deludente modello di riforma della supervisione dell’intermediazione finanziaria, che non semplifica quasi nulla e accentra solo qualche potere alla Fed - in questo accontentando le grandi banche delle quali Larry Summers è sempre stato ambasciatore - ma soprattutto estende il potere d’inframmettenza della politica estendendo a ogni soggetto finanziario l’eventuale decisione del segretario al Tesoro di procedure commissariali e concorsuali ad hoc. Il Consiglio Europeo a sua volta ha adottato delle conclusioni in materia di vigilanza finanziaria macrosistemica e microprudenziale, modificando le proposte del rapporto de Larosière a sua volta successivo ai lavori, anni addietro, della commissione Lamfalussy. La Bce resta delusa nelle sue richieste di accentrare il più possibile vigilanza macro e micro, come argomenta oggi sul Sole 24 ore Lorenzo Bini Smaghi. Né gli Usa né l’Europa attenderanno dunque il G20 di Pittsburgh in autunno - anche se i tempi delle rispettive decisioni formali sono ancora lunghi - per adottare nuovi princìpi e regole in materia di supervisione dei soggetti e dei mercati finanziari. A che cosa serve allora il cosiddetto Lecce Framework, le cui 78 pagine di materiale preparatorio, definito la settimana scorsa dai ministri finanziari del G8 coordinati da Tremonti, sono ancora ignote?

Credo che si debbano mettere alcuni punti fermi, su tale materia molto complessa. Poiché investe le regole dell’intermediazione finanziaria e dunque ha ricadute nelle attività finanziarie di ogni tipo d’impresa, a seconda di come davvero si adotteranno nuove regole e quali saranno, si disegnerà un orizzonte destinato a contrassegnare per qualche decennio l’ambito stesso di esercizio, funzionalità, efficienza ed efficacia dei mercati. Per chi la pensa come noi, è tempo di battaglia ideale. Controcorrente. Perché gli omologatori globalstandardisti vogliono gettare nel cestino evidenze positive fondamentali, attribuendo loro colpe che non hanno, nell’intento di esercitare controlli centralizzati. Non è materia per soli addetti ai lavori, se si ripassa un po’ di letteratura si scopre che alla base c’è l’idea stessa di Stato, mercato e legge. Per dei cultori di Bruno Leoni, un  must. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino Senza categoria , , ,