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Quando lo Stato non mantiene gli impegni: la storia della Oliver Ogar di Montebello

21 giugno 2010

Il Corriere della Sera di oggi racconta la storia della Oliver Ogan, un’azienda di Montebello (Vicenza) all’avanguardia nella ricerca biotecnologica, alla quale il ministero dell´Università deve 5 milioni di euro misteriosamente bloccati tra gli ingranaggi della burocrazia, e che oggi rischia di dover vendere nonostante il prodotto, frutto di un progetto rivoluzionario nel campo della produzione vinicola, sia per l’85% venduto ancor prima di uscire dalla fabbrica.

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Navi cariche di protezionismo

7 giugno 2010

Nell’azione dimostrativa messa in atto giovedì scorso da Coldiretti al porto di Ancona c’è molto più che la semplice protesta contro i “falsi made in Italy” che contaminerebbero il nostro agroalimentare e farebbero crollare i prezzi dei nostri prodotti agricoli. Al porto del capoluogo marchigiano arrivano infatti ogni anno carichi di cereali e oleaginose, destinate al nostro mercato interno. Nelle dichiarazioni degli organizzatori della protesta si legge che nel porto di Ancona

ogni ora entrano 10.000 chilogrammi di grano straniero pronti a diventare ‘marchigiani’, con l’effetto di far crollare i prezzi dei prodotti delle nostre campagne (da 0,50 euro al chilo a 0,13 in due anni) e ingannare i consumatori.

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Boicottando le aziende israeliane si condannano i territori al sottosviluppo

26 maggio 2010

La polemica nata in questi giorni attorno all’ipotesi, comunicata con toni trionfalistici da alcune associazioni pacifiste, che Coop e Conad avessero aderito ad una campagna di boicottaggio dei prodotti di aziende  israeliane con impianti nei territori occupati, ipotesi che pare essere finora smentita solo da Conad, suggerisce alcune riflessioni.

Lo sviluppo e le opportunità di crescita dei territori occupati, così come di qualsiasi altra zona disagiata del mondo, deriva dagli investimenti che le imprese decidono di fare in quelle zone. Solo questo può creare posti di lavoro, maggior reddito procapite, sviluppo ed emancipazione. Per i territori occupati è una straordinaria fortuna la presenza delle imprese israeliane, una fortuna che in genere non hanno le altre zone non ancora pacificate del pianeta, dove in genere nessuno va a rischiare i propri soldi. Certo, le imprese israeliane possono investire in Cisgiordania, al di qua e al di là della green line, grazie allo stato di relativa sicurezza garantito dall’esercito israeliano.

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Land grabbing

19 maggio 2010

Salmone.org è un sito ben fatto, dove ci si occupa di biotecnologie e OGM con la competenza degli addetti ai lavori. Oggi pubblica i risultati di una ricerca dell’Università Sacro Cuore di Piacenza, dove si evidenzia come l’Europa sia il più grande importatore di prodotti agricoli: solo nella stagione 2007-2008, mentre incentivavamo con ogni mezzo le aziende a rinunciare a produrre, abbiamo di fatto utilizzato 35 milioni di ettari altrui per soddisfare il nostro fabbisogno.

In pratica l’Europa importa derrate alimentari per 45 miliardi di dollari ed il resto del pianeta produce (non certo a chilometri zero) cibo per consentire agli europei di parlare di agricoltura non intensiva, di decrescita, di basso impatto, scandalizzandosi del fatto che la Cina compra milioni di ettari in giro per il mondo per produrre alimenti

C’è bisogno di aggiungere altro?

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Le regioni in rosso dovranno aumentare le tasse. E chiudere, finalmente, gli ospedali inutili

14 maggio 2010

La notizia che quattro regioni (Lazio, Campania, Calabria e Molise) non riceveranno più i fondi del FAS per ripianare i conti in rosso del proprio sistema sanitario è una buona notizia. Anche se questo significherà necessariamente più tasse (anche per il sottoscritto, ahimé, che risiede nel Lazio nonostante pochi chilometri lo separino da due regioni “virtuose” come Umbria e Toscana).

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La débâcle della PAC. I dati di Eurostat

11 maggio 2010

La complessità dell’intervento pubblico in agricoltura rende difficile l’interpretazione di qualsiasi dato statistico. Non c’è fattore che non venga influenzato e distorto dalle misure della Politica Agricola Comune e da interventi che, nel tentativo di correggere le distorsioni provocate da interventi precedenti, ne producono altre sempre più profonde e contraddittorie. Allora proviamo a dare semplicemente un’occhiata ai dati sull’evoluzione percentuale dei redditi agricoli reali pubblicati nell’ultimo rapporto di Eurostat.

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Ambientalisti, leghisti, squadristi e sei semini di mais Ogm

1 maggio 2010

La prossimità ideologica tra ambientalisti e Lega Nord sugli Ogm deve aver creato più di un imbarazzo di stomaco, se il leader dei Verdi Angelo Bonelli, commentando la semina dimostrativa di sei (6) semi di mais geneticamente modificati a Vivaro, dichiara:

E’ ormai evidente che l’opposizione dell’ex ministro dell’Agricoltura Luca Zaia agli Ogm era solo una trovata elettorale e che l’attuale governo non fa nulla per evitare che il made in Italy agroalimentare non sia messo in ginocchio dalle semine illegali biotech.

Può anche dispiacere a Bonelli, ma le pretese del fondamentalismo ambientalista e le velleità autarchiche della Lega si abbeverano alla stessa fonte. Quella che pretende che il ruolo della politica sia quello di mortificare le opportunità e la libertà delle persone, di proteggere gli individui da loro stessi perché gli individui non sono in grado di badare a loro stessi. E anche se nel linguaggio usano sfumature diverse (biodiversità/protezionismo, ecosostenibilità/autosufficienza, tipicità/tradizioni) il modello a cui fanno riferimento è sovrapponibile. Bonelli, Zaia e i loro sodali sanno benissimo che gli Ogm (come ogni novità che la tecnologia ha messo a disposizione dell’umanità) hanno successo, sia tra gli agricoltori che tra i consumatori, ovunque riescano a venire incontro alle esigenze del mercato. Ma non essendo in grado di capire il perché, non accettando che le persone possano seguire strade che si discostino dai loro modelli, non resta loro che appellarsi alle paure irrazionali, soffiare sul fuoco delle psicosi, invocare l’intervento dei gendarmi, o peggio ancora delle ronde.

E l’aggressione che Giorgio Fidenato e gli agricoltori di Vivaro hanno subito ieri da parte di un gruppetto di squadristi no-global dimostra soltanto che quando gli idioti fanno l’appello trovano sempre truppe disposte a seguirli.

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La vera storia della patata Ogm

27 aprile 2010

Non sempre le potentissime lobbies del cibo transgenico hanno la vittoria garantita. A sorpresa hanno appena subito una cocente sconfitta sui loro piani di introdurre nuovi tipi di patate ogm

E la sconfitta, annunciata con toni così trionfalistici da Repubblica, sarebbe la seguente: interpellati recentemente da Greenpeace in Germania, i colossi del fast food hanno confermato di non volere ammettere nei loro menu patate geneticamente modificate. Non è proprio uno scoop, anzi la storia è abbastanza vecchia, e vale la pena riportarla correttamente (e non c’entra nulla con la vicenda della patata Amflora, la cui coltivazione è stata recentemente ammessa dall’UE, ma che non è destinata all’uso alimentare).

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Si torna a parlare di caccia. Ma il problema sono i diritti di proprietà

16 aprile 2010

Come agricoltore e titolare di una azienda agrituristica, sono spettatore abbastanza interessato del dibattito seguito all’approvazione in commissione agricoltura dell’emendamento che autorizza le regioni ad allungare il calendario venatorio oltre i limiti attuali (1 settembre – 31 gennaio). In particolare appaiono sensate le obiezioni di chi, come il ministro Brambilla, si preoccupa che la possibilità di estendere al mese di agosto (oltre che febbraio) la stagione della caccia possa avere ricadute negative sul turismo rurale.

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Vuoti normativi e vuoti cerebrali

9 aprile 2010

Degli incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica penso tutto il male possibile. Perché sono antieconomici e producono una quantità risibile di energia, come dimostra il caso della Germania, sempre incredibilmente citato come esempio virtuoso, dove

le installazioni di nuovi moduli fotovoltaici nel solo anno 2009 sono costati ai consumatori oltre 10 miliardi di euro, e così sarà per il prossimo ventennio. E questo per immettere sulla rete elettrica lo 0,3% della domanda nazionale, praticamente nulla. Per tutti i pannelli installati prima, gli incentivi ammontano a oltre €30 miliardi

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