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Passera, la crescita e le banche

Leggo dalle agenzie che Corrado Passera ha commentato il peggior dato trimestale del Pil italiano dal 1980 sostenendo che “per la crescita non si fa abbastanza, ci vuole una politica con la ‘p’ maiuscola”. Sicuramente, è scorretto vedere il dato in proiezione annualizzata,il che ci porterebbe a un meno 5,9% inferiore solo all’oltre 6% in meno della Germania: il drastico calo degli ordinativi esteri e della produzione industriale ha cominciato da fine marzo-aprile a diminuire la propria decelerazione. Ma la domanda è: le banche invece fanno il meglio, per contrbuire alla ‘p maiuscola’ della quale lamentano l’assenza?
Facciamo due conti per capirlo, rapidi e dunque come sempre un po’ approssimativi.
L’indice di restrizione del credito alle imprese, pubblicato da Bankitalia e relativo al trimestre precedente la rilevazione (dunque attualmente abbiamo i dati sono febbraio 09) è passato da 0 del luglio 07 a 0,19 del luglio 08 (l’indice va da un minimo di meno 1 a un massimo di restrizione pari aull’unità), per poi schizzare a 0,44 nell’ottobre 08 o 0,52 a febbraio scorso. Secondo Bankitalia, nelle risposte ai suoi questionari a lamentare le maggiori difficoltà di accesso al credito sono le imprese esportatrici (il 47%) e produttrici di beni intermedi (il 45,8%), la “spina dorsale” della produzione industriale italiana; ma anche 3 aziende su 10 nel comparto dei servizi, e soprattutto dei servizi alle imprese, lamentano restrizioni. Il rifiuto delle banche agli impieghi è salito dal 4,7% di gennaio al 6,7% di fine febbraio, ed è salita all’1,4% la quota di imprese che rifiutano le troppo onerose condizioni chieste dalle banche.
Tra ottobre 08 e febbraio 09 lo spread tra i tassi sui prestiti pagati da imprese e famiglie e l’Euribor a 3 mesi in discesa è raddoppiato, passando da 1,42 punti a 3,05.
I tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane sono molto più alti di quelli pagati nei pricipali paesi europei: i dati rilevati da BCE sul marzo scorso attestano in Italia un tasso medio annuo pari al 6,34%, in Spagna al 5,64%, in Germania al 5,52%, in Francia al 5,00%. Sono la bellezza di 82 punti base in più sulla Germania - più disastrata di noi - 70 punti base rispetto alla Spagna - che  ha visto saltare l’immobiliare con disoccupazione al 17% - e ben 134 punti sulla Francia!
I numeri parlano da soli. Se è il prezzo da pagare alla famosa maggior prudenza del sistema bancario italiano, che non parlava inglese come lo stesso Passera ha detto stamane parafrasando Tremonti, la conclusione è paradossale. Si sta meglio dove si sta peggio? E cioè devono essere i clienti italiani a pagare, il fatto che le nostre banche non hanno avuto bisogno dei massicci aiuti di Stato avvenuti in Germania e Francia? Che ne dite?

15 maggio 2009 Senza categoria , ,

  1. petunia
    15 maggio 2009 a 15:35 | #1

    Il punto è anche un altro. lo stesso passera dice che “come Intesa SanPaolo vorremmo raddoppiare i crediti ma il problema è che la domanda non c’è”.
    Già, perchè le banche hanno talmente strozzato le imprese e complicato l’accesso al credito che oggi le imprese non hanno più garanzie da presentare per chiedere un prestito. Quindi non lo fanno. E muoiono.

  2. Alessio
    18 maggio 2009 a 14:57 | #2

    Egr. Sig.Oscar Giannino,

    il continuo elogio,di troppi italioti, del sistema bancario nostrano mi annoia…e mi porta a non credere a tali pensieri autocelebrativi.
    Adesso possiamo portare avanti una vera rEvolution del sistema Italia? grazie per il suo lavoro.

    Distinti Saluti
    Alessio

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