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Archivio per 15 maggio 2009

Prevenire è meglio che curare

15 maggio 2009

In vista dell’imminente liberalizzazione del settore postale, il governo precisa che le decisioni in materia verranno concertate con i sindacati e prepara l’ennesimo ritocco tariffario.

Massimiliano Trovato mercato, telecomunicazioni , , ,

Passera, la crescita e le banche

15 maggio 2009

Leggo dalle agenzie che Corrado Passera ha commentato il peggior dato trimestale del Pil italiano dal 1980 sostenendo che “per la crescita non si fa abbastanza, ci vuole una politica con la ‘p’ maiuscola”. Sicuramente, è scorretto vedere il dato in proiezione annualizzata,il che ci porterebbe a un meno 5,9% inferiore solo all’oltre 6% in meno della Germania: il drastico calo degli ordinativi esteri e della produzione industriale ha cominciato da fine marzo-aprile a diminuire la propria decelerazione. Ma la domanda è: le banche invece fanno il meglio, per contrbuire alla ‘p maiuscola’ della quale lamentano l’assenza?
Facciamo due conti per capirlo, rapidi e dunque come sempre un po’ approssimativi.
L’indice di restrizione del credito alle imprese, pubblicato da Bankitalia e relativo al trimestre precedente la rilevazione (dunque attualmente abbiamo i dati sono febbraio 09) è passato da 0 del luglio 07 a 0,19 del luglio 08 (l’indice va da un minimo di meno 1 a un massimo di restrizione pari aull’unità), per poi schizzare a 0,44 nell’ottobre 08 o 0,52 a febbraio scorso. Secondo Bankitalia, nelle risposte ai suoi questionari a lamentare le maggiori difficoltà di accesso al credito sono le imprese esportatrici (il 47%) e produttrici di beni intermedi (il 45,8%), la “spina dorsale” della produzione industriale italiana; ma anche 3 aziende su 10 nel comparto dei servizi, e soprattutto dei servizi alle imprese, lamentano restrizioni. Il rifiuto delle banche agli impieghi è salito dal 4,7% di gennaio al 6,7% di fine febbraio, ed è salita all’1,4% la quota di imprese che rifiutano le troppo onerose condizioni chieste dalle banche.
Tra ottobre 08 e febbraio 09 lo spread tra i tassi sui prestiti pagati da imprese e famiglie e l’Euribor a 3 mesi in discesa è raddoppiato, passando da 1,42 punti a 3,05.
I tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane sono molto più alti di quelli pagati nei pricipali paesi europei: i dati rilevati da BCE sul marzo scorso attestano in Italia un tasso medio annuo pari al 6,34%, in Spagna al 5,64%, in Germania al 5,52%, in Francia al 5,00%. Sono la bellezza di 82 punti base in più sulla Germania - più disastrata di noi - 70 punti base rispetto alla Spagna - che  ha visto saltare l’immobiliare con disoccupazione al 17% - e ben 134 punti sulla Francia!
I numeri parlano da soli. Se è il prezzo da pagare alla famosa maggior prudenza del sistema bancario italiano, che non parlava inglese come lo stesso Passera ha detto stamane parafrasando Tremonti, la conclusione è paradossale. Si sta meglio dove si sta peggio? E cioè devono essere i clienti italiani a pagare, il fatto che le nostre banche non hanno avuto bisogno dei massicci aiuti di Stato avvenuti in Germania e Francia? Che ne dite?

Oscar Giannino Senza categoria , ,

Il petrolio torna BAU

15 maggio 2009

Dopo un lungo periodo di incertezza, finalmente una certezza: le dinamiche petrolifere, almeno nel loro aspetto politico, sono tornate quelle di sempre. L’Opec annuncia l’ennesimo taglio, l’Agenzia internazionale dell’energia parla di prospettiva “terrificante”, ma intanto la produzione del cartello è cresciuta e la tendenza a sgarrare torna prepotente.

I fatti: dopo la decisione di marzo di ridurre l’output di 4,2 milioni di barili al giorno (una quantità enorme), i prezzi del greggio sono tornati a salire, segno che da un lato la manovra degli sceicchi ha funzionato, dall’altro la domanda ha retto (o comunque si è ridotta in misura inferiore al previsto). A questo punto, la tentazione di “scartellare” è forte: a prezzi relativamente alti e con volumi relativamente bassi, ogni barile in più è tutto grasso che cola. Così, la compliance dell’Opec coi suoi stessi obiettivi si è ridotta dall’83 per cento al 78 per cento, e tutto questo mentre l’Iea tagliava per l’ennesima volta la sua previsione per i consumi nel 2009. L’aspetto più interessante, e per nulla sorprendente, è che, all’interno dell’Opec, i paesi tipicamente più “arrabbiati”, come Angola e Iran, sono quelli che hanno rispettato con meno rigore le loro quote, mentre di gran parte dell’impegno si è fatta carico l’Arabia Saudita, tornando a esercitare il suo tradizionale ruolo di swing producer e la sua leadership all’interno dell’Opec.

Questa dinamica è, nonostante tutto, incoraggiante. La dialettica interna al cartello mostra che il mondo, o almeno quel pezzo di mondo, sta tornando a ragionare secondo i consueti criteri e non più secondo il metro dell’eccezionalità. La crisi sarà ancora lunga, ma il petrolio sta tornando - Dio lo voglia - business as usual.

Carlo Stagnaro energia , ,

Matteoli e il gioco delle tre carte

15 maggio 2009

E’ stato siglato ieri al ministero delle infrastrutture e dei trasporti il protocollo d’intesa per il contratto unico della mobilità  grazie al quale saranno riuniti nell’ambito dello stesso inquadramento contrattuale i lavoratori del trasporto pubblico locale e quelli delle ferrovie.  I sindacati gioiscono: il riallineamento, va da sé, sarà verso l’alto. Meno contenti dovrebbero essere gli impiegati nel settore privato che vedranno ulteriormente crescere il divario che separa le loro retribuzioni da quelle degli addetti dei trasporti. Non così accade in Gran Bretagna dove il trasporto pubblico è in larga misura un settore come tutti gli altri, soggetto alla disciplina del mercato e con un costo del lavoro in linea con quello delle altre aziende. In Italia già oggi il divario fra i due ambiti è rilevantissimo.  Il costo medio per addetto in un’azienda di una grande area urbana è superiore ai 40mila euro all’anno (con una produttività inferiore del 40% rispetto a quella britannica). Assai curioso il commento del Ministro Matteoli, secondo il quale: “il protocollo rappresenta un passo fondamentale soprattutto per il trasporto pubblico locale. Basti pensare alla situazione del pendolarismo, dove c’e’ molto scontento. L’accordo puo’ migliorare i servizi e abbassare i costi”. E’ vero il contrario. Utenti e addetti hanno, come evidente, interessi contrapposti. Non è possibile difenderli entrambi. O, meglio, si può. Facendo pagare, come al solito, il soggetto più debole: il contribuente.

Francesco Ramella liberismo, mercato , ,