E vi stupite che i mercati scommettano contro l’Italia? Nel pomeriggio di oggi il governo ha svelato i suoi due “piani” per tornare a privatizzare e liberalizzare. Due tardivi ritorni di fiamma, della serie: non sappiamo piĂą che pesci pigliare. Privatizzazioni e liberalizzazioni, però, non si fanno di norma perchĂ© l’ha ordinato il dottore. Si fanno perchĂ©, perdonate la frase da libro Cuore, uno ci crede. Si fanno perchĂ© rientrano nella visione complessiva che del futuro di un Paese hanno le forze politiche cui è toccato in sorte di governarlo. Si fanno perchĂ© si è capito che a frenare la crescita non è quanto sopravvive in Italia di un’economia privata, ma il socialismo introdotto surrettiziamente nel sistema. Prosegui la lettura…
Alberto Mingardi debito pubblico, liberalizzazioni, privatizzazioni crescita, ordini professionali, societĂ , sviluppo, tassazione
Istruttiva intervista dello Spiegel a Hans-Peter Burghof. I politici italiani farebbero bene a leggerla. La tesi è chiara: punire l’Italia è del tutto ragionevole. Il premier? E’ lui il primo a indebolire l’Italia con le sue “reckless chatters”. Tremonti? Convincente quando parla incessentamente per primo di tagli alla spesa e riforme, un po’ melodrammatico quando identifica il suo destino personale con la soliditĂ dell’Italia, ma…
It doesn’t make Italy any more credible when Berlusconi cracks jokes about him.
Aiutare la Grecia sì e l’Italia no? Ha senso, proprio perchĂ© l’Italia è un’economia grande e forte di un proprio solido apparato industriale. Ma anche Schauble dice che non è come la Grecia? Ha torto il superministro tedesco, perchĂ© l’Italia ha un debito pubblico al 120% e ora il mercato fa bene a chiedersi se prestare soldi alla Repubblica Italiana abbia senso. Ma non è tutta colpa della speculazione? Niente affatto, sono i politici a cedere che il mercato sia fatto da bambini capricciosi che qualche parolina basta a sedare, ma sbagliano i politici perchĂ© il mercato evidenzia ragionevolmente le sue preoccupazioni, come fanno le persone adulte. Ma l’euroarea non va difesa in quanto tale? No, ogni Pasese risponde del suo debito, e finchĂ© sarĂ così tutto il mondo fa bene a distingere ogni singolo Paese dell’euro dall’altro. Semplice, lineare, e tagliente come un coltello. Non so dirvi se il rafforzamento della manovra in corso, con le annunciate liberalizzazioni e privatizzazioni che giudicheremo solo quando ci saranno note, sia da considerare davvero adeguato. NĂ© come vada letta politicamente l’espressione usata usata da Tremonti, quando ha detto di una manovra rafforzata “accompagnata da chi l’ha varata”, parole ben diverse da quelle di Berlusconi che vuol restare in sella fino al 2013. Ma il giudizio dello Spiegel dovrebbe essere scolpito nella testa dei politici italiani, in queste ore decisive. Altrimenti ogni persona ragionevole non potrĂ avere dubbi. Tra la continuitĂ del governo e un governo diverso, se i mercati bocceranno clamorosamente la neomanovra, bisogna preferire un governo diverso, se naturalmente nascesse sulla base di misure piĂą adeguate di ciò che non fosse bastato.
Oscar Giannino debito pubblico, euro, liberalizzazioni, privatizzazioni, ue Berlusconi, germania, Italia, Tremonti
I mercati finanziari non ci stanno dicendo nulla che non sapessimo. Ci ricordano, dolorosamente, che un individuo, una famiglia, un’azienda o uno Stato non può, contemporaneamente, essere sommerso dai debiti e continuare a spendere piĂą di quel che guadagna. Ci ricordano, cioè, che abbiamo due problemi: l’eccesso di debito e l’eccesso di spesa (non dico, per ovvie ragioni, deficit di entrate). I due problemi si intrecciano – lo sbilancio di un anno è l’aumento del debito dell’anno successivo – ma vanno tenuti separati. Anche le soluzioni si intrecciano – meno spesa oggi vuole dire meno debito domani, e meno debito oggi vuol dire meno spesa per interessi domani – e pure loro vanno tenute separate. Per risolvere il problema della spesa, c’è l’imbarazzo della scelta. Per risolvere il problema del debito, una persona, una famiglia, un’azienda o uno Stato deve anzitutto fare una cosa: vendere il suo attivo patrimoniale per estinguere il debito.
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Carlo Stagnaro privatizzazioni debito pubblico, deficit pubblico, liberalizzazioni, privatizzazioni, speculazione
Per lo “Speciale weekend”, proponiamo oggi l’ultimo libro di uno dei maggiori esperti italiani del settore idrico.
Un gioco di parole il titolo: in “Privati dell’acqua? Tra bene comune e mercato”, l’autore – Antonio Massarutto – illustra con estrema luciditĂ , in modo semplice e accessibile anche ai non addetti ai lavori, quali sono i problemi e le esigenze di un settore che ha bisogno di innovazione e cambiamento. Non è un libro sulla legge Ronchi, ma un testo capace di fornire ai lettori gli strumenti per comprendere e valutare autonomamente la questione: pensare che i privati siano il male del settore, aumenta il rischio che a essere privati dell’acqua saranno soprattutto le generazioni future. La visione è quella di un economista, dichiaratamente non neo-liberale, che riesce ad affrontare la questione idrica senza “dichiarare guerre sante contro nemici sbagliati”,  evitando sia di sostenere sia di condannare i “talebani del mercato” o i “mujaheddin del bene comune”, ricordando che non esistono solo i diritti sull’acqua ma anche i doveri, cercando di confrontarsi in modo realistico con le esperienze internazionali e i dati empirici (“se è vero che la mano invisibile del mercato funziona poco e male in questo settore, e sarebbe dunque insano abbandonarvisi, anche il mito del dittatore benevolente su cui si fonda la presunzione di superioritĂ della mano pubblica è altrettanto fallace”). Prosegui la lettura…
Lucia Quaglino Acqua, liberalizzazioni, mercato, privatizzazioni beni pubblici, investimenti, referendum, regolazione, tariffe
Come incidono il potere contrattuale delle compagnie e le discriminazioni tarrifarie praticate dai gestori sul mercato aeroportuale e sul consumatore finale? A questa domanda hanno cercato di rispondere empiricamente Jonathan Haskel, Alberto Iozzi and Tommaso Valletti del Ceis di Tor Vergata ricorrendo a due modelli standard di oligopolio applicate al settore: quello di Cournot e quello di Bertrand.
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Camilla Conti liberismo, mercato, privatizzazioni, trasporti mercato, trasporti
Qual è stata la distruzione di valore prodotta dalla gestione pubblica della vecchia Alitalia nell’ultimo decennio di storia della compagnia? E’ una domanda alla quale non abbiamo mai provato a rispondere, avendo in passato concentrato l’attenzione sui soli oneri prodotti sul settore pubblico (e quindi sul contribuente azionista). In questo modo abbiamo tuttavia tralasciato le conseguenze economiche prodotte sui creditori, sugli obbligazionisti e sugli azionisti, rimasti impigliati nel fallimento e che sono stati o saranno rimborsati solo in misura limitata. Proviamo quindi a fare un stima della distruzione di valore realizzata dalla gestione pubblica: Prosegui la lettura…
Ugo Arrigo privatizzazioni, trasporti Air France, Alitalia, disastri pubblici
Un’unanimitĂ di no ha accolto l’idea di Rocco Sabelli di suggerire nel 2013 agli azionisti di Alitalia una fusione con Air France: “Alitalia dovrĂ rimanere italiana” (Berlusconi); ”Questo può essere un pensiero di Sabelli (l’integrazione in Air France) ma certamente non è condiviso dagli azionisti”; “Alitalia deve rimanere italiana” (Matteoli), “No a fusione con Air France” (Alemanno),  “Sabelli chiarisca su Air France” (Epifani), “La compagnia resti italiana” (Polverini). Zingaretti, presidente della provincia di Roma, è preoccupato per l’occupazione: “I tagli occupazionali che nascono da una fusione sarebbero pagati esclusivamente da migliaia di lavoratori del nostro territorio…”; Meta, capogruppo PD nella commissione trasporti della Camera teme un “… impoverimento gravissimo per il sistema del trasporto aereo nazionale”.
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Ugo Arrigo privatizzazioni, spesa pubblica, trasporti Alitalia, Colaninno, corbellerie, Sabelli, trasporto aereo
Tra smentite, richieste e mezze promesse di nuove commesse pubbliche, dietrofront, rassicurazioni e manifestazioni, l’unica cosa certa per Fincantieri sono i conti. Nel primo semestre 2010 i ricavi sono scesi del 10,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In flessione sono pure tutti i principali indicatori finanziari, e se il portafoglio ordini non è vuoto, non è neppure pieno abbastanza: gran parte degli impianti restano sotto utilizzati e la parola più ricorrente dentro le fabbriche è ancora “cassa integrazione”. Non tutti i rischi, dunque, sono stati scongiurati: forse perché non potevano essere scongiurati.
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Carlo Stagnaro Mercato del lavoro, privatizzazioni fincantieri, ichino, licenziamenti, politica industriale, privatizzazioni
Ora che “quel maledetto buco” è stato ufficialmente tappato, è il momento di interrogarsi sulle cause dell’incidente, e sull’ereditĂ che esso ci lascia. Due post sul mio blog energetico preferito aiutano a porre la questione in una prospettiva “ampia”, astraendo per un attimo dal redditizio business delle compensazioni, e guardando alla lezione di Macondo. Dunque, cosa è andato storto?
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Carlo Stagnaro energia, liberismo, privatizzazioni Argentina, bp, deepwater horizon, gas, Iran, offshore drilling, petrolio, privatizzazione, russia, USA
La notizia è stata appena battuta. «Con riferimento alla procedura di privatizzazione della Tirrenia, Fintecna comunica che non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, all’uopo convocata in data odierna, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione». Il Consiglio dei ministri oggi pomeriggio ha dovuto varare d’urgenza un decreto legge per stanziare nuovi denari per la conitnuitĂ aziendale Tirrenia-Siremar. Era una semplice buffonata, che la cosiddetta privatizzazione esitasse in una compagine in cui la quota maggiore annunciata era quella della Regione Sicilia. Evidentemente, i soci privati annunciati, dal gruppo Lauro alla percentuale poco piĂą che simboloica dell’ex presidente di Confitarma, alla fine non se la sono sentita visto che per domani era annunciatio un incontro tra la Regione Sicilia e le banche creditrici del gruppo e finanziatrici dell’operazione. La doppia buffonata è aver dovuto attendere anche la mancata firma dell’unica cordata dopo che altre 16 si erano liquefatte constatando quanto cattivo odore emanasse dagli attivi patrimoniali della societĂ , e quanti denari occorressero per tenerla in piedi malgrado l’unica cosa certa che ci si aggiudicava con la gara, e cioè pingui contriobuti naturalmente ancora pubblici per gli anni a venire. Da ieri, era ufficiale che la Mediterranea Holding risultata aggiudicataria non avrebbe mai avuto un capitale tale – al momento: 120mila europ versati – per sostenere i 560 milioni di debito da accollarsi per Tirrenia-Siremar. ma regione Sicilia era senmpre stata convinta che sarebbero state le banche, a garantire i debiti, e non si capisce su che basi, visto che poi a decidere e gestire sarebbe stata la politica siciliana. Che si debbano chiedere denari a noi contribuenti per queste prese in giro è semplicemente vergognoso. Gli armatori italiani da anni avevano chiesto la fine del carrozzone pubblico, e un’asta separata per le rotte. La politica di tutti i colori ha preferito dar retta ai sidnacati. Ecco il risultato. Continueremo a pagare noi.
Oscar Giannino privatizzazioni Italia, privatizzazioni, tirrenia