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- Mario Seminerio: I dati dei prezzi alla produzione americani di luglio, pubblicati la settimana scorsa, mostrano un raffreddamento: meno 0,9% mensile l’headline, contro consenso a meno 0,3%; meno 6,8% il tendenziale, contro attese a meno 5,9% e il dato di giugno a meno 4,6%; il mensile “core”, cioè al netto di alimentari ed energia, a meno 0,1% e il tendenziale a 2,6%, da 3,3%. Io in questi dati vedo disinflazione/deflazione, non inflazione. Ma anche se tali dati dovessero mostrare pressioni rialziste sui prezzi, l’inflazione la si crea a valle, sui prezzi al consumo. Se il consumatore non spende per disoccupazione e accresciuta propensione al risparmio, il risultato finale è solo un aumento della pressione sui margini di profittabilità delle imprese, non inflazione al dettaglio. Da una fiammata “speculativa” sulle materie prime (da eccesso di liquidità, intendo), con questo consumatore sulle ginocchia avremo solo sottrazione di reddito disponibile e in definitiva ulteriore rallentamento della crescita, non inflazione a livello core, che è quella che conta nella funzione di reazione delle banche centrali. Quanto alla qualità della liquidità,...
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