Su questo blog parliamo spesso della nuova Fiat e di ciò che Sergio Marchionne ha chiesto con energia di mettere al centro dell’agenda per nuove relazioni industriali, basate su uno scambio tra piĂą produttivitĂ e piĂą salario reale ai lavoratori. Dunque sapete come la pensiamo. Ma la battura pronuncita oggi dal presidente della Camera Gianfranco Fini mi ha molto colpito. Non intendo in alcun modo fara un processo alle intenzioni, parlare di messaggio elettoralistico e di calcolo preventivo su come la pensi la maggioranza degli italiani. Non ho molto dubbi sul fatto che l’onorevole Fini abbia toccato un tasto molto popolare, ricordando che la Fiat esiste grazie al contribuente italiano e che Marchionne sembra parlare piĂą da manager canadese che italiano. Eppure, trovo che nel merito le parole di Fini siano profondamente sbagliate, per almeno tre ragioni. Provo a spiegarle. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino auto
Le parole del Presidente della Camera Gianfranco Fini verso Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat sono molto forti: “si è dimostrato piĂą canadese che italiano”. Senza dubbio è solo un vantaggio. Ci voleva il canadese Marchionne per cambiare le relazioni sindacali in Italia. Vogliamo davvero che si continui ad avere una Fiat che sopravvive grazie ai soldi dei contribuenti? NĂ© Fini nĂ© Marchionne lo desiderano. In realtĂ le affermazioni del presidente della Camera devono essere prese piĂą come uno slogan elettorale e meno come un attacco a Fiat e al suo amministratore delegato; meglio dunque discutere del modello produttivo italiano, del suo fallimento e degli esempi da seguire o non seguire. E su questo ultimo punto vi è un’analisi di Massimo Mucchetti, che nel suo editoriale del Corriere della Sera sostiene che l’America non ha piĂą nulla da insegnarci nel settore auto motive. Prosegui la lettura…
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