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Archivio per la categoria ‘corporate governance’

Minoranza a chi?

20 aprile 2011

Parmalat, Generali, Telecom: sotto a chi tocca. PerchĂ© fra la lobby dei consiglieri indipendenti, il piccolo esercito dell’ Assogestioni targata Siniscalco e gli investitori stranieri si stanno aprendo nuovi varchi nella governance dei totem della finanza e dell’industria. Prosegui la lettura…

Camilla Conti Borsa, Parmalat, corporate governance, finanza ,

Sugli utili ai lavoratori ci vuole prudenza – di Mario Unnia

22 gennaio 2011

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Unnia.

Gli utili sono una cosa seria, non piovono dal cielo e arrivano quando è annullato il rischio delle perdite. Un rischio che corrono solo gli azionisti, i quali non hanno la CIG, nĂ© ordinaria nĂ© straordinaria. Occorre dunque stare attenti a non fare promesse affrettate sugli utili ai lavoratori. Prosegui la lettura…

Guest Mercato del lavoro, corporate governance, sindacato , , , ,

Parmalat: Tanzi paga, le banche no

9 dicembre 2010

La condanna in primo grado per bancarotta fraudolenta a Calisto Tanzi per 18 anni comminata oggi a Parma si aggiunge a quella per 10 anni e 100 mila euro da restituire ai 32.000 piccoli risparmiatori  fregati per aggiotaggio, comminata a Milano nel 2008 e nel 2010 confermata dalla Corte d’Appello. E’ una condanna dura, che colpisce anche con pene diverse numerosi amministratori, revisori e sindaci dell’allora capogruppo e delle societĂ  collegate estere ed italiane. Ed è una condanna a mio avviso giusta, stante i 14 miliardi di euro del piĂą grave crac della storia societaria italiana.  E in considerazione delle incredibili falsficazioni degli attivi e delle disponibilitĂ  di cassa perpetrate per anni dalla Parmalat.  Cerchiamo però di non dimenticare una cosa. Le banche la stanno facendo franca. Hanno transato per miliardi con la nuova Parmalat condotta inn forma di public company da quello specchiato galantuomo che è Enrico Bondi, e solo dalla sua cocciuta onestĂ  vengono i fondi volti a ristorare almeno in parte le perdite dei risparmiatori. Ma penalmente le banche la stanno facendo franca. A Milano resta aperto un filone di responsabilitĂ  per aggiotaggio per soli pochi funzionari di banche estere, come BofA , Citigroup, UBS, Deutsche Bank, Morgan Stanley. Per il resto le banche, che hanno continuato per anni a piazzare sul mercato titoli Parmalat secondo Bondi nella piena consapevolezza dello stato di crescente e poi totale insolvenza, mentre gli istituti si dichiarano invece agnellini inconsapevioli e dunque prime vittime delle frodi di Tanzi e compagnia , quelle stesse banche ci hanno gua da gna to. E questo grida vendetta. I conti sono questi, noti da ben tre anni fa quando furono presentati da Enrico Bondi in Tribunale.

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Oscar Giannino Parmalat, corporate governance, credito, finanza , ,

Due parole sull’evergreening

2 novembre 2010

Il termine evergreening potrebbe essere tradotto con “rendere un sempre-verde”; si tratta di una serie di pratiche bancarie volte a mantenere “viva” la posizione creditoria verso un cliente. La “vita creditizia” di un cliente segna un ciclo: la sua posizione verso la banca ha una nascita con la concessione del credito, ha uno svolgimento (che in condizioni normali è fatta di pagamenti periodici), ed ha una fine, o “morte”, con l’estinzione del credito iniziale. Ma la posizione può incorrere in difficoltĂ  di rientro, a causa dell’avversa congiuntura economica o semplicemente da un’errata gestione delle risorse (private o aziendali) da parte del cliente; in tal caso la banca può decidere di lasciar fallire il cliente, facendo quindi “morire” comunque la posizione, o può decidere di rientrare quanto prima la maggior parte possibile del credito (eventualmente anche destabilizzando irrimediabilmente il cliente), ma può anche scegliere di rivedere le condizioni del credito, in termini sia di tasso che di tempi di rientro, pur di mantenere il cliente indefinitamente in vita finchĂ© non avrĂ  restituito per lo meno il capitale preso in prestito. Appunto, si rende il cliente un “sempre-verde” che non “muore” mai. Prosegui la lettura…

Leonardo Baggiani corporate governance, credito, finanza, macroeconomia

Profumo, Passera e la grande banca

7 settembre 2010

Ci sono due modi di guardare all’apparente crisi di fine estate dei due amministratori delegati delle due maggiori banche italiane. La prima è quella di perdersi nel filo di Arianna delle considerazioni di ordine personale, che tanto vanno per la maggiore nella stampa retroscenista, e non solo in quella politica. E così si sono lette fior di illazioni, su che cosa abbia spinto davvero o quali benedizioni abbiano indotto il Corriere della sera a pubblicare per due giorni di seguito articoli intorno agli investimenti alberghieri della famiglia Passera. E analogamente si sono sprecate le strizzate d’occhio, intorno al mormorio delle fondazioni azioniste raccolte insieme al presidente di Unicredit Dieter Rampl, nel protestare per aver appreso dai giornali che il fondo sovrano della Libia aveva aggiunto un altro due per cento buono di capitale alla quota di poco sotto al 5% giĂ  detenuta dalla banca centrale del Paese guidato dal finalmente amicissimo dell’Italia, il colonnello Gheddafi. SenonchĂ© chi scrive qui non intende inseguire considerazioni personalistiche. Hanno sicuramente il loro peso, per caritĂ . PerchĂ© alla testa di grandi banche lo stile personale del numero uno operativo investe inevitabilmente il modello gestionale, il rapporto con gli azionisti, la scelta della prima cerchia del management alla testa delle diverse unitĂ  di business, e la modalitĂ  attraverso la quale essi trasmettono valori e procedure dell’istituto nelle attivitĂ  di cui sono responsabili, a scendere fino all’ultimo sportello. Ma il primario giudizio su questo spetta agli organi e agli azionisti della banca. Tocca a noi tentare di capire invece se le polemiche tardoestive siano anche figlie di peculiaritĂ  sistemiche, quelle di cui ci occupiamo qui. Prosegui la lettura…

Oscar Giannino corporate governance, credito , , ,