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Pareggio di bilancio: che sia una cosa seria

9 agosto 2011

Invia una e-mail ai Presidenti di Commissione. Non sprechiamo un’altra occasione!

Per restituire fiducia ai mercati, il Governo ha annunciato una modifica della Costituzione, che sancisca l’obbligo del pareggio di bilancio. Le Commissioni parlamentari Affari Costituzionali e Bilancio resteranno al lavoro, nel mese di agosto, per lavorare sul nuovo testo dell’articolo 81.

E’ agli atti una proposta del Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, Nicola Rossi, per introdurre una regola di responsabilità fiscale nella Costituzione italiana.
Tutte le proposte possono essere migliorate, ma riteniamo sia importante ricordare ai nostri rappresentanti che non è possibile pensare a una modifica costituzionale seria, se essa non contiene un meccanismo sanzionatorio adeguato (le regole non possono prevedere la loro stessa infrazione) e se non viene messo un limite massimo alla spesa pubblica. Prosegui la lettura…

debito pubblico, spesa pubblica

Il buco nell’acqua / SPECIALE REFERENDUM

12 giugno 2011

Liberalizzache? Sul risparmio, la politica si fa ras

2 febbraio 2011

di Oscar Giannino e Camilla Conti

Il futuro di Pioneer, il maggior gestore di risparmio gestito con passaporto italiano messo in vendita da Unicredit, ormai è diventata una questione “di sistema”, come si suol dire in Italia quando s’intende che entrano in gioco fattori preminenti non di schietta natura economica dal punto di vista della massimizzazione del vantaggio per gli azionisti . Essendo tre operatori stranieri (i francesi Amundi e Natixis e la britannica Resolution) in short list per rilevare la società di gestione di Piazza Cordusio, la valorizzazione di Pioneer potrebbe concludersi con la migrazione all’estero di una parte consistente del risparmio degli italiani. Ipotesi che ha suscitato timori e mobilitato reazioni di peso e sostanza. 

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Antitrust, liberismo, mercato , ,

Capodanno coi botti. Il debito esplode

1 gennaio 2011

La Banca d’Italia ha diffuso il dato (provvisorio) sul debito pubblico ad ottobre 2010: 1.867,4 mld. Ai primi di ottobre, il nostro modello stimava un debito per ottobre pari a 1.853,2 mld, ergo abbiamo sottostimato il debito di quasi 14 mld. Siamo sicuri che a tutti avrebbe fatto piacere se avessimo avuto ragione, ma il Leviatano ha vinto un’altra volta. Perché stiamo sistematicamente sottostimando la crescita del debito? E perché, probabilmente, a dicembre abbiamo sovrastimato la sua riduzione dovuta alle abituali operazioni di buyback del Tesoro? Il nostro modello si basa, necessariamente, su quanto è accaduto negli scorsi anni. Ma, come recita la maledizione cinese, stiamo vivendo in tempi interessanti, caratterizzati dal rallentamento della crescita economica e, con essa, delle entrate fiscali. Le spese, invece, non scendono mai. Sicché il paese deve indebitarsi di più, per rispettare l’equilibrio dei conti. In altre parole, le cose continueranno ad andare peggio di come sembra, perché – in assenza di riforme – nella migliore delle ipotesi, continueremo ad andare alla deriva, come accadeva prima della crisi. Nelle ipotesi più pessimistiche, andremo alla deriva in modo violento, sfasciandoci sugli scogli. Lo scoglio più grande è, appunto, il debito.

Proprio per questo, noi continuiamo ad informarvi e a fare il nostro lavoro; a gennaio prevediamo che il Debt clock riprenderà a crescere ad una velocità di 8515 euro al secondo (!!), per raggiungere, a fine mese, la cifra di 1.858,5 mld dopo la riduzione di fine anno. Insomma: il calo di dicembre è durata lo spazio di un’illusione. Non esiste un Babbo Natale abbastanza generoso da portarsi via il fardello che pesa su di noi, i nostri figli e i nostri nipoti. C’è un solo modo di uscirne: riforme pro-crescita a costo zero, come le liberalizzazioni, privatizzare tutto il privatizzabile, e tagliare la spesa per ridurre le tasse. Qui ci sono i nostri suggerimenti per liberare l’Italia. L’alternativa è pianto e stridor di denti. (ll&cs)

debito pubblico, spesa pubblica , , , , ,

Peggio di quel che credete

13 novembre 2010

I lettori più attenti noteranno che oggi il valore del debito pubblico stimato dal nostro orologio ha fatto un “salto” di circa 4 miliardi di euro: da circa 1853 miliardi di euro a circa 1857 miliardi.

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Tea Party Italia risponde

30 agosto 2010

Riceviamo da David Mazzerelli (coordinatore nazionale Tea Party Italia) e volentieri pubblichiamo

Approfitto di Chicago Blog e della consueta franchezza che contraddistingue il suo direttore, Oscar Giannino, per chiarire alcune questioni emerse su un articolo – qui pubblicato – in cui viene citato più volte, spesso in maniera scorretta, il movimento dei Tea Party italiani. Queste erronee interpretazioni del nostro lavoro seguono le mistificazioni della stampa italiana che – in seguito al’evento “Restoring Honor”, che Glenn Beck ha promosso lo scorso sabato, portando centinaia di migliaia di persone a Washington – ha parlato di un movimento di “ultra-destra” che avrebbe niente meno che Sarah Palin come leader maximo.
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Diritti individuali, liberismo, Stati Uniti , , ,

La volpe e il tè

30 agosto 2010

“L’ottimo post di Alberto Mingardi da Washington sulla giornata Restoring Honor ha suscitato molti commenti. Luca Fusari torna qui con le sue opinioni sulla peculiarità liberataria dei Tea Parties rispetto allo show Dio-Patria-Famiglia messo in piedi dalla Fox e rispetto alla tendenza GOP di ‘riprendere il controllo’ del movimento in vista del midterm. Ma Luca affronta anche il tema della possibilità e opportunità di qualcosa di simile in Italia, come aveva chiesto rilanciando ieri Mingardi su Facebook. Spero che altri vorranno contribuire con le loro opinioni. E’ venuto il momento, di dare all’iniziativa libertaria-liberista un fremito di energico attivismo, fuori dai partiti per me, nella società italiana?”  O.F.Giannino Prosegui la lettura…

Diritti individuali, liberismo, Stati Uniti , , , ,

Lettera aperta al Corriere della sera contro il populismo economico

21 maggio 2010

di Franco Debenedetti, Oscar Giannino, Antonio Martino, Alberto Mingardi, Roberto Perotti, Nicola Rossi, Paolo Savona, Vito Tanzi

Caro Direttore, nei momenti di grande incertezza, il ruolo dell’informazione è assai delicato. Se gli economisti rischiano spesso di essere i consiglieri del principe, estendere i rudimenti della cultura economica e finanziaria costituisce condizione per un dibattito pubblico più consapevole. Additare untori e alimentare spauracchi (come è stato fatto nelle ultime settimane) suscita gli istinti peggiori, confonde la cause della crisi, nasconde le responsabilità vere. Per questo motivo, oggi la stampa indipendente ha innanzi a sé una missione davvero cruciale. Per assolverla appieno, nell’interesse del lettore e dell’elettore, riteniamo importante richiamare l’attenzione su alcuni dati di realtà. Prosegui la lettura…

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Exit strategy: Antitrust batte Consob ma…

4 maggio 2009

A proposito di quanto scritto in precedenza da Giannino, sulla temporaneità necessaria degli interventi straordinari giustificati dalla crisi economica, l’Antitrust ha appena battuto un buon colpo. Si tratta delle misure a potenziamento del controllo delle società quotate introdotte dal decreto legge numero 5 del 2009, in esame di conversione. Con un’apposita decisione comunicata al Parlamento, l’Antitrust ha preso in esame l’innalzamento dal 3 al 5% dell’ulteriore tetto azionario acquisibile senza obbligo di Opa da chi già detiene quote superiori al 30%, nonché l’aumento dal 10 al 20% del tetto di buyback. Per l’Antitrust, si tratta di misure restrittive del market for corporate control tali da ingenerare il rischio di un vero e proprio congelamento degli assetti attuali, dunque il legislatore deve disporre, all’atto della loro assunzione, espliciti limiti temporali di vigenza, al fine di restituire al mercato la sua fluidità ordinaria non appena cessata la dichiarata emergenza. Si tratta di una lezioncina che l’Autorità guidata da Catricalà alla Consob prima ancora che alla politica, poiché in realtà le misure restrittive erano state indicate da Cardia prima ancora che governo e maggioranza le facessero proprie. In materia di buyback fa del resto testo quanto dichiarato da Warren Buffet due giorni fa. “Credo che una sola volta nell’arco di tanti anni”, ha detto, “seri numeri alla mano il titolo Berkshire meritasse davvero di essere considerato a un fair value superiore a quello giudicato dal mercato. Mentre vale sempre, che i buyback non sono praticamente mai nell’interesse degli azionisti non di controllo”. Ottima decisione, dunque. Peccato che analogamente l’Antitrust avrebbe dovuto comportarsi, in materia di restrizioni alla concorrenza per esempio in materia di traffico aereo quando venne varato il decreto Alitalia, in base al quale avvenne poi la cessione a Cai… Ma meglio tardi che mai, come si suol dire.

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Gdp Usa, una frenata che fa sperare

29 aprile 2009

I mercati finanziari hanno preferito guardare al bicchiere mezzo pieno, e non a quello mezzo vuoto. Eppure in sé e per sé la prima stima rilasciata oggi del Gdp Usa nel primo trimestre 2009 è stata di gran lunga peggiore rispetto alle attese: un declino su base annuale del 6,1%, dopo il 6,3% dell’ultimo quarter 08, e il meno 0,5% del terzo 08. E’ dal 1958, che l’economia americana non sperimentava una frenata di tali proporzioni e durata. Ma a rincuorare i mercati – a parte i risultati migliori delle attese di due giganti dei media – è il fatto che i consumi Usa dopo due trimestri di netto calo riprendono a salire del 2,2%, che è il miglior dato tendenziale da due anni a questa parte, comprendendo sia i beni durevoli che semidurevoli. Anche il dato dell’inflazione è superiore di un punto all’1,8% atteso, e dunque testimonia che la deflazione si allontana. E’ la prima volta in 16 mesi che il calo dei prezzi immobiliari non accelera. E sarà sicuramente l’ultimo trimestre – dopo gli stanziamenti monstre del Congresso voluti da Obama – in cui anche la spesa pubblica diminuiva del 4%, contribuendo energicamente alla decrescita del prodotto. L’analisi generale è che il fermo della produzione per esaurire il più possibile le scorte prima di decidere se riprendere a produrre e soprattutto a investire – testimoniato da un calo superiore al 30% nel trimestre – dovrebbe ora andare incontro al principio di un effetto sostituzione per far fronte ai primi timidi segnali di ripresa dei consumi. Per la diversa catena intertemporale di trasmissione di incentivi e decisioni tra domanda e offerta, il quadro resta compatibile con una disoccupazione che dall’8 e qualcosa per cento possa giungere anche fino al 10%: ma inizia a prevalere il sentiment che proprio dai dati del primo trimestre qualche luce si possa intravvedere.

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