Il decreto liberalizzazioni dovrebbe passare in Consiglio dei ministri il prossimo giovedì. Un decreto che dovrebbe affrontare l’apertura di molti mercati, in un paese, quale è l’Italia, che da troppi anni è fermo.
Cosa ha fermato le liberalizzazioni? Diversi Governi in Italia hanno annunciato le liberalizzazioni, senza poi riuscire a mettere in pratica le promesse. Da ultimo il Governo Berlusconi, che le aveva annunciate, ma arrivate in Parlamento, si fermarono di fronte alle modifiche dei diversi parlamentari, rappresentanti delle stesse lobbies corporative.
Questo è il primo pericolo per il Governo Monti: che nel passaggio parlamentare il decreto venga stravolto. Ma questa volta i vincoli dei mercati sono troppo stringenti ed è impossibile che i parlamentari non se ne accorgano.
Lo spread è stabilmente sopra i 500 punti e il 7 per cento di tasso d’interesse non è sopportabile a lungo, con un debito che viaggia intorno al 120 per cento del prodotto interno lordo.
L’Italia è una Repubblica basata sulle corporazioni. Storicamente è stato così, dato che sono nate addirittura sotto il fascismo e si sono stabilizzate nel corso dei decenni.
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Andrea Giuricin liberalizzazioni Alitalia, corporazioni, debito, liberalizzazioni, Manovra Monti, politica, riforme, spread, svalutazione
Bankitalia ha diffuso il dato per novembre 2011: 1.905 mld, in lieve riduzione rispetto mese precedente (-0,22%)
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Luciano Lavecchia Bankitalia, debito pubblico, macroeconomia Bankitalia, debito, debt clock, orologio
L’oggetto polemico del quarto capitolo è la fiducia acritica negli effetti benefici della spesa pubblica.
Hazlitt non mette in discussione i servizi pubblici essenziali, ma invece fa notare come si vada diffondendo in modo pervasivo la propensione a passare da ciò che è necessario fare a ciò che è possibile fare o “inventare” grazie alla spesa pubblica.
In tal modo, quest’ultima ottiene un consenso irrazionale e incondizionato, diventando un miracoloso strumento per accontentare le diverse parti sociali e per “far lavorare la gente”, ignorando del tutto i costi-opportunità. Quanto non è chiaramente e immediatamente visibile, viene insomma negato. In tal modo si pensa di essere gli abili artefici della creazione di nuovi posti di lavoro, mentre in realtà si sta solo spostando lavoro. Con l’intervento statale, in effetti, taluni lavori vengono annullati o distrutti in quei settori economici che non sono particolarmente interessanti agli occhi di questo o quel gruppo particolare. Prosegui la lettura…
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