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Ma Klaus aveva già perso! O no?

2 novembre 2009

La Repubblica Ceca era l’ultimo Paese dell’UE ad avanzare dubbi sulla ratifica del trattato di Lisbona. Come correttamente riportava anche il Sole24ore del 24 ottobre, il Presidente Ceco aveva chiesto al Consiglio dell’Unione una deroga in merito all’applicazione della carta dei diritti fondamentali dell’UE. Come scrive il Sole ci sarebbero potuti essere problemi su alcuni decreti “con i quali alla fine della seconda guerra mondiale furono espulsi (ed espropriati) 2,6 milioni di tedeschi della Cecoslovacchia”.  

Questa richiesta  era stata definita da Marta Dassù sulle pagine del Corriere della Sera “un ricatto”.  Non tocca sicuramente a noi spiegare nuovamente quante e quali sono le avversità di Vaclav Klaus rispetto al progetto europeo. Lo ha fatto molto bene Carlo Lottieri su “Il Giornale”.

Come consuetudine per i lettori di questo blog andiamo alla “ciccia”. Era davvero un ricatto quello di Klaus?

I leader dei 27 Paesi hanno deciso pochi giorni fa di aggiungere un nuovo protocollo al Trattato di Lisbona. Secondo questo protocollo le deroghe previste dal Protocollo 30 “shall apply to the Czech Republic”. Senza entrare nei tecnicismi giuridici connessi al problema della ratifica, è opportuno sottolineare che il protocollo 30 non prevede un regime di totale “opt-out” per ciò che concerne l’applicazione della Carta UE.

E rispetto al problema sollevato da Klaus sui “Benes decree”, ovvero i decreti che hanno espropriato gli ex tedeschi residenti in Cecoslovacchia? Il nuovo protocollo garantito dai 27 a Klaus è in sostanza inutile. Come ben spiega Steve Peers in questa analisi per StateWatch: “any dispute concerning the Benes decrees is outside the temporal scope of Community law”. Essendo stati approvati prima dell’entrata in vigore della Carta i decreti non rientrano ratione temporis nell’ambito di applicazione della Carta.

Insomma Klaus ha avuto una garanzia giuridica che non serve a nulla e che risponde ad un problema non esistente. I giornaloni hanno fatto i loro titoli.

Cambiamo tutto. Ma tanto non cambiava niente.

Pasquale Annicchino liberismo, mercato ,

God @ Wal-mart

26 ottobre 2009

Numerose relazioni presentate durante il Mises Seminar organizzato a Sestri Levante dal’Istituto Bruno Leoni hanno evidenziato la rilevanza dei fattori culturali, ed in particolare di quello religioso, nel discorso economico.

Una nuova pubblicazione della Harvard University Press, B. Moreton, To serve God and Wal-Mart. The making of a Christian Free Enterprise, HUP, 2009,  evidenzia la rilevanza della religione nell’ambito del fenomeno Wal-Mart, il più grande rivenditore al dettaglio del mondo.

Non ho ancora letto il libro, ma, che si aderisca meno alle teorie dell’autrice, non si può non sottolineare che potrebbe trattarsi di una buona lettura.

Segue sinossi:

In the decades after World War II, evangelical Christianity nourished America’s devotion to free markets, free trade, and free enterprise. The history of Wal-Mart uncovers a complex network that united Sun Belt entrepreneurs, evangelical employees, Christian business students, overseas missionaries, and free-market activists. Through the stories of people linked by the world’s largest corporation, Bethany Moreton shows how a Christian service ethos powered capitalism at home and abroad…(continua)

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Pasquale Annicchino liberismo, mercato , ,

Tony Blair is unfit

15 ottobre 2009

Non ce ne vogliano gli amici de Il Foglio che hanno lanciato la campagna per la candidatura di Tony Blair alla guida del Consiglio Europeo. Chi scrive ha già espresso, mesi fa, la sua contrarietà. Se gli argomenti sul comportamento di Tony Blair durante la guerra in Iraq possono non convincere tutti i lettori, un liberale dovrebbe almeno preoccuparsi immaginando l’ex premier inglese a capo del Consiglio Europeo.

Se il record sulle politiche economiche può essere in larga parte condivisibile quello che preoccupa è la filosofia di governo che ha ispirato il partito laburista inglese durante gli anni di governo.

La Convention on Modern Liberty tenutasi a Londra lo scorso febbraio ha ampiamente dimostrato le violazioni sistematiche dei diritti civili compiute dal governo laburista durante le due legislature.

Per questo David Cameron rispondendo al report da noi redatto* (date un’occhiata ne vale la pena) dichiarò alla Convention:

When academics look back on Labour’s time in power the erosion of our historic liberties will surely be one of its most defining, and damning, aspects. Things we have long thought were part of the fabric of liberty in this country – such as trial by jury, habeas corpus with strict limits on the time that people can be held without charge, the protection of parliament against intrusion by the executive – have been whittled away.

Mentre Conor Gearty accademico vicino alle posizioni laburiste definì la Convention come un insieme di “covered right-wingers”, l’ Economist dedicò ampio spazio alla manifestazione.

Non siamo sorpresi dunque che statalisti del calibro di Walter Veltroni, Luciano Violante, e Andrea Romano (sul cui ruolo di direttore di Italiafutura abbiamo già riflettuto) sostengano oggi la candidatura di Tony Blair. Ah, dimenticavo Silvio Berlusconi.

No, un liberale non voterebbe mai per Tony Blair.

*Anche il programma Taking Liberties di Channel 4 ha ampiamente dimostrato le sistematiche violazioni dei diritti civili da parte del New Labour.

Pasquale Annicchino Senza categoria

Brooking Ferruccio

13 ottobre 2009

Da un po’ di tempo a questa parte le idee di David Brooks (oggi direttore dell’ AEI) circolano sulle pagine del Corriere della Sera.

Le recenti battaglie intraprese da Via Solferino  hanno fatto forse distrarre la redazione che non ha offerto ai lettori uno degli ultimi interventi dell’opinionista del New York Times.

Sostiene Brooks che mentre le elitè americane discutevano di preghiera nelle scuole pubbliche e di morale sessuale i reali problemi del paese non venivano affrontati.

Over the past few years, however, there clearly has been an erosion in the country’s financial values. This erosion has happened at a time when the country’s cultural monitors were busy with other things. They were off fighting a culture war about prayer in schools, “Piss Christ” and the theory of evolution. They were arguing about sex and the separation of church and state, oblivious to the large erosion of economic values happening under their feet…

Non finisce qui. Sostiene giustamente Brooks che il dibattito politico americano è strutturato attorno a categorie obsolete (lo stesso  ragionamento potrebbe applicarsi al contesto italiano).

Our current cultural politics are organized by the obsolete culture war, which has put secular liberals on one side and religious conservatives on the other. But the slide in economic morality afflicted Red and Blue America equally.

In realtà, ci dice Brooks, la prossima Guerra culturale sarà fra quelli che vogliono più Stato e quelli che difendono la primazia dell’homo faber. Di quelli che producono su quelli che consumano.

Forse il Corriere potrebbe ripensarci ed offrire ai suoi lettori questo contributo. Editori permettendo.

Pasquale Annicchino liberismo, mercato , ,

Montezemolo e l’ornitorinco

6 ottobre 2009

Dalle 15.30 di domani sarà possibile seguire in diretta la presentazione della nuova creatura di Luca Cordero di Montezemolo: Italiafutura. Molto si è scritto e molto si è detto a proposito dell’ advocacy group guidato da Andrea Romano. Come da tradizione di questo blog non entriamo nelle beghe della politica.  Qualche riflessione sulla nuova creatura montezemoliana appare però opportuna. Prosegui la lettura…

Pasquale Annicchino Senza categoria, liberismo, mercato ,

Siamo tutti Keynesiani?

24 settembre 2009

Qualche mese fa, in occasione del G20 londinese,  con  Massimiliano Vatiero avevamo accennato ad un “cambio di paradigma” , ovvero al ritorno di una visione neokeynesiana in campo economico. Ne esistevano i primi segnali, alcuni autori cominciavano a rivedere le loro posizioni. L’istituto Bruno Leoni ha già detto la sua sulla crisi, ma quello che scrive oggi Richard Posner può sorprendere, far ridere  o può semplicemente provocare una riflessione.

Sicuramente  non sarà un esercizio inutile.

Sostiene Posner:

I decided I had better read The General Theory. Having done so, I have concluded that, despite its antiquity, it is the best guide we have to the crisis

Vi risparmio qualsiasi commento e rimando alla fonte originale.

Pasquale Annicchino credito, liberismo, mercato

Riforma professioni

23 settembre 2009

DESCRIPTION

Lo avevamo detto.  Anche alla presenza di Maria Elena Valenzano, coordinatrice della Associazione Avvocati per la Libertà. Sedicente associazione neostatalista a difesa degli interessi costituiti.

E l’AGCM lo ha confermato. Vedi bollettino di guerra 35/2009.

La riforma della professione forense delineata dal testo adottato dal Comitato ristretto della Commissione Giustizia del Senato contiene disposizioni che determinano gravi restrizioni al funzionamento dei mercati e impongono oneri non giustificati a cittadini e imprese.
Lo scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in una segnalazione inviata a Governo e Prlamento. Per l’Antitrust, in particolare, destano preoccupazione le disposizioni che prevedono l’estensione dell’ambito delle esclusive, le nuove modalità di accesso alla professione, la disciplina delle tariffe, delle incompatibilità e della pubblicità.”

Pasquale Annicchino liberismo, mercato , ,

Le idee hanno delle conseguenze. Una nota su Irving.

19 settembre 2009

Ci sarebbe molto da scrivere in merito al lascito intellettuale e politico di Irving Kristol. Non è questa la sede opportuna, Oscar Giannino ci ha già dato un contributo sostanziale.

Quello che i lettori di questo blog possono trovare interessante è il rapporto dei neoconservatori con i principi del libertarismo.  Molte analisi di Kristol e dei neoconservatori, sebbene critiche nei confronti del welfare state, non arrivano mai a negarne la necessità.  Certo c’è modo e modo. Quello che i neocon cercano è una riforma radicale e non una negazione di principio.

Non è una cosa da poco.

Dal punto di vista delle politiche interne l’analisi neocon ha influito molto nell’elaborazione delle politiche dell’amministrazione Bush. Esempio primario ne è stata la Faith Based and Community Initiative voluta dal Presidente Bush.

Quello che è incontestabile, utilizzando una distinzione cara a Lon Fuller, è che per molti neocon le istituzioni pubbliche siano responsabili per la promozione di una “morality of aspiration“. Questo si è tradotto nell’ambito delle policies pubbliche in una devoluzione di numerose competenze, prima affidate allo Stato centrale, ai gruppi intermedi della società civile. In primis i gruppi religiosi.

Se infatti le strutture statali sono viste come un ostacolo rispetto al processo di responsabilizzazione personale, i gruppi religiosi sono visti come fondamentali rispetto a questo fine ed a quello di “moralizzazione della società”.  Era infatti il nichilismo uno dei nemici fondamentali che Kristol vedeva prefigurarsi per il capitalismo in Occidente

The enemy of liberal capitalism today is not so much socialism as nihilism.

Ma le idee  di Kristol hanno fatto proseliti.

What rules the world is idea, because ideas define the way reality is perceived

Lew Daly (ora fellow a Demos, NY)  era stato molto critico delle iniziative di Bush (God and the Welfare State, MIT Press) (qui una mia breve recensione), ma la sua prossima pubblicazione, (God’s Economy, Chicago University Press) in uscita a dicembre 2009, sembra essere molto meno critica della svolta inaugurata da Bush e continuata con alcune modifiche da Obama.

Irriducibili rispetto ad ogni schematismo le idee di Kristol continuano ad influenzare la politica e le politiche. Difficile giudicare se siano giuste o sbagliate, ma hanno avuto le loro … conseguenze.

Pasquale Annicchino liberismo, mercato , ,

Finanza islamica: Francia e Regno Unito alla guerra di religione

15 settembre 2009

Bianca o laica? Dalle nostre parti per la finanza sembra non ci sia altra alternativa possibile. Forse se ne sono accorti anche a Rocca Salimbeni (sede di MPS Siena). Mentre alcuni anni fa il servizio studi della banca senese aveva prodotto un interessante studio sulle prospettive della finanza islamica, poco sembra esser cambiato sullo scenario italiano. I motivi di questa inattività vanno forse ricercati sia nell’inerzia del legislatore ma  anche in quella delle nostre banche.

Fatto sta che mentre  le nostre banche pensano ad altro, la Francia e l’Inghilterra affilano i coltelli per la prossima guerra bancario-religiosa.

Obiettivo? Diventare l’hub europeo per la finanza islamica.

L’onda verde così avanza, con prospettive abbastanza promettenti.

Da noi i banchieri sono occupati a collezionare tessere di partito.

Pasquale Annicchino credito, finanza, mercato

Dedicata a te vecchio Hal

31 agosto 2009

Conosciuto soprattutto per le sue opere di “Diritto e Religione“, in realtà Harold Berman è stato anche un grande studioso del diritto commerciale internazionale e del diritto sovietico.

La decisione della corte d’appello russa che rende giustizia alla italiana Ferrero, mi ha fatto ricordare delle temerarie lotte a difesa dei diritti di proprietà intellettuale che Berman affrontava di fronte alle corti sovietiche.

Una storia su cui nessuno ha scritto, ma che sarebbe degna sia di un romanzo che di una pubblicazione scientifica.

Mentre sulle informative della C.I.A. , che vedeva, in piena guerra fredda, Berman volare di continuo fra Washington e Mosca, si poteva leggere “Who is this fucking cock?”, il vecchio Hal si batteva per difendere il diritto, “naturale”  per lui, di Arthur Conan Doyle sulle sue opere letterarie.

Ovviamente in tempi sovietici senza nessuna possibilità di vittoria.

Questo successo della Ferrero è dedicato anche a te vecchio Hal e soprattutto ci ricorda che quella per il cioccolato, oltre ad essere una guerra tra ghiotti è una partita commerciale globale. E l’Italia la sta giocando.

Pasquale Annicchino liberismo, mercato ,