Commenti a: Procurad’e moderare, barones sa locherìa… /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/ diretto da Oscar Giannino Thu, 14 Apr 2011 13:25:23 +0200 hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.4 Di: Leonardo, IHC /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14537 Leonardo, IHC Thu, 14 Apr 2011 11:25:14 +0000 /?p=8754#comment-14537 <a href="#comment-14536" rel="nofollow">@Giordano Masini </a> Be' se si tratta di ristorazione accessoria all'attività agricola, mi par chiaro che ci debba essere una continuità tra la produzione agricola e la ristorazione, altrimenti di che parliamo? di estendere l'agevolazione fiscale agricola toscana al ristorante cinese aperto dagli stessi proprietari dell'allevamento di mucca chianina? Se fosse come dici tu, allora l'agevolazione avrebbe ancora meno senso tout-court. Cmq concludiamo entrambi che l'agevolazione in se dovrebbe sparire e basta, quindi stiamo discutendo solo di "cosa avrebbe pensato il pianificatore quando si è inventato 'sta storia". @Giordano Masini
Be’ se si tratta di ristorazione accessoria all’attività agricola, mi par chiaro che ci debba essere una continuità tra la produzione agricola e la ristorazione, altrimenti di che parliamo? di estendere l’agevolazione fiscale agricola toscana al ristorante cinese aperto dagli stessi proprietari dell’allevamento di mucca chianina?
Se fosse come dici tu, allora l’agevolazione avrebbe ancora meno senso tout-court.
Cmq concludiamo entrambi che l’agevolazione in se dovrebbe sparire e basta, quindi stiamo discutendo solo di “cosa avrebbe pensato il pianificatore quando si è inventato ‘sta storia”.

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Di: Giordano Masini /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14536 Giordano Masini Thu, 14 Apr 2011 11:07:18 +0000 /?p=8754#comment-14536 Qualche precisazione: Leonardo dice "l’agriturismo per definizione nasce come forma (sussidiata) di promozione dei prodotti locali, e questo chiaramente non a sola fine di immagine ma anche per dare un mercato ai relativi prodotti, per dare un’aura di “autenticità” dei beni (in qualche modo cioè definendone e certificandone una certa “scarsità”) il che ne fa salire il valore percepito". Questo non è vero. L'agriturismo è, molto più semplicemente, un'attività di ristorazione e/o ospitalità svolta nel'ambito di un'azienda agricola. Il problema nasce dal momento che le aziende agricole hanno un regime fiscale agevolato e se l'attività è complementare a quella agricola allora anche ad essa vengono estesi gli stessi benefici. Ma la complementarietà con l'attività agricola può essere stabilita attraverso le giornate di lavoro, il reddito prevalente o altri parametri, non certo attraverso ciò che uno mette nel piatto. Quindi la questione "agriturimo vero" vs "agriturismo finto" è un finto problema, nato solo per chiedere qualcosa (sempre di più, a quanto pare) in cambio delle agevolazioni fiscali, semplicemente perché non esiste una tipologia di attività che possa dirsi più "autentica" delle altre. D'altronde non esiste il "ristorante vero" e il "ristorante finto", ognuno il ristorante se lo fa come meglio crede ed è il gradimento dei consumatori a decretarne il successo o il fallimento. Dovrebbe essere così anche per gli agriturismi. Qualche precisazione: Leonardo dice “l’agriturismo per definizione nasce come forma (sussidiata) di promozione dei prodotti locali, e questo chiaramente non a sola fine di immagine ma anche per dare un mercato ai relativi prodotti, per dare un’aura di “autenticità” dei beni (in qualche modo cioè definendone e certificandone una certa “scarsità”) il che ne fa salire il valore percepito”.

Questo non è vero. L’agriturismo è, molto più semplicemente, un’attività di ristorazione e/o ospitalità svolta nel’ambito di un’azienda agricola. Il problema nasce dal momento che le aziende agricole hanno un regime fiscale agevolato e se l’attività è complementare a quella agricola allora anche ad essa vengono estesi gli stessi benefici. Ma la complementarietà con l’attività agricola può essere stabilita attraverso le giornate di lavoro, il reddito prevalente o altri parametri, non certo attraverso ciò che uno mette nel piatto.

Quindi la questione “agriturimo vero” vs “agriturismo finto” è un finto problema, nato solo per chiedere qualcosa (sempre di più, a quanto pare) in cambio delle agevolazioni fiscali, semplicemente perché non esiste una tipologia di attività che possa dirsi più “autentica” delle altre. D’altronde non esiste il “ristorante vero” e il “ristorante finto”, ognuno il ristorante se lo fa come meglio crede ed è il gradimento dei consumatori a decretarne il successo o il fallimento. Dovrebbe essere così anche per gli agriturismi.

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Di: Giovanni Bravin /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14528 Giovanni Bravin Tue, 12 Apr 2011 15:54:30 +0000 /?p=8754#comment-14528 <a href="#comment-14518" rel="nofollow">@george26 </a> Pienamente d'accordo con Lei! Sottolineo però il fatto, qualche furbo, ha sottratto giusti ricavi a VERI agriturismo. Attualmente noto un proliferare di Bed & Breakfast, con prezzi oppure ubicazioni ingiustificati dal loro ruolo. @george26
Pienamente d’accordo con Lei! Sottolineo però il fatto, qualche furbo, ha sottratto giusti ricavi a VERI agriturismo. Attualmente noto un proliferare di Bed & Breakfast, con prezzi oppure ubicazioni ingiustificati dal loro ruolo.

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Di: george26 /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14518 george26 Tue, 12 Apr 2011 07:58:08 +0000 /?p=8754#comment-14518 Personalmente trovo questa soluzione inutile! Vivo in un paese della costa nord-orientale sarda, e di turisti ne arrivano tanti. Qualche anno fa, c'erano più agriturismi che pizzerie/ristoranti, ma in realtà i proprietari non producevano nemmeno il formaggio da grattugiare sui "malloreddus". Hanno fregato tanti turisti e altrettanti onesti proprietari di agriturismi VERI dell'interno della Gallura, che fanno le cose per bene e con serietà. Adesso il "mercato" e il "consumatore" con il passa parola e anche con qualche guida gastronomica, hanno permesso che questi pseudo-agriturismi chiudessero. Senza bisogno di troppe regolamentazioni. E chi invece fa e faceva un agriturismo vero e di qualità, continua tutt'ora a lavorare e risente solo del peso della crisi. Personalmente trovo questa soluzione inutile! Vivo in un paese della costa nord-orientale sarda, e di turisti ne arrivano tanti. Qualche anno fa, c’erano più agriturismi che pizzerie/ristoranti, ma in realtà i proprietari non producevano nemmeno il formaggio da grattugiare sui “malloreddus”. Hanno fregato tanti turisti e altrettanti onesti proprietari di agriturismi VERI dell’interno della Gallura, che fanno le cose per bene e con serietà. Adesso il “mercato” e il “consumatore” con il passa parola e anche con qualche guida gastronomica, hanno permesso che questi pseudo-agriturismi chiudessero. Senza bisogno di troppe regolamentazioni. E chi invece fa e faceva un agriturismo vero e di qualità, continua tutt’ora a lavorare e risente solo del peso della crisi.

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Di: Giovanni Bravin /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14515 Giovanni Bravin Mon, 11 Apr 2011 17:23:07 +0000 /?p=8754#comment-14515 Agriturismo o Agrifurbismo? Qui sta il dilemma. In troppi, praticano prezzi d'albergo, dando un pessimo servizio, perché si considerano "agriturismo" e cucinano quello che trovano dal grossista, non certamente loro prodotti come la Legge vorrebbe! Agriturismo o Agrifurbismo? Qui sta il dilemma. In troppi, praticano prezzi d’albergo, dando un pessimo servizio, perché si considerano “agriturismo” e cucinano quello che trovano dal grossista, non certamente loro prodotti come la Legge vorrebbe!

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Di: Borderline Keroro /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14512 Borderline Keroro Mon, 11 Apr 2011 14:22:26 +0000 /?p=8754#comment-14512 Che bello! Si torna all'economia curtense! Più ecologica - a km 0. Più salutare - basta con l'iperalimentazione. Più economica - i servi della gleba costano poco. Meno faticosa - il tuo feudatario ti risparmierà la fatica di scegliere tra zuppa di verze e zuppa di verze. Questo sì che è progresso! Wiwa il progreso progresista e verdisimo! Wiwa la natura. Che bello! Si torna all’economia curtense!
Più ecologica – a km 0.
Più salutare – basta con l’iperalimentazione.
Più economica – i servi della gleba costano poco.
Meno faticosa – il tuo feudatario ti risparmierà la fatica di scegliere tra zuppa di verze e zuppa di verze.
Questo sì che è progresso!
Wiwa il progreso progresista e verdisimo! Wiwa la natura.

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Di: Leonardo, IHC /2011/04/10/procurade-moderare-barones-sa-locheria/comment-page-1/#comment-14504 Leonardo, IHC Mon, 11 Apr 2011 07:56:57 +0000 /?p=8754#comment-14504 Premesso che per principio tutta la faccenda per me andrebbe risolta togliendo sia i vantaggi fiscali che i limiti all'attività (se no non scriverei su questo sito, chiaramente), ritengo che vada rimarcato che l'agriturismo per definizione nasce come forma (sussidiata) di promozione dei prodotti locali, e questo chiaramente non a sola fine di immagine ma anche per dare un mercato ai relativi prodotti, per dare un'aura di "autenticità" dei beni (in qualche modo cioè definendone e certificandone una certa "scarsità") il che ne fa salire il "valore percepito". Devo dire che spesso questa "santificazione" era alquanto truffaldina, come molto sono truffaldine altre certificazioni di "origine" o di "disciplinare", che semplicemente nascondono in un marchio di autenticità locale il concorso di materie prime esterne (non tutto il latte del parmigiano è munto a Parma, per capirci). Se le cose stanno come raccontate, direi che almeno la Sardegna è coerente. Finora negli agriturismi (abito in Toscana, qui è pieno) le cose "non tipiche" venivano fatturate a parte proprio per separare l'oggetto dell'agriturismo. Magari nell'obbligo di fatturazione non rientravano cose come il limoncello (ed è lecito chiedersi se a Pisa coltivino i limoni sul lungarno...). In un certo senso, poi, fare un grosso pasto in cui metà roba è "tipica" e altra no, può suonare strano come modo di promuovere i prodotti locali... E in effetti questa è la stessa situazione delle cooperative (che hanno un vantaggio fiscale in quanto svolgono una attività mutualistica che comunque non deve essere esclusiva e nemmeno preponderante... ah che bello regolamentare sulle buone intenzioni!) Certo, su quest'ultimo punto si cade molto su un discorso di opportunità più che di logica e coerenza, ma la politica è questo (e non si sa mai dove si finisce). Insomma, per quanto drastica, la soluzione sarda mi sembra quella più in linea con il principio fondante del vantaggio fiscale degli agriturismi: un do ut des tra privilegi e regolamentazioni per "fini superiori". Che poi andrebbe in realtà cancellato tutto, dai privilegi alle regolamentazioni, è chiaramente un altro piano di discussione che comunque condivido. Premesso che per principio tutta la faccenda per me andrebbe risolta togliendo sia i vantaggi fiscali che i limiti all’attività (se no non scriverei su questo sito, chiaramente), ritengo che vada rimarcato che l’agriturismo per definizione nasce come forma (sussidiata) di promozione dei prodotti locali, e questo chiaramente non a sola fine di immagine ma anche per dare un mercato ai relativi prodotti, per dare un’aura di “autenticità” dei beni (in qualche modo cioè definendone e certificandone una certa “scarsità”) il che ne fa salire il “valore percepito”.

Devo dire che spesso questa “santificazione” era alquanto truffaldina, come molto sono truffaldine altre certificazioni di “origine” o di “disciplinare”, che semplicemente nascondono in un marchio di autenticità locale il concorso di materie prime esterne (non tutto il latte del parmigiano è munto a Parma, per capirci). Se le cose stanno come raccontate, direi che almeno la Sardegna è coerente.

Finora negli agriturismi (abito in Toscana, qui è pieno) le cose “non tipiche” venivano fatturate a parte proprio per separare l’oggetto dell’agriturismo. Magari nell’obbligo di fatturazione non rientravano cose come il limoncello (ed è lecito chiedersi se a Pisa coltivino i limoni sul lungarno…). In un certo senso, poi, fare un grosso pasto in cui metà roba è “tipica” e altra no, può suonare strano come modo di promuovere i prodotti locali… E in effetti questa è la stessa situazione delle cooperative (che hanno un vantaggio fiscale in quanto svolgono una attività mutualistica che comunque non deve essere esclusiva e nemmeno preponderante… ah che bello regolamentare sulle buone intenzioni!) Certo, su quest’ultimo punto si cade molto su un discorso di opportunità più che di logica e coerenza, ma la politica è questo (e non si sa mai dove si finisce).

Insomma, per quanto drastica, la soluzione sarda mi sembra quella più in linea con il principio fondante del vantaggio fiscale degli agriturismi: un do ut des tra privilegi e regolamentazioni per “fini superiori”.
Che poi andrebbe in realtà cancellato tutto, dai privilegi alle regolamentazioni, è chiaramente un altro piano di discussione che comunque condivido.

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