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Archivio per 21 dicembre 2011

Se lo Stato Italiano si mangia i due terzi del PIL italiano

21 dicembre 2011

Aumentare gli stipendi. Questa è la richiesta dei sindacati al Ministro del Welfare Elsa Fornero. La richiesta arriva subito dopo la chiusura della CGIL alla ridiscussione dell’articolo 18.

È da considerarsi assurda questa richiesta dopo che per molto tempo si è affermato che la produttività italiana è troppo bassa? Nelle precedenti settimane su queste colonne sono stati riportati studi che evidenziano che i salari italiani (soprattutto quelli pubblici) sono troppo elevati.

Affermando di aumentare i salari si cade nella contraddizione?

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E ora il fisco ci vuole mettere a dieta

21 dicembre 2011

Lo Stato non si mette a dieta, ma vuole metterci a dieta. Quale premura, quale solerzia. Dalla rivolta degli studenti di Los Angeles contro i menù a base di verdure e zuppe fino alla moda dilagante di una “fat tax” contro i chili di troppo.

L’ultima frontiera nell’isteria salutista collettiva si chiama così, tassa antigrasso. La Danimarca ha sdoganato per prima la grasso-esazione: dal primo ottobre burro, olio e biscotti hanno subito un sensibile aumento di prezzo. Per duecentocinquanta grammi di burro i danesi spendono il 14,1% in più, mentre il prezzo di un litro di olio d’oliva è salito di quasi sei euro. In questo modo entreranno nelle casse dello Stato danese circa duecento milioni di euro all’anno.
La grasso-fobia insita nella ricetta danese ha inaugurato la crociata europea contro i cibi spazzatura. In Francia dal 2012 arriva la taxe obésité contro le bibite zuccherate, Coca-cola inclusa. Ungheria, Norvegia e Finlandia hanno già affilato l’arma fiscale contro i consumatori di patatine e cioccolata; Svezia e Regno Unito si candidano a fare altrettanto.

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A margine del caso AT&T / T-Mobile

21 dicembre 2011

Dopo una battaglia lunga quanto una gravidanza, AT&T ha annunciato la rinuncia alla trattativa che le avrebbe garantito per 39 milardi di dollari il controllo della divisione statunitense di T-Mobile. È nel nome dei consumatori che regolatori, funzionari governativi e concorrenti hanno celebrato l’interruzione della trattativa. Non è, però, chiaro quali sarebbero i consumatori beneficiati dal fallimento dell’accordo: quelli di AT&T, che vedono sfumare l’opportunità di un necessario e sperato aggiornamento della rete? quelli di T-Mobile, che continueranno ad essere serviti da un’azienda che avrebbe preferito disimpegnarsi dal mercato americano? quelli dei concorrenti, che perdono una potenziale alternativa credibile? Prosegui la lettura…

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