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La manovra finanziaria e la sanità: riduzione non implica razionalizzazione

L’articolo 17 della manovra finanziaria (“Razionalizzazione della spesa sanitaria”) prevede una riduzione della spesa sanitaria pari a 7.950 milioni di euro: il livello di finanziamento sarà incrementato dello 0,5% nel 2013 e dell’1,4% nel 2014, una misura non sufficiente a coprire l’inflazione. Per raggiungere tale obiettivo sono previsti tagli sulla spesa per farmaci, dispositivi medici e assistenza protesica; saranno ridotti i salari del personale, oltre a venire introdotti nuovi ticket (per esami e visite specialistiche), che serviranno a pagare 381 milioni. Tale riforma è stata criticata soprattutto per la riduzione della spesa, il blocco di turn over del personale, i ticket e il tetto sulla spesa farmaceutica.

Relativamente alla prima, i dati OECD mostrano che in Italia non è elevata anzi, risulta essere leggermente inferiore alla media.

Total health expenditure as a share of GDP, 2009

Inoltre, il “Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corta dei Conti  evidenzia che “il peso della spesa sanitaria in termini di Pil si conferma sui livelli del 2009: 7,3  per cento (era al 6,9 per cento nel 2008)”, anche se “la spesa sanitaria complessiva è cresciuta nell’anno del 2,7 per cento, in seppur lieve accelerazione rispetto al 2009 (+1,8 per cento contro il +6,6 per cento nel 2008)”.

Il blocco del turnover, invece, secondo lo Smi (sindacato medici italiani) porterà nel 2014 a una riduzione del 10% dei medici, in un paese dove il tasso di impiego nel settore sanitario e sociale nel 2008 era del 7,2%, a fronte di una media del 9,9% (dati Ocse). È prevista la possibilità di rimuovere tale blocco per garantire i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e la ristrutturazione della rete ospedaliera, ma solo per i primari.

Sui ticket si è già scritto che essi rappresentano uno strumento utile, in quanto contribuiscono al finanziamento della spesa e tendono a responsabilizzare gli utenti e, quindi, a contenere la domanda. Inoltre consentono di responsabilizzare anche le regioni nei confronti dei cittadini, che potranno contare su un minor contributo statale e dovranno quindi trovare autonomamente i fondi per finanziare il sistema sanitario. Questa misura non rappresenta una novità, in quanto era già stata proposta dalla finanziaria 2007, ma di fatto si era poi stato attinto soprattutto alle risorse statali. Anche ora le regioni hanno la possibilità di evitare tale misura: utilizzando, ad esempio, un mix di un maggior numero di ticket di importo inferiore oppure decidendo di pagare con proprio fondi quanto necessario. Ad oggi, solo cinque regioni hanno già attivato la procedura (Lombardia, Lazio, Liguria, Puglia e Basilicata), mentre altre dieci hanno congelato tutto (Toscana, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Umbria, Piemonte, Veneto e Marche, oltre a Campania e Calabria sebbene sia previsto un piano di rientro debiti).

La manovra, infine, prevede un tetto di spesa pari al 2,4% della spesa farmaceutica, contro un ritmo di spesa del 4,4%. Se le regioni non riusciranno a sostenere tale costo, dal 2013 saranno co-responsabili anche le industrie farmaceutiche (pay-back) “in proporzione ai rispettivi fatturati per i farmaci ceduti alle strutture pubbliche”. Questa misura è giustificata dall’ammontare del deficit della spesa farmaceutica ospedaliera attestato tra i 2,2 e i 2,4 miliardi di euro, cifra quasi doppia rispetta al budget (conti dell’inserto “Farmaceutico” del Sole24ore del 19 luglio).

Complessivamente, la manovra inciderà poco sui reali problemi del sistema. Infatti si è visto che non è necessario tagliare, quanto intervenire sulle spese inefficienti, soprattutto in quelle regioni dove il disavanzo è elevato. Il deficit, inoltre, denuncia come in realtà il tetto sulla spesa farmaceutica sia eccessivamente basso, soprattutto per via dei costi sempre maggiori dovuti all’innovatività farmaceutica (che riguarda le malattie più gravi). Si tratta quindi di una misura, come quella del blocco del turn-over del personale, che renderà il settore sempre più rigido e incapace di adattarsi all’evoluzione della domanda e all’innovazione, a scapito degli investimenti e della qualità delle prestazioni. Senza considerare che in realtà il pay-back altro non è che una tassa pari a circa 700-800 milioni di euro che andrà a colpire le imprese del settore, benché non siano direttamente responsabili dell’eventuale mancata copertura dei costi da parte delle regioni. Queste ultime non avranno così alcun incentivo a impegnarsi per essere finanziariamente autonome o per limitare la spesa alle reali necessità.

L’unico aspetto positivo sono i ticket che, se effettivamente applicati, possono garantire sensibili benefici: grazie, infatti, al crescente peso dei ticket sui farmaci pagati dai cittadini, insieme all’ingresso nel mercato di un maggior numero di medicinali generici, è aumentato l’incasso delle Asl. La spesa farmaceutica territoriale risulta quindi sotto controllo, addirittura in calo dello 0,6% rispetto al 2009 (Corte dei Conti) e, secondo l’Aifa, del 3,6% negli ultimi 5 anni, a fronte di un aumento del 17,9% della spesa sanitaria nazionale. C’è però ancora molto da fare per ottenere dei risultati positivi. Infatti sui ticket e superticket regna l’incertezza: non è chiaro chi pagherà e quanto (pare che alcune regioni, come il Lazio, applicassero già il superticket) e spesso neppure i sistemi informatici sono adeguati. Il minor contributo statale andrà poi a pesare anche sulle regioni efficienti, che faranno più fatica a mantenere i conti in ordine, oltre a colpire quelle che hanno previsto dei piani di rientro: saranno quindi costrette a farvi fronte con un aumento delle tasse, che incrementerà la già elevata pressione fiscale. Le entrate poi, sebbene i costi fissi restino invariati, saranno ulteriormente ridotte, poiché l’aumento dei ticket renderà più onerose le prestazioni pubbliche (la ricetta per un normale esame costerebbe 26 euro, anziché i 16 richiesti dal privato presso il quale, tra l’altro, si evitano le lunghe liste di attesa)  e, quindi, e un numero sempre maggiore di cittadini opterà per le strutture private. Senza contare che il 46% della popolazione, quella che produce il 61% ricette in quanto malati cronici, sarà esente dal pagamento.

E’ ormai evidente che tale manovra liberalizza il servizio solo dal lato della domanda dei consumatori, che contribuiranno a finanziare il settore, ma non dalla parte dell’offerta, che richiederebbe una netta distinzione tra il servizio sanitario (che va garantito a tutti) e il fornitore dei servizi (che può essere pubblico o privato), più trasparenza, maggiori controlli, la liberalizzazione delle professioni mediche e un effettivo sistema di prezzi al posto delle tariffe. Si tratterebbe non di ridurre la spesa, ma di razionalizzarla davvero, facendo pagare ai consumatori il servizio, ma lasciandoli liberi di scegliere i fornitori, mettendoli in concorrenza tra loro.

21 luglio 2011 liberalizzazioni, spesa pubblica , , ,

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  1. Massimo74
    27 luglio 2011 a 9:52 | #1

    @stefano tagliavini

    Contrariamente a quanto comunemente creduto, gli acquisti e le vendite speculative non aumentano l’ampiezza delle variazioni di prezzo di un bene, ma la riducono, calmierando i prezzi nell’arco temporale. La domanda speculativa di qualsiasi bene, sia esso un titolo o un barile di petrolio, si aggiunge alla domanda naturale di tale bene, cercando di prevedere in anticipo la scarsita’ o l’abbondanza del bene stesso. Così facendo lo speculatore oculato compra quando il bene e’ abbondante (e il prezzo e’ basso) e vende quando il bene e’ scarso (e il prezzo e’ alto). Lui ovviamente ne trae un profitto, ma in cambio fornisce all’economia due cose preziose: sostiene i prezzi dei beni quando la domanda è scarsa(e i prezzi sono bassi) dando così ossigeno all’offerta; e aumenta l’offerta dei beni quando questa e’ scarsa e i prezzi sono alti, contribuendo a tenerli bassi. Inoltre lo speculatore fornisce informazioni agli attori economici circa la sua opinione sul futuro, ed essendo uno che fa previsioni per professione (e che guadagna solo si ci prende), egli diviene un importante faro anticipatore quando ad esempio, come sta accadendo ora, si tratta di prezzare un particolarissimo bene economico: il “rischio” di insolvenza. Provi ad esempio ad immaginare quale sarebbe stato il comportamento dei governanti greci se non ci fosse stata la speculazione ad avvertirci che comprare i loro bond stava diventando rischioso. Non saremmo andati incontro a danni ben più seri se essi, al riparo delle informazioni speculative, fossero andati avanti a realizzare deficit coperti da una quantità sempre più elevata di bond ? Non sarebbe stata domani la variazione di prezzo più repentina, e l’entità’ delle perdite ancora più cospicua, se oggi non ci fossero stati gli speculatori ?
    Come vede incolpare gli speculatori per l’aumento dei beni di consumo o delle materie prime è del tutto fuori luogo.L’inflazione è un fenomeno monetario e come tale va ricondotto a chi oggi detiene il monopolio legale della creazione e dell’emissione di moneta,vale a dire gli stati e le loro banche centrali:questi sono i veri responsabili dell’aumento dei prezzi e della relativa perdita di potere di acquisto delle fascie della popolazione a più basso reddito.

  2. André
    27 luglio 2011 a 11:35 | #2

    @Alberto
    Volevo chiudere anche io con il precendete, ma visto che fai uno sforzo tu – ne faccio uno anche io. Cerco di essere schematico e chairo nelle mie risposte.

    Glisso sulle accuse che mi fai di avere una mente ottenebrata da fanatico. Inquadrami come ti pare. Non perdo tempo a dimostrarti il contrario. Non credere però che il nostro disaccordo derivi solo dal fatto che non ti ho capito per bene. Questa sarebbe un’idea da fanatici – ossia, pensare che alla fine, una volta acclarate le premesse di un dibattito, quelle necessarie e sufficienti, il disaccordo è impossibile tra sani di mente. Immagino tu abbia una conoscenza storica degli effetti pratici di una simile impostazione.

    Decentramento ed individualismo sono senz’altro parenti stretti, anche se non hanno una mutua dipendenza logica. Negarlo vuol dire davvero ignorare le idee che sono cresciute dietro ai movimenti storici di decentramento. Tutti i sostenitori della necessità del potere centrale erano, in una misura più o meno accentuata e con sfumature diverse collettivisti. Pensa a quanto erano individualisti Bismark, Hegel, Marx. Così come federalisti, isolazionisti, separatisti, e compagnia bella – erano tutti più o meno individualisti. Vatti a vedere che idea avevano dell’individuo Bismark, Hegel e Marx, giusto per indicare la patristica politica europea e non essere troppo astratti e vaghi. Ti sfido a trovarmi uno straccio di esempio individualista che abbia sostenuto sistemi centralizzati – chiaramente, esclusi gli individualisti elitari o esoterici (quindi, niente fascisti, nazisti, niente Evola, niente Nietzsche) che rispettavano solo le prerogative degli individui “superiori”, mentre il resto della società andava rigidamente collettivizzato. Quindi il cortocircuito tra individualismo e decentramento non solo non esiste storicamente – ma può essere visto da un occhio poco attento alla rete di idee sottostante i diversi credo politici. Quanto alla creatività individuale assoluta – me la metti in bocca tu. Non hai utilizzato una simile terminolgia fichtiana, né tantomento la sottoscriverei. Quindi ho poco da ribattere a rigardo. Se poi invece vuoi negare che i sistemi colletivisti di gestione delle risorse economiche uccidono l’innovazione e la creatività, presentami un paio di controesempi pratici – invece di fare voli pindarici in astratto.

    Dici che le società più creative sono quelle con un mix di pubblico e privato. Qui mi piacerebbe avere un elenco delle società che hai in mente ed il criterio che hai usato per misurane la creatività. Possibilmente, dammi anche i riferimenti alle statistiche che hai consultato. A meno che, chiaramente, non si stia parlando di bubbole del tipo – la nota creatività degli italiani. In realtà, storicamente non è MAI e ripeto MAI esistita una società (dotata di un livello minimo di complessità) in cui non fosse presente una struttura centrale coercitiva. Gli stati uniti stessi sono un esempio fulgido di stato collettivista federale – con una marea di regolamentazioni e una quantità di violazioni dei diritti individuali da fare impallidire il vecchio Stalin. Tolti gli esempi un po’ borderline di Freedman, ti invito a mostrarmi almeno una società anarchica storicamente realizzata. Di società totalitarie invece abbiamo parecchi esempi – e tutti negativi. Quindi, dico io, siccome il mix tra pubblico e privato è lo standard da millenni – e siccome la ricetta tutto-pubblico si è dimostrata fallimentare già in varie occasioni – perché non provare lo stato minimo di Nozick? Ci sono ottime ragioni per credere che funzioni meglio dell’attuale mix.

    La tua digressione sulla solidarietà mondiale mi ha francamente inquietato. Di che cosa stai parlando di grazia? Di un comitato tecnico sovanazionale a cui affidare il potere di decidere di poliche mondiali riguardo a fonti energetiche, infrastrutture, sistemi previdenziali e finanza? Solidarietà mondiale – ma non è che vuoi espandere i poteri della banca mondiale o dell’IMF? Pensi sia questa la panacea? Aguri allora! Hai toni millenarstici riguardo all’imminente fine della civiltà. Beh, dimostralo con la logica (e non con i numeri) e dammi la tua ricetta. Poi ne si può discutere. Continui a ripetere che hai senso pratico, che sei concreto. Dimmi che cosa hai in mente, chiaro e tondo. L’unica cosa chiare è che io dovrei essere un nichilista edonista. Ora, sebbene ammetto di apprezzare molto belle donne, buon vino e grossi sigari – non vedo come questo sia un male o addirittura un culto del nulla.

    Confermo infine il mio commento caustico sulla religione dei numeri. Cerchiamo di capirci. Se mi parli dei numeri che stanno a rappresentare misurazioni che inserisci nelle equazioni della meccanica newtoniana – allora sono d’accordo con te. Lì si misura, si fanno previsioni e poi la realtà conferma o smentisce. Se invece mi parli di statistiche – allora non ti seguo più. I numeri di per sé appunto non vogliono dire niente. Se il processo di misurazione vuole mettere in correlazione due variabili, senza però capire cosa c’è dietro, si fanno solo danni. Per esempio, ti potre dimostrare statisticamente che un reddito elevato è associato alla residenza in un comune il cui CAP inizia con il numero “2″. Poi tu, da bravo cultore dei numeri, mi diresti – ok, allora alziamo il reddito medio dei siciliani, cambiando il codice CAP di tutti i comuni dell’isola. Ora, sembra un esempio idiota – ma è esattamente lo stesso tipo di mentalità di chi usa i numeri per compiere scelte politiche. A meno che non hai nel cassetto una teoria dell’uomo che sa prevedere meccanicamente, come fanno i bravi scienziati, il comportamento di sistemi sociali complessi – non puoi usare NESSUNA STATISTICA a supporto di un qualsivoglia programma politico. Punto. E questione di logica. Che appunto viene prima dell’aritmetica.

    Ti sei mai chiesto come mai nelle “scienze umane” nessuno riesca a fare previsioni? Come mai i tuoi amati numeri siamo capaci di avvalorare tesi opposte? Pensaci su, vedrai che riuscirai a convenire con me. Se poi non lo fai tranquillo – non penserò che sei solo il solito fanatico.

  3. Alberto
    27 luglio 2011 a 13:19 | #3

    Mio caro Andrè, faccio ancora un piccolo sforzo, visto che un po’ l’ hai fatto anche tu, e non si potrà mai dire che Alberto, abbandoni il suo proverbiale bon ton, con una persona, antitetica si ma stimolante molto; premesso che le belle donne ed i sigari toscani, soprattutto “l’ Originale o l’ Antica riserva piacciono tantissimo anche a me, ma ad i sigari ho rinunciato circa 10 anni fa per poter fare jogging, vedo che continuiamo lo stesso a non capirci. Intanto, ovviamente i numeri, anche nella termodinamica quantistica sono utilizzati con teorie di tipo statistico e come ben saprai hanno dimostrato la loro validità anche in assenza di coerenza analogica, come invece accaduto per le dimostrazioni sempre numeriche della Relatività ristretta e di quella generale, come per le fluttuazioni dell’ orbita di Mercurio o la deflessione della luce rispetto al campo gravitazionale del Sole. Ma se ti vai a guardare, in economia, alcuni miei commenti, ad esempio costi delle provincie, fatti da me in epoca piuttosto remota, quando Tremonti commentava che tagliarle ci avrebbe fatto risparmiare solo un paio mdi 100 milioni, mentre lo stesso Castiglioni, quasi un anno dopo, conferma sostanzialmente le mie previsioni. Quindi i numeri, bisogna usarli bene e non mentono mai in tali casi. Nel Blog di Guzzanti, su cui scrivo pochissimo ultimamente, sono conosciuto proprio per analisi sempre innovative ed inedite, basta seguire tutti i miei interventi, fatti anche qui e qui, ma solo come esempi su Chicago Blog.
    Per quanto riguarda i numeri relativi ai parametri mondiali, non devi fare altro che seguire ad esempio le statistiche OECD che tra le molte, sono le più chiare e leggibili. Ti farò sapere in seguito cosa intendo per solidarietà mondiale, almeno in campo energetico.
    @André

  4. CLAUDIO DI CROCE
    27 luglio 2011 a 16:11 | #4

    @stefano tagliavini
    Onestamente non ho capito nulla , sarà perchè non sono uno speculatore ma non capisco come faccia uno scommettendo su qualcosa affamare il popolo . Voi dite che la ” Finanza ” ha guadagnato enormemente e ha fatto profitti enormi con la speculazione e allora mi spiegate perchè le banche sono proprio le aziende che hanno sofferto per la crisi più di tutti nel mondo e le loro quotazioni di borsa sono scese a livello bassissimo a un passo dal fallimento ? Mi fa un esempio con nome e cognome di qualche esponente della ” Finanza ” che ha fatto profitti enormi affamando il popolo ? Per quanto riguarda il prezzo degli alimentari Le sfugge la follia – alimentata dai verdi ambientalisti che continuano a girare il mondo in aereo per la loro propaganda – di usare come combustibile proprio le derrate alimentari facendo questo sì aumentare i prezzi ? La verità fondamentale è che voi – socialcomunisti /statalisti dominati dall’invidia e dal rancore sociale -vorreste che tutto il popolo fosse povero allo stesso modo come era nei paesi comunisti che tanto piacevano anche al compagno Napolitano ( tranne naturalmente la nomenklatura comunista che viveva benissimo usufruendo dei negozi a lei riservati.)
    Per quanto riguarda la decantata soliderietà sono stufo di sentirla pretendere magari da persone che prima spendono tutti i loro soldi in cose piacevoli per se e per la propria famiglia – vacanze, macchine, computer, cellulari, feste varie,teatri, cinema concerti,abbigliamento “figo ” ecc.. – e poi le cose essenziali della vita – casa, alimenti , salute, – pretendono di pagarle con i soldi degli altri , cioè di coloro che avevano risparmiato .

  5. stefano tagliavini
    27 luglio 2011 a 17:14 | #5

    @CLAUDIO DI CROCE
    Caro signore se fossi in lei ci andrei cauto ad appioppare delle etichette alle persone solo per le idee espresse. A differenza di lei io non voglio una società di poveri ma una società più giusta e onesta mentre lei ne deduco che è contento che ci siano delle persone che muoiono di fame. complimentio vivissimi.

  6. stefano tagliavini
    27 luglio 2011 a 17:39 | #6

    @Massimo74
    Esistono diverse categorie di speculatori, quelli che scommettono sul crack di un paese ci guadagnano se quel paese va gambe all’aria, e non credo che questo sostenga i prezzi dei beni quando questi scarseggiano, analogamente a coloro che vendono allo scoperto senza avere in portafolio i titoli venduti, altra causa di gravi problemi sui mercati. Se lei trova affidabile e bello un sistema economico che lascia agli speculatori la vigilanza sullo stato di salute dei paesi direi che siamo arrivati a bollo come si dice dalle mie parti, pensavo che ci fosse un sistema formato da diverse organizzazioni economiche in grado di vigilare sui conti dei singoli Stati, magari un po’ meno disinteressati al default e più propensi a vigilare perchè l’economia dei paesi sia sotto controllo. Evidentemente navigo nell’isola che non c’è ma qualcuno è contento che le cose funzionino in questo modo. Tutte le crisi economiche, per sua informazione, sono state causate dalle famose bolle speculative, quella dei tulipani qualche secolo fa, dalle seconde case nella Florida nella grande depressione e dai subprime nel 2008. Quella dei Subprime è sintomatica, perchè i ricchi, contro i quali io non nutro nessun odio sia chiaro e con la complicità delle banche, per continuare fare soldi anzichè aumentare i salari delle classi più deboli, applicando una politica redistributiva della ricchezza che avrebbe fatto ripartire i consumi, hanno indebitato coloro che normalmente non avrebbero potuto avere un mutuo e i frutti di questa politica gli abbiamo visti nel 2008. Questi signori secondo lei sono i famosi speculatori che rassicurano il mercato? Legga il bellissimo libro di J. Attali sulla crisi del 2008 lo troverà illuminante in merito e se non condividerà quello che c’è scritto ne scriva uno lei per illuminarci di come va il mondo.

  7. stefano tagliavini
    27 luglio 2011 a 17:45 | #7

    @Alberto
    Professionalmente siamo sulla stessa strada e ti comprendo. Ma tentare di costruire qualcosa che non sia una società improntata al socialismo reale con conseguente bagno di sangue nè una società dove accanto ai ricchi, contro i quali io non ho nulla sia chiaro, ci siano le persone che non riescono a mangiare se non vanno a mendicare un pasto alla mensa del vescovo, sia possibile e quantomeno doveroso provarci, almeno facciamolo per le generazioni future,

  8. Alberto
    27 luglio 2011 a 19:01 | #8

    Massimo non facciamo le solite disquisizioni di carattere generale e debbo dire superficiali; in un mercato perfetto l’ andamento del prezzo dei beni è fissato dal gioco della domanda e dell’ offerta, ma nel mondo reale anche, e soprattutto dal costo dei beni prodotti, influenzato dal costo marginale degli stessi, inclusa l’ energia, come si è potuto vedere, in modo esplicito, in occasione del costo dell’ enegia elettrica da fonte nucleare e dai gusti dei consumatori in generale; se poi, come accade per la fonte materia prima petrolio, soprattutto negli anni ’50/’70 o per le assicurazioni obbligatorie, dove intervengono fenomeni di “cartello”, altro che gioco della domanda e dell’ offerta. Per quanto concerne l’ inflazione, ti invito soltanto a riflettere su quanto accaduto in Italia con l’ introduzione dell’ Euro. @Massimo74

  9. Massimo74
    27 luglio 2011 a 19:14 | #9

    @stefano tagliavini

    La crisi del 2008 non ha nulla ha che fare con il mercato e con il capitalissmo.Il problema è a monte, quando si decise che si dovevano incentivare i mutui a persone a basso reddito (Subprime) per incentivarli ad aquistare la casa, quindi abbassando i requisiti per poter erogare un mutuo, questo a meta’ degli anni 90 e grazie alle politiche dell’allora presidente Bill Clinton che decise che lo stato tramite Fannie Mac e Freddie Mae(le due finanziarie para-statali) avrebbe garantito le banche private che decidevano di erogare mutui a soggetti che non davano alcuna garanzia sulle possibilità di rimborso degli stessi.La FED di Greenspan da parte sua ha completato l’opera con una politica monetaria espansiva che riducendo i tassi d’interesse fino all’1%,ha fatto sì che milioni di americani ritenessero conveniente indebitarsi per acquistare una casa. Questo è il motivo per cui si è creata una bolla gigantesca nel mercato immobiliare(e successivamente in quello dei derivati collegati ai mutui subprime),bolla che ovviamente una volta esplosa a causa del successivo rialzo dei tassi da parte di Greenspan(che cercava di frenare l’inflazione che stava arrivando)ha portato alla più grande crisi economica dal dopoguerra ad oggi.

  10. Alberto
    27 luglio 2011 a 19:35 | #10

    Caro Stefano, purtroppo la strada è lunga e tortuosa e le posizioni si stanno radicalizzando sempre di più, ovunque e soprattutto nel mondo occidentale; colgo l’ occasione, qui, per proseguire il discorso che riguarda il concetto di solidarietà mondiale, iniziato con Andrè. In alcuni miei interventi, su alcuni blog, avevo calcolato, sulla base dei consumi generali di energia attuali, su quelli previsti al 2050 e tenendo conto delle curve di Hubbert relative alle varie fonti energetiche fossili, nonchè degli studi AIEA e Pentagono sulla specifica situazione della fonte Petrolifera, aggravata anche dalle note vicende dell’ estrazione off-shore al largo della Louisiana, che appare già in declino dal 2010, e della fonte nucleare, in assenza di future tecnologie basate sui reattori veloci autofertilizzanti, dicevo avevo calcolato che già dal 2050, in assenza di nuove fonti di energia di tipo industriale, si potrebbe verificare un gap negativo tra richiesta ed offerta di circa il 20% dei consumi previsti e questo sempre che non si affaccino i paesi dell’ Africa sulla ribalta dei paesi consumatori ad alto livello. Ma soprattutto, raggiunto questo punto, il declino sarebbe rapido ed inarrestabile oltre che foriero di violenze inennarrabili e le immagini dei film, quali “The day after” e “Waterworld”, sarebbero soltanto sbiadite e banali quisquilie.
    Ora come se ne può uscire da questa primaria emergenza, primaria anche rispetto ad altre emergenze, quali quella dell’ acqua o del cibo, visto che avendo energia in grande quantità, disponibile per tutti ed inesauribile, questa può annullare o di molto abbattere ogni altro tipo di emergenza planetaria. Questa energia esiste, almeno a livello teorico ed è quella della fusione nucleare calda; a mio avviso bisogna assolutamente intraprendere da subito, a livello mondiale, un percorso analogo ma incommensurabilmente più ampio, di quello che fu indicato come progetto Manhattan e che condusse all’ esperimento di Alamogordo; in assenza di ciò, le cui basi vanno poste in essere da subito, rinunciando agli egoismi nazionali, il genere umano sarà destinato ad una rapida caduta in condizioni preistoriche. @stefano tagliavini

  11. Alberto
    27 luglio 2011 a 20:03 | #11

    Massimo non barare, i mutui subprime e la voglia di dare una casa a tutti, non sono state le cause, la causa principale è stata la creazione di un meccanismo a catena che da un primo bene, quello dell’ immobile, per passaggi successivi, basati su prodotti derivati, aventi valore di carta straccia, dopo il secondo passaggio, ha creato una situazione di incapacità di sostenere un volume di moneta incompatibile con la quantità di beni reali su cui era basata; se ci fosse stato un corretto rapporto tra titoli e beni, anche in presenza di caduta dei prezzi di questi ultimi, non si sarebbe verificata la catastrofica situazione del 2008/2009. @Massimo74

  12. CLAUDIO DI CROCE
    27 luglio 2011 a 20:28 | #12

    @stefano tagliavini
    Mi può indicare il nome di una persona che oggi o ieri o l’altro ieri o una settimana fa è morta di fame ? Frasi menzognere come la sua servono solo per cercare di impressionare gli imbecilli e per nascondere la mancanza di argomenti seri e concreti.

  13. stefano tagliavini
    27 luglio 2011 a 20:59 | #13

    @Massimo74
    La diminuzione dei tassi d’interesse è stata provocata ad arte per permettere la concessione dei mutui anche a chi non andavano concessi. Inoltre, chi sapeva del rischio che si era assunto concedendo quei mutui lo ha trasferito in toto sul mercato dei finanziario inventando i derivati. Concordo con lei che la crisi non ha nulla a che fare con il capitalismo, il problema è capire dov’è il vero capitalismo che per sua informazione dovrebbe espellere chi non riesce a stare sul mercato ma spesso e volentieri si è salvato grazie agli aiuti di Stato.

  14. stefano tagliavini
    27 luglio 2011 a 21:16 | #14

    @CLAUDIO DI CROCE
    Per colmare la sua ignoranza le ricordo che le Nazioni Unite hanno calcolato che circa 800 milioni di persone nel mondo soffrano per fame e malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni anno. Le vorrei ricordare , per rimanere in casa nostra , che la forbice delle persone ricche e povere è aumentata. Uno dei responsabili di una nota catena della grande distribuzione ha reso pubblico che aumentano le vendite di culatello, che nei supermercati ha un costo davvero salato, e dall’altro lato sono aumentate le vendite del latte nell’ultima settimana del mese perchè chi non riesce a pagare deve accontetarsi di quello che le sue finanze gli permettono. provi a togliere le mense del vescovo o degli altri isitituti di carità per vedere cosa accadrebbe. Io non ho nulla contro chi si è arricchito onestamente producendo beni e benessere, nè pretendo una società dove le persone siano tutte uguali, ma in una società normale dove non si rinuncia ad perseguire il profitto fatto onestamente, anche chi si trova ai margini deve avere la possibilità di condurre una vita dignitosa.

  15. Claudio Di Croce
    27 luglio 2011 a 23:37 | #15

    @stefano tagliavini
    Ma lei non stava parlando dell’Italia ? Adesso il discorso lo ha spostato sul pianeta comportandosi da politico. A forza di morire di fame siamo cresciuti nel mondo in misura enorme e siamo arrivati a quasi sette miliardi di persone e la maggior parte di questa crescita è avvenuta e sta avvenendo proprio nei paesi per i quali che le organizzazioni internazionali cercano continuamente soldi dicendo che muoiono di fame . Ma secondo lei uno che muore di fame ha tempo e voglia di riprodursi forsennatamente ?
    Si dovrebbero controllare meglio queste organizzazioni internazionali che costano una fortuna e destinano la maggior parte delle risorse alle spese interne – cioè per il personale esattamente come fanno tutti gli organi pubblici italiani e non – e organizzano congressi principeschi – come ha fatto la FAO a Roma – facendo viaggi di lusso e sprecando fondi in misura vergognosa .
    Infine cosa c’entra questo discorso planetario con i problemi della sanità italiana ?

  16. André
    28 luglio 2011 a 8:48 | #16

    @Alberto
    A questo punto ti devo ringraziare per l’eroismo dialettico. Ovviamente, anche per me il fatto che abbiamo idee molto distanti non pregiudica la conversazione. Anzi la stimola – non mi piace suonarmela e cantarmela con chi la pensa allo stesso mio modo.

    Ti faccio notare anzitutto che la meccanica quantistica e la relatività generale hanno un bell’arsenale di funzioni (ossia di ipotesi controllabili sulle relazioni tra le variabili in gioco) che permettono di fare previsioni straodinariamente accurate, a differenza delle scienze sociali. E qui sta la differenza. Quindi, anche se esistono approcci stocastici ai fenomeni fisici (e a volte irriducibilmente stocastici, come nel caso dei quanti), il fine è comunque fare previsioni precise (possibilmente di eventi non ovvi). Si parla infatti di determinismo quantistico, giuto per citare il primo esempio che mi viene in mente. Ora, finché non mi fanno vedere l’equazione dell’uomo – agli approcci statistici che giustificano interventi politici a posteriori non credo molto. O meglio, ci possono essere buone politiche avvalorate da cattive statistiche e viceversa. Il mio metro campione con cui valutare la bontà di una legge è sempre e soltato MORALE. Se la legge rispetta le prerogative individuali di vita e proprietà è buona – viceversa è male. Nella sanità vedo i casi più lampanti, ma il discorso si può estendere facilmente. Ti dirò di più – ora non mi voglio dilungare, ma tempo addietro avevo messo insieme un argomento (non etico e che credo abbastanza definitivo) sull’impossibilità di pianificazione razionale in contesti dove la popolazione raggiunge una certa massa critica.

    Detto questo – la qualità dei lavori statistici chiaramente varia, sono d’accordo con te. Ci sono lavori più attenti, più logici, più stringenti – e quindi migliori di altri. Non butto tutto in un calderone, ci mancherebbe. Non ho letto i tuoi lavori – in cui mi dici di aggregare i numeri in modo innovativo (spero però non “freakonomico”), ma senza dubbio mi piacerebbe leggerli quando il mio lavoro mi darà più respiro (tra un mesetto). Se vorrai lasciarmi un tuo recapito email, possiamo continuare lì – senza ammorbare il resto dei visitatori con dicussioni distoniche rispetto al tema trattato.

    Ultima nota sull’energia. Ora capisco quello a cui accennavi sopra – per fortuna non hai confermato i miei sospetti pessimistici su una tua adesione all’idea di un governo tecnico globale. Ci sarebbe da discuterne, certamente. E così come sono un ardente oppositore della fissione nucleare, sarei prontissimo a sottoscrivere i tuoi appelli sull’imprementazione delle tecnologie per l’utilizzo della fusione – quella sì, unica fonte energetica sostenibile sul lunghissimo periodo. Sul processo però con cui convertire l’attuale apparato di produzione energetica – ammesso di avere la tecnolgia necessaria per farlo – penso che abbiamo in mente ricette piuttosto diverse. Ma – come detto sopra – per fortuna!

  17. Alberto
    28 luglio 2011 a 11:13 | #17

    Purtroppo e con meraviglia, apprendo che sei un oppositore del nucleare, mentre io ne sono un convintissimo sostenitore, ma questo non conta, l’ importante è discuterne con intelligenza. Diciamo che per arrivare alla fissione, ritengo indispensabile procedere anche utilizzando la fissione, quel gap infatti, in mancanza, si amplierebbe. Interessante il discorso sulla massa critica di persone, che io avevo ipotizzato come idea ma non quantificato né razionalizzato, per giustificare alcuni processi di crisi acuta dei sistemi sociali.

    La mia mail te la lascio senza problemi:

    il mio profilo facebook:

    http://www.facebook.com/profile.php?id=100002485958040&ref=ts

    @André

  18. stefano tagliavini
    28 luglio 2011 a 17:54 | #18

    @Claudio Di Croce
    Non ho commenti, anzi, lei si commenta da solo, magari è anche un sostenitore di Glenn Beck che ha paragonato i giovani laburisti che si sono riuniti sull’isola di Utoya, ai ragazzi della gioventù hitleriana, magari dentro di lei è anche d’accordo con Borghezio che considera le idee di un folle omicidia come Breivik condivisibili.

  19. CLAUDIO DI CROCE
    28 luglio 2011 a 19:03 | #19

    @stefano tagliavini
    Come sempre chi non ha argomenti passa agli insulti : la rovina dell’Italia è che è popolata da milioni di persone come lei , dominate dall’invidia, dal livore e dal rancore sociale e dall’ideologia socialcomunista/statalista. Non vi è bastato il crollo del comunismo che aveva reso tutti uguali nella povertà, sotto una dittatura . Preferite essere e rimanere poveri a condizione che lo siano tutti e non volete accettare il fatto che persone molto più brave di voi abbiano un tenore di vita superiore .E siete favorevoli all’esproprio proletario come i delinquenti delle ex BR e i loro numerosi seguaci ancora presenti in Italia, anche organizzati in partiti .

  20. Alberto
    29 luglio 2011 a 10:04 | #20

    Ovviamente volevo dire “per arrivare alla fusione…”@Alberto

  21. stefano tagliavini
    29 luglio 2011 a 10:38 | #21

    @CLAUDIO DI CROCE
    Mai provato invidia per i ricchi come li chiama lei ma per le persone ricche di idee e di cultura l’esatto contrario di quello che è lei. Per sua informazione legga i miei post e si renderà conto della società che desidero, sicuramente è diversa da quella che pensa lei, e questo, per me, è motivo di orgoglio mi creda. Le riformulo la domanda: lei condivide quello che ha detto il Sig. Glenn Beck che ha paragonato i giovani laburisti norvegesi che si sono riuniti sull’isola di Utoya ai ragazzi della gioventù Hitleriana? Lei è d’accordo con quello che ha detto Borghezio? Mi stupisca se si riesce.

  22. CLAUDIO DI CROCE
    29 luglio 2011 a 18:57 | #22

    @stefano tagliavini
    Come tutti i sinistri lei non ha argomenti ma insulti . Questo è il sito dove si parla della sanità : cosa c’entra il norvegese ? Potrei chiedere a lei : condivide le teorie delle Brigate rosse che in Italia, non in Norvegia ,hanno ammazzato più persone per anni che il pazzo norvegese e hanno avuto il sostegno di centinaia di migliaia di sinistri e il partito comunista all’inizio li aveva definiti ” compagni che sbagliano ? Terroristi durati per anni ? e che hanno ancora seguaci ? Infine perchè non rimane sugli argomenti di questo blog e cioè dello spreco enorme della sanità pubblica pagata dai contribuenti ?

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