Commenti a: Acqua e referendum. Chi se la beve quella della privatizzazione? /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/ diretto da Oscar Giannino Mon, 17 Jan 2011 22:37:22 +0100 hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.4 Di: Dick Dastardly /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11841 Dick Dastardly Sun, 16 Jan 2011 12:52:38 +0000 /?p=8010#comment-11841 La retorica referendaria è quello che è e va certamente criticata. Detto questo però in questo dibattito c'è una domanda a cui ostinatamente nessuno, incluso questo articolo, ha la cortesia di dare una risposta. Da quale passaggio del decreto Ronchi è possibile evincere che il problema del 35% medio (a volte è ben di più) di acqua che si perde per strada sarà risolto con gli opportuni investimenti? Pongo la domanda con la massima fiducia che abbia una risposta positiva, anche se finora non mi è riuscito di trovarla. Il decreto in questione dispone di per sé un cambiamento degli assetti proprietari della gestione. Insomma una privatizzazione della gestione (e non della proprietà del bene, come equivocano i referendari), che in sé non è certo il demonio ma neppure si può pretendere che sia più di quel che è. Di passaggio, si potrebbe notare che la via scelta, con una forte mortificazione della gara, che invece dovrebbe essere lo strumento principe, non sia il massimo del liberalismo. Ma lasciamo andare, la domanda, si diceva, è un'altra. Messa in altri termini: cosa ci fa pensare che a una gestione pubblica inefficiente e priva di risorse si sostituisca una gestione (anche) privata migliore - e non, per dire, che nei casi peggiori i nuovi azionisti privati si limiteranno a incassare le tariffe senza muovere un dito sugli investimenti? Io non lo capisco. Il problema sembra di altro ordine, prima di tutto di accesso al credito. Come notano gli stessi autori in chiusura dell'articolo, c'è un fallimento della regolazione che rende oltremodo difficili gli investimenti. La presenza di un'authority di settore potrebbe davvero sbloccare le cose. Ma una volta risolto questo punto, cosa c'entra chi gestisce il servizio - se un soggetto pubblico o privato? A meno che a uno stupido pregiudizio sul fatto che il pubblico sia sempre migliore del privato non se ne voglia contrapporre uno di segno opposto. La retorica referendaria è quello che è e va certamente criticata.
Detto questo però in questo dibattito c’è una domanda a cui ostinatamente nessuno, incluso questo articolo, ha la cortesia di dare una risposta.
Da quale passaggio del decreto Ronchi è possibile evincere che il problema del 35% medio (a volte è ben di più) di acqua che si perde per strada sarà risolto con gli opportuni investimenti?
Pongo la domanda con la massima fiducia che abbia una risposta positiva, anche se finora non mi è riuscito di trovarla.
Il decreto in questione dispone di per sé un cambiamento degli assetti proprietari della gestione. Insomma una privatizzazione della gestione (e non della proprietà del bene, come equivocano i referendari), che in sé non è certo il demonio ma neppure si può pretendere che sia più di quel che è.
Di passaggio, si potrebbe notare che la via scelta, con una forte mortificazione della gara, che invece dovrebbe essere lo strumento principe, non sia il massimo del liberalismo. Ma lasciamo andare, la domanda, si diceva, è un’altra.
Messa in altri termini: cosa ci fa pensare che a una gestione pubblica inefficiente e priva di risorse si sostituisca una gestione (anche) privata migliore – e non, per dire, che nei casi peggiori i nuovi azionisti privati si limiteranno a incassare le tariffe senza muovere un dito sugli investimenti? Io non lo capisco.
Il problema sembra di altro ordine, prima di tutto di accesso al credito. Come notano gli stessi autori in chiusura dell’articolo, c’è un fallimento della regolazione che rende oltremodo difficili gli investimenti. La presenza di un’authority di settore potrebbe davvero sbloccare le cose.
Ma una volta risolto questo punto, cosa c’entra chi gestisce il servizio – se un soggetto pubblico o privato?
A meno che a uno stupido pregiudizio sul fatto che il pubblico sia sempre migliore del privato non se ne voglia contrapporre uno di segno opposto.

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Di: Nicole kelly /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11797 Nicole kelly Sat, 15 Jan 2011 11:53:52 +0000 /?p=8010#comment-11797 Mi scusi ilsig. Tagliavini, volevo dire stagnaro Mi scusi ilsig. Tagliavini, volevo dire stagnaro

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Di: Nicole kelly /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11796 Nicole kelly Sat, 15 Jan 2011 11:52:50 +0000 /?p=8010#comment-11796 Lavecchia e Tagliavini sono bene strani liberisti: essi vogliono che il come si debba gestire un bene locale come l'acqua debba essere gestito da un potere centrale di cui, fin dall'affare Lockeed passando per la decisione SECAM/PAL, si sospettano tentativi di accordi con le multinazionali. In un paese liberale è la comuntà locale che decide per le cose di sua competenza e, se ci sono sprechi e/o malversazioni sarà la stessa comunità che voterà contro i pubblici amministratori "locali" corrotti o incapaci o, in estrema ratio, adirà il giudice se la comunità ravvisa gli estremi del reato. voi invece volete comunque una stato padre che si occupi di cosa ne vogliano fare della loro acqua a Scicli (RG) o a Sterzing (BZ), il che fa il paro con i saldi: in uno stato liberale ognuno vende al prezzo che vuole e quando vuole. Lavecchia e Tagliavini sono bene strani liberisti: essi vogliono che il come si debba gestire un bene locale come l’acqua debba essere gestito da un potere centrale di cui, fin dall’affare Lockeed passando per la decisione SECAM/PAL, si sospettano tentativi di accordi con le multinazionali.
In un paese liberale è la comuntà locale che decide per le cose di sua competenza e, se ci sono sprechi e/o malversazioni sarà la stessa comunità che voterà contro i pubblici amministratori “locali” corrotti o incapaci o, in estrema ratio, adirà il giudice se la comunità ravvisa gli estremi del reato.
voi invece volete comunque una stato padre che si occupi di cosa ne vogliano fare della loro acqua a Scicli (RG) o a Sterzing (BZ), il che fa il paro con i saldi: in uno stato liberale ognuno vende al prezzo che vuole e quando vuole.

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Di: luciano lavecchia /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11783 luciano lavecchia Fri, 14 Jan 2011 18:24:16 +0000 /?p=8010#comment-11783 <a href="#comment-11782" rel="nofollow">@stefano tagliavini</a> Gentile sig. Tagliavini, il post e' la sintesi di uno studio che prova ad analizzare l'effetto della gestione dei privati nel Sistema Idrico Integrato. Come spiegato nell'introduzione del paper, al tempo della realizzazione dello studio, vi erano 6 ATO affidati a privati, 5 in Sicilia e 1 in Lazio (ATO 5 - Lazio Meridionale Frosinone) - oggi vi e' anche un affidamento in Piemonte. Poiche' l'esperienza di un singolo ATO non sarebbe significativa, ho scelto di concentrarmi li dove la numerosita' del campione avrebbe potuto dare dei risultati piu' robusti. Peraltro il Comune di Aprilia e' servito dall'ATO 4 - Lazio Meridionale Latina, ove l'affidamento e' a una societa' mista pubblico-privata, Acqualatina che, come sapra', ha come azionista di maggioranza i comuni dello stesso ATO, ergo non puo' considerarsi un esperienza di mercato al 100%. @stefano tagliavini
Gentile sig. Tagliavini,
il post e’ la sintesi di uno studio che prova ad analizzare l’effetto della gestione dei privati nel Sistema Idrico Integrato. Come spiegato nell’introduzione del paper, al tempo della realizzazione dello studio, vi erano 6 ATO affidati a privati, 5 in Sicilia e 1 in Lazio (ATO 5 – Lazio Meridionale Frosinone) – oggi vi e’ anche un affidamento in Piemonte. Poiche’ l’esperienza di un singolo ATO non sarebbe significativa, ho scelto di concentrarmi li dove la numerosita’ del campione avrebbe potuto dare dei risultati piu’ robusti. Peraltro il Comune di Aprilia e’ servito dall’ATO 4 – Lazio Meridionale Latina, ove l’affidamento e’ a una societa’ mista pubblico-privata, Acqualatina che, come sapra’, ha come azionista di maggioranza i comuni dello stesso ATO, ergo non puo’ considerarsi un esperienza di mercato al 100%.

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Di: stefano tagliavini /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11782 stefano tagliavini Fri, 14 Jan 2011 16:30:52 +0000 /?p=8010#comment-11782 Egregio Signor Lavecchia, mi potrebbe gentilmente spiegare perchè nel suo post non ha citato il caso del comune di Aprilia? Egregio Signor Lavecchia, mi potrebbe gentilmente spiegare perchè nel suo post non ha citato il caso del comune di Aprilia?

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Di: MitMar /2011/01/13/acqua-e-referendum-chi-se-la-beve-quella-della-privatizzazione/comment-page-1/#comment-11780 MitMar Fri, 14 Jan 2011 13:41:39 +0000 /?p=8010#comment-11780 A mio parere la paura degli italiani verso ogni privatizzazione deriva dalla consapevolezza dell'incapacità della magistratura di perseguire i colpevoli in caso di illecito. Credo che il ragionamento ormai diffuso, anche inconscio, sia: meglio che lo Stato sprechi 35 litri su 100 piuttosto che rischiare che un privato si appropri illegalmente di 95 litri su 100 tanto, contro di lui, non si riuscirebbe a far nulla. Tanzi docet. A mio parere la paura degli italiani verso ogni privatizzazione deriva dalla consapevolezza dell’incapacità della magistratura di perseguire i colpevoli in caso di illecito. Credo che il ragionamento ormai diffuso, anche inconscio, sia: meglio che lo Stato sprechi 35 litri su 100 piuttosto che rischiare che un privato si appropri illegalmente di 95 litri su 100 tanto, contro di lui, non si riuscirebbe a far nulla. Tanzi docet.

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