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Disobbedienza fiscale: i presupposti dimenticati, è ora di riscoprirli!

E’ tempo di riscoprire i presupposti della disobbedienmza fiscale. Pubblica e organizzata. Befera e l’Agenzia delle Entrate ed anche Equitalia non c’entrano. Chi manda bombe e proiettili, è il nostro nemico e deve smetterla al più presto. Perché ci sono cascati tutti o quasi. Per l’ennesima volta. Ed è anche per questo che nutro una considerazione sempre più elevata per Attilio Befera, il capo dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, e per la sua squadra che da anni ha mutato assetto organizzativo, efficacia e risultati concreti della lotta all’evasione, in perenne crescita. Non è un camaleonte perché confermato da sinistra e destra, come ha titolato La Stampa, perché in un Paese iperammalato di spoil system se Visco e Tremonti gli hanno dato fiducia è solo per i risultati concreti. E non è vero che la lena delle Entrate si è attenuata quando non c’era Visco, come l’intemerato deus ex machina fiscale della sinistra ha tuonato in un’intervista dopo Cortina. Al contrario, Befera coglie nel segno non solo perché il recuperato fiscale è cresciuto sempre e raddoppiato in cinque anni superando gli 11 miliardi in 12 mesi. Va a segno anche perché si è fatto aumentare i poteri sia dalla destra che dal governo dei tecnici. E perché l’azione delle Entrate si svolge anche con un abile occhio agli echi mediatici delle sue iniziative. Dai vip dello sport alle star dello spettacolo ai vacanzieri di Cortina, l’incazzatura dei lavoratori dipendenti soggetti senza scampo al sostituto d’imposta è assicurata. Ma il problema non è Befera e non sono i suoi. Fanno tostamente il loro mestiere.  Il viso dell’arme è ciò che lo Stato chiede loro.  Servono lo Stato. Il problema è la politica, che dello Stato scrive le leggi fiscali. Anzi i decreti legge, le circolari e i regolamenti, in violazione dell’articolo 23 della Costituzione che prescrive la riserva di legge assoluta per i nuovi tributi. Il problema è la giustizia, che tanto in Cassazione quanto alla Corte costituzionale ha accumulato una terrificante giurisprudenza a senso unico, per la quale in materia fiscale lo Stato ha praticamente sempre ragione. Ha sempre ragione, anche quando asimmetricamente pretende per sé un rispetto assoluto dei tempi di versamento e del quantum gli si deve, mentre per pagare le fatture dovute ai privati o per il rimborso dei crediti fiscali impiega discrezionalmente anni. Ha sempre ragione, anche quando stabilisce e pretende che per la sola temeraria decisione del contribuente di accedere a contenzioso fiscale, questi debba versare allo Stato subito un terzo di ciò che lo Stato pretende e che i contribuente contesta, con in più oneri e aggi. Ha sempre ragione, anche se nel contenzioso il giudice tributario non è affatto terzo rispetto a contribuente ed Entrate, ma di fatto parte esterna e concomitante dell’amministrazione tributaria. Ha sempre ragione, anche quando con il governo Monti lo Stato dispone il pieno accesso delle Entrate non solo ai conti bancari con relativi saldi, ma a qualunque operazione bancaria da parte di chiunque. Col che in nome della lotta all’evasione e al riciclaggio passiamo da una foto statica del patrimonio e dei saldi bancari di noi tutti all’integrale film comportamentale di qualunque cosa facciamo per ogni singola unità di tempo. In maniera che un pm potrà anche solo da una successione di operazioni bancarie nel tempo incardinare fascicoli identificandoli come ipotesi di reato. E la Costituzione, dove la mettiamo?

Gli studi di settore, per anni divenuti strumenti induttivi dai quali far discendere unilateralmente da parte dello Stato cifre d’affari, basi imponibili e imposte dovute e pretese, prescindendo da ciò che capita davvero in concreto a ciascuna microimpresa artigiana o professionale interessata, non sono forse in violazione dell’articolo 53 della Costituzione sulla capacità contributiva individuale? E i conti correnti in toto girati allo Stato, non sono violazione dell’articolo 15 della Carta Fondamentale? Quell’articolo che testualmente afferma: “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”?

Il diritto naturale pre esiste a ogni statuizione dell’ordinamento positivo, per chi non è hegeliano sostenitore dello Stato etico, e non fa differenza se sia rosso o nero a seconda di quale filone dei discepoli di Fichte abbia fondato le rispettive ideologie politiche. Ma ogni più sacro fondamento del diritto di persone e individui viene da anni sempre più calpestato, in materia fiscale. Perché lo Stato assetato di risorse si dà ragione nel diritto e nella giurisprudenza. Persino l’abuso di diritto, secondo la Repubblica italiana e i suoi giudici, si configura solo a carico del contribuente contro lo Stato e mai viceversa. Nemmeno quando l’Agenzia delle Entrate non rimuove i pignoramenti su appartamenti per debiti fiscali contestati inferiori agli 8mila euro, come pure una sentenza di Cassazione avrebbe stabilito nel 2010.

Quando si muovono tali obiezioni una risposta corale viene immediatamente dal fronte statalista, che di fatto ha accomunato negli anni sinistra, destra e oggi governo dei tecnici, tutti uniti nella sacra parola d’ordine “lotta all’evasione”, tutti dimentichi e conniventi dello scandalo di una pressione fiscale in perenne crescita, salita di oltre 20 punti di Pil in una sola generazione, al continuo inseguimento di una spesa pubblica superiore a metà del prodotto nazionale, scandalosamente inefficiente e clientelare, al servizio degli interessi di chi protempore amministra lo Stato perennemente, impunemente e sfacciatamente spacciati per interesse generale. La risposta corale del fronte statalista è “vergogna, voi difendete quei criminali abietti che sono gli evasori”.

 Le quattro mosche bianche residue liberali ne hanno le tasche piene, di questa accusa. Non serve aver letto e citare de la Boètie e John Locke, sant’Agostino e san Tommaso, Thomas Jefferson e l’abate Mably (che pure è fondatore del socialismo utopico, più che liberale), i fondamenti del diritto naturale in materia fiscale che hanno ispirato le grandi evoluzioni liberali della Storia, la testa tagliata di Carlo I e la Glorious Revolution del 1688, la rivolta delle Colonie americane e la nascita egli Stati Uniti. Ti aggrediscono come un nemico del popolo, dicono che vuoi sottrarre risorse ai servizi pubblici. Quando invece è vero il contrario. Loro mandano in tv spot tambureggianti in cui l’evasore è accusato di rubarmi in tasca, quando invece tutto ciò che lo Stato recupera se lo tiene per sé come spesa aggiuntiva, mica lo retrocede a chi le tasse le paga per premiarlo: ed è colpa suprema del centrodestra, non aver riconosciuto e introdotto tale principio.

E allora, penso io, è tempo che i liberali si organizzino. E che pensino alla disobbedienza fiscale. Quella pubblica e autodichiarata. Esposta a pene che spacchino e facciano discutere l’opinione pubblica per aprire gli occhi e risvegliare coscienze dormienti. Alla ricerca di magistrati che incardinino presso la Corte costituzionale giudizi incidentali che sollevino il problema dell’incostituzionalità di una delle tante aberrazioni fiscali che nel nostro Paese ci hanno reso servi di fatto, da cittadini di nome. Ce ne sarà almeno uno, su settemila magistrati, che la pensi così. E che segua la stessa strada per cui la Germania 10 anni fa è tornata a un sacro rispetto di un tetto, aggiornato anno per anno con pubblico voto parlamentare, di reddito personale e familiare intangibile a ogni pretesa dell’ordinamento. E’ bastato stabilire questo, perché spesa pubblica e imposte siano scesi in equilibrio di quasi 7 punti di Pil, liberando energie potenti per la crescita del Paese e del benessere di ciascuno.

Le basi di diritto, per la disobbedienza civile fiscale? Ci sono eccome. Prendete La giustizia costituzionale di Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte e teso sacro alla sinistra. A pagina 276 dell’edizione 1988 leggerete: a) la legge incostituzionale non è obbligatoria; b) tuttavia non è neppure obbligatoria la disobbedienza ad essa, tale disobbedienza essendo solo consentita o ammessa; c) la disobbedienza alla legge è invece giuridicamente doverosa nei casi i cui i singoli si rappresentino con piena consapevolezza l’indiscutibile incostituzionalità della legge.

Alla prima sottocommisione della Costituente, il 3 dicembre 1946, furono tra gli altri Aldo Moro, Meuccio Ruini e Giuseppe Dossetti a difendere una formulazione che così recitava, annessa a quello che divenne poi l’articolo 54 odierno della Costituzione: “la resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino”. Togliatti, sprezzante, intervenne sostenendo che le rivoluzioni sono tali perché vincono, non perché esistano diritti alla disobbedienza in Costituzione. Naturalmente, la disobbedienza civile liberale non c’entrava nulla con le rivoluzioni rosse e nere. Ma tanto bastò perché la proposta cadesse, al fine di non dare appigli alla piazza filosovietica. E’ amaro dirlo. Ma gli statalisti che allora vinsero in nome della rivoluzione contro i diritti naturali della persona, oggi continuano a farne strame in nome del fisco e della spesa pubblica. Finché almeno qualcuno non si svegli, in campo liberale. Sve-glia-mo-ci! Non è cosa da far da soplòi. E non è da delegare alle associazioni di categoria e d’impresa. E’ cosa da uomini liberi, che sappiano misurare le parole agli insulti che riceveranno. Solo ancora ieri, Corrado Augias rispondeva a un lettore di Repubblica caricaturando i “pittoreschi personaggi” che vanno in tv e per gionali a dire quel che dico io e che pensiamo noi.  Saremo pure pittoreschi, ma abbiamo letto e studiato abbastanza per sapere che chi difende lo Stato nei suoi vizi e stravizi non può che essere un nemico della libertà. Fosse anche il più grande ideale a indurlo a giustificare una sopesa pubblica e un prelievo pubblico tanto scandalosi, per noui resta un ideale sbagliato. Perché la libertà viene prima.

12 gennaio 2012 Diritti individuali, evasione, fisco , , ,

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  1. Francesco
    15 gennaio 2012 a 18:07 | #1

    @Claudio Baldini

    Qui il problema non è la difesa dell’evasione, ma la paura di non potersi difendere di fronte alle pretese del fisco, al quale la stessa classe politica che ha massacrato di sprechi questo paese, ha dato poteri presuntivi assurdi e dai quali non c’è possibilità di difesa, il tutto condito dal pressappochismo e autoritarismo che hanno contraddistinto da 150 anni la storia di questo paese

  2. roberto
    15 gennaio 2012 a 19:04 | #2

    Caro Giannino,
    parole sante , la seguo in molte delle sue trasmissioni e mi complimento per la sua capacità di analisi ,sintesi ed oggettività delle problematiche economiche e non solo , le chiedo di essere leader e organizzatore di un nuovo mondo liberale , ne ha tutte le capacità , in Italia siamo in un mare di guai …………………Un cordiale saluto Roberto

  3. EUgenio
    15 gennaio 2012 a 19:07 | #3

    POLITICI NEL RELITTO

    Buonasera Giannino,

    non c’entra con il tema ma esprimo il mio desiderio di mandare i politici dentro il relitto della Concordia e non i soccorritori a rischiare la vita!!!

    Che titolo hanno i peggiori di ordinare ai migliori di mettere a rischio la propria vita quando loro mai lo hanno fatto e mia lo faranno??

  4. JPaul
    15 gennaio 2012 a 19:26 | #4

    Provocazione:
    in questi momenti abbiamo, ahimè, un drammatico esempio di privato che, perseguendo il massimo profitto, magari risparmia su composizione, qualità, competenza, adddestramento del proprio personale (equipaggio) e su alcune dotazioni di sicurezza mentre il vituperato pubblico che interviene con sollecitudine, impegno, determinazione ed efficienza. Mah…di che pensare, volendo, senza preconcetti.

  5. Su istentale
    15 gennaio 2012 a 19:29 | #5

    Prima la Libertà. Poi tutto il resto è solo volontà.

  6. maxx
    15 gennaio 2012 a 20:54 | #6

    @alex61
    io ci sto!

  7. Cristallo
    15 gennaio 2012 a 21:34 | #7

    Mi scusi dottor Giannino come mai il counter del debito pubblico agganciato al suo sito continua a contare in avanti, il calcolo matematico va aggiornato visto che gli ultimi dati lo danno in calo, non di troppo ma in calo

  8. Cristallo
    15 gennaio 2012 a 21:37 | #8

    Chiedo venia è aggiornato… :-)

  9. Cristallo
    15 gennaio 2012 a 21:50 | #9

    Gentile dottor Giannino volevo complimentarmi con lei per il suo intervento alla trasmissione fuori onda sulla 7 soprattutto nel passaggio in cui diceva che noi lezioni da chi ha già rinazionalizzato le banche non dobbiamo prenderne, e ricordando che Deutsche Bank, la maggiore banca tedesca ha total assets per 2.3 trilioni di euro a fronte di un patrimonio netto di 52 miliardi di euro.

  10. Ecate
    16 gennaio 2012 a 8:33 | #10

    @Claudio Baldini
    Giannino lei abbaia alla luna.

    Lo stato esige che le tasse, giuste o sbagliate, belle o brutte che si ritengano, vadano pagate e qui fine della discussione. Personalmente penso sia meglio girare con le toppe al culo, nessun capriccio e pagare a testa bassa come uno schiavo, qualsiasi cosa lo stato voglia violentando norme costituzionali o interpretando a proprio favore, con dotte sentenze, e consentire sistematicamente sprechi e ruberie anche con i miei contributi piuttosto che avere problemi di pignoramento e costringere la mia famiglia su un marciapiede.

    Poi non mi risulta che con la dialettica e il confronto retorico si sia mai ridotta l’imposizione fiscale ed episodi come la rivoluzione per l’indipendenza delle colonie americane l’hanno confermato, ma non proseguo perché il reato di istigazione a delinquere è talmente vago e interpretabile che potrei venire frainteso e accusato di appoggiare la violenza. Rifletta sul fatto che l’ultima raccolta di firme dei cittadini per l’abrogazione della legge elettorale è stata, in uno stato in cui la sovranità è del popolo, bocciata.

    Ricordo una sua trasmissione di radio24 in cui un funzionario dell’agenzia delle entrate sosteneva con convinzione che TUTTI i contribuenti facessero i furbi, lei si adirò ma la convinzione è quella e l’inversione dell’onere della prova si fa, per tutti i furbi, adesso alquanto difficile. Come non credere ad un funzionario che con esperienza decennale e professionalità asserisce ciò: infatti ha ragione come l’hanno chi sostiene che tutte le donne sono meretrici, che tutti gli impiegati del pubblico impiego sono nullafacenti e via discorrendo.

    A quel signore che afferma “male non fare, paura non avere” e a tutti coloro che la pensano in egual modo, spero non debbano vivere l’esperienza di venire condannati in primo grado, nonostante la loro innocenza, per poi venire, se hanno fortuna, assolto nel secondo; come l’azienda di Pomezia che ha subito un accertamento in base agli studi di settore, e che ha vinto la causa tributaria tre anni dopo i pignoramenti di Equitalia, e dopo avere licenziato 25 dipendenti.

    Quindi :
    lo stato chiede le tasse,
    le tasse servono per i servizi,
    le tasse sono imposte per legge,
    le leggi sono giuste e vanno rispettate,
    chi non rispetta le leggi vuole fare il furbo,
    chi non paga le tasse, anche se non ha le risorse, sta facendo il furbo,
    i furbi sono parassiti da combattere perché tolgono servizi alla società,
    lo stato tramite l’agenzia delle entrate non si inventa nulla: applica e interpreta con parzialità e professionalità le giuste leggi dello stato,
    se inviano una cartella è perché qualcuno non ha rispettato tali leggi e quindi ha fatto il furbo,
    gli eventuali errori, con tutti gli strumenti a disposizione sono casi isolati da non essere rappresentativi e comunque sono sempre aperti ad un cordiale e pacifico confronto,
    Equitalia combatte i parassiti e i furbi individuati dall’agenzia delle entrate,
    W Equitalia perché ci fornirà migliori servizi.

  11. Mauro Silva
    16 gennaio 2012 a 9:49 | #11

    Ahi ahi, come siamo messi! Già il mio senso di impotenza nell’esprimere, sia pur in modo molto più modesto, concetti di questo tipo e sentirmi sempre dire che favorisco l’evasione fiscale, che sono un pessimo cittadino, si è acuito di molto. Ora leggendo questo articolo del mio giornalista preferito, il morale scende sotto i tacchi. Già da tempo mi sono chiesto come posso fare della disobbedienza civile verso uno stato “grassatore”, che non rispetta gli elementari di una nazione civile. Io, come tutti i dipendenti (non pubblico, ma privato e provato), ho la ritenuta alla fonte, il prelievo è quindi forzato e non concordato. Cosa posso fare se non evitare di chiedere, anzi rifiutare, quegli scontrini o fatture che a me servirebbero unicamente come carta straccia? Il 20/21 o il 23% di IVA su qualunque cosa io debba pagare, senza per questo vedermela riconosciuta come spesa (non accessoria, non parlo del telefonino di ultima generazione), tipo dover rifare gli esterni di casa o riparare la mia unica auto che mi serve per andare a lavorare, ossia quelle spese senza le quali io ora mi troverei a far parte di quella schiera di persone che mendicano un posto in cui stare o un lavoro per vivere. Evidentemente non vogliono dei cittadini ma dei sudditi.

  12. Fareri Edoardo
    16 gennaio 2012 a 9:53 | #12

    Come da tempo immemore scrivo sul mio blog di economia http://blog.libero.it/CLUBBENCHMARKING, il vero problema risiede nella mancata riduzione della spesa pubblica, della difesa della “spesa storica” da parte di lobbies della Pubblica Amministrazione, nella incapacità della Politica di misurarsi con i poteri forti. L’unica possibilità di ripresa economica, sta nel sostenere “la domanda” ed, evidentemente, l’operato del Governo Monti dirige verso direzione opposta. Non siamo in “recessione” come si sente dire ma bensì (ben più grave…) in DEFLAZIONE !

    Rag. Edoardo FARERI – Consulente di Direzione

  13. Cristiano
    16 gennaio 2012 a 10:10 | #13

    Condivido ogni parola del mitico Oscar Giannino. Ma dico: prima di disobbedire, abbiamo provato ad agire nelle regole della dempcrazia? Dopotutto, quando berlusconi mise al primo posto del suo programma le due aliquote di imposta al 23%-33% stravinse: quindi agli italiani interessa la liberazione fiscale. Un partito integralista liberal vero secondo me avrebbe grande seguito, in particolare al Nord e tra le categorie produttive. Oscar: metti in piedi una cosa nuova, presentati alle elezioni: prenderò la tessera N°1!

  14. franco selmin
    16 gennaio 2012 a 10:40 | #14

    mia nipote,15 mesi,circa 30 mila euro di debito pubblico
    mio nipote,5anni,circa 30 mila euro di debito pubblico
    Ad un drogato se continui a dargli soldi continua a spenderli in droga,e sempre più.
    Se poi lo mettiamo pure a tenere la cassa l’unica sua preoccupazione è spremere i soldi per comprarsi la dose giornaliera.
    Dichiarazione di Monti:”se non favevamo questa manovra in fretta mancavano i soldi per pagare gli stipendi pubblici”.

  15. waldimiro
    16 gennaio 2012 a 10:53 | #15

    Non sono liberal nel senso puro e duro, vivendo in uno stato del welfare e a cui devo la mia istruzione in scuole pubbliche, la cure mediche in ospedai pubblici e la pensione assicurata da speculazioni di soli fondi privati, non posso chiamarmi fuori dai miei doveri verso le future generazioni su cui abbiamo scaricato gran parte dei debiti che hanno tenuto in piedi questo Stato di cose. se vivessi in america forse sarei un liberal duro e puro, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte, detto questo la mia lotta privata è contro questa classe politica, o meglio contro il sistema creato dai politici in cui gli interessi privati della casta, spesso criminali o appoggiati da leggi a castam si appropriano indebitamente delle nostre tasse.
    La mia rivolta e la tesi con cui la sostengo sono spiegate dai fatti giornalieri che vengono fuori dal modo di condurre la politica e gli affari in Italia, ognuno di noi dotato di un minimo di discernimento può vederli se vuole, allora c’è poco da essere liberal in questo paese, prima dobbiamo liberarci di queste incrostazioni all’apparato rappresentato da uomini che offendono le istituzioni, questi non sono altro che lo specchio di una società, NOI TUTTI, che siamo liberal soltanto quando ci conviene in profitto personale e pochi disposti a rinunciare a qualcosa in cambio di vivere in un paese democratico con regole certe e rispettate anche a costo di rimetterci.

  16. Massimo74
    16 gennaio 2012 a 17:06 | #16

    @Trevisani Giuseppe

    “Con me chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere”

    Adolph Hitler (1936).

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