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Hazlitt. Capitolo 10 – Il feticismo della piena occupazione

In questo capitolo Hazlitt evidenzia come la piena occupazione fine a stessa sia un obiettivo antieconomico. Piuttosto sono da perseguire, insieme, sia la piena occupazione che la massima produzione, tenendo ben presente però che la prima è uno strumento, non sempre necessario, al raggiungimento della seconda, che è il fine imprescindibile. E questo perché una piena occupazione improduttiva, di tutta evidenza, non ha senso alcuno.

Il progresso economico dell’umanità è sempre stato realizzato dalla combinazione ottimale tra quantità di lavoro e produzione. Eppure, l’attenzione rivolta all’interesse di una minoranza porta a trascurare una tale evidenza e il risultato è che un mezzo come la piena occupazione viene elevato a fine, dimenticandosi di quello che è il vero fine dell’economia.

Occorre allora tornare a chiedersi quali siano le politiche economiche da adottare per riprendere a perseguire la massimizzazione della produzione.

23 gennaio 2012 liberismo, Libertà, mercato, pensiero, teoria ,

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  1. Marco Tizzi
    23 gennaio 2012 a 19:14 | #1

    Altra gigantesca idiozia. Ma non c’erano posti disponibili in agricoltura?
    Il fine imprescindibile è la massima produzione? Ma ci rendiamo conto di quale immensa stupidaggine quest’uomo riesce a scrivere?
    Proviamo a fare un gioco: poniamoci come fine imprescindibile la felicità dell’uomo, nel rispetto della felicità altrui e nell’imprescindibile, quella sì, salvaguardia del pianeta terra, almeno fino a quando non ne troviamo un altro disponibile.

    Occorre tornare a chiedersi, piuttosto, quali siano le politiche da adottare affinché gli economisti si dedichino a qualcosa di utile per l’universo.

  2. matteo
    23 gennaio 2012 a 20:06 | #2

    elalà gigantesca idiozia mi sembra piuttosto esagerato; se io potessi non lavorare per la grande abbondanza che c’è in realtà smetterei subito dedicandomi alla nobile arte del consumare a volontà! non credo che sarei l’unico..

  3. Marco Tizzi
    23 gennaio 2012 a 20:17 | #3

    @matteo
    Infatti l’idiozia è la massima produzione, non la massima occupazione.

  4. Roberto
    23 gennaio 2012 a 22:04 | #4

    condivido sostanzialmente quando dice marco:
    1) la “produzione” (cioè agricoltura, estrattivo ed industria), nei paesi europei costituiscono solo il 30% del PIL. Meglio rendere più efficiente il restante 70%
    2) la “produzione” deve essere venduta e produrre senza vendere è un costo.

  5. matteo
    25 gennaio 2012 a 20:00 | #5

    @roberto,
    guardate che l’economista per produzione non intende solo agricultura e industria,ma tutto cio che si produce!(inclusi i servizi!)

  6. Neri Bruno
    26 gennaio 2012 a 3:08 | #6

    Certo, il feticismo della piena occupazione può portare alla follia, esempi: ex URSS e Cuba di Castro, mentre il feticismo della massima produzione ( senza una equa ridistribuzione e una soddisfacente occupazione) non riesce neanche a realizzarsi, si taglia le gambe da solo, perchè per produrre bisogna anche vendere a qualcuno, senza contare che può produrre infelicità e rivolte popolari. Temo che il libero mercato mondiale ci stà avviando su questa strada, spero di sbagliarmi, ma temo fortemente.

  7. matteo
    27 gennaio 2012 a 9:27 | #7

    …”modificando opportunamente le dotazioni iniziali con particolari strumenti di redistribuzione, imposte o sussidi in somma fissa (lump sum tax), un’economia concorrenziale consente di raggiungere qualsivoglia stato sociale Pareto efficiente sulla frontiera massima dell’utilità”. é un risultato perfettamente compatibile con la perfetta concorrenza!Quindi è erroneo pensare che il liberismo causi squilibri distributivi.Gli squilibri sono da attribuire ad interventi sbagliati da parte delle istituzioni.

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