Commenti a: Andrew Keen e i privilegi della classe creativa /2010/08/25/andrew-keen-e-i-privilegi-della-classe-creativa/ diretto da Oscar Giannino Fri, 24 Dec 2010 20:15:55 +0100 hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.0.1 Di: Gianni M. /2010/08/25/andrew-keen-e-i-privilegi-della-classe-creativa/comment-page-1/#comment-8521 Gianni M. Thu, 26 Aug 2010 12:14:54 +0000 /?p=6846#comment-8521 Premetto due conti tratti dal mio caso personale. Dopo un breve periodo di esperienza sulle BBS (chi se le ricorda?) e bollette Telecom piuttosto pesanti per traffico interurbano feci il mio primo contratto con un provider internet locale nel 1996. Il costo era di 300.000 lire annue, più il tempo di collegamento della chiamata locale che intascava Telecom. Era un po' caro per l'epoca, ma mi si aprì un mondo nuovo ancora poco frequentato. Si aveva l'impressione di essere pionieri. Impressione destinata a svanire in pochi anni. Il frutto maggiore di questa prima frequentazione sul web è stata l'amicizia con un giovane laureando in matematica dell'Università di Manila, conosciuto partecipando a una mailing list americana di analisi matematica. Negli anni abbiamo fornito in collaborazione soluzioni (alcune pubblicate) a una nota rivista di problemi matematici canadese. Negli anni il mio amico filippino si è laureato, è diventato assistente e poi professore in quella università. Ha assunto la guida della squadra olimpica di matematica e in uno dei suoi periodi sabbatici annuali capitò in Italia dove fu mio ospite per alcuni giorni, prima di raggiungere l'università che lo ospitava. Recentemente ho scoperto che grazie a lui il mio numero di Erdős ( http://it.wikipedia.org/wiki/Numero_di_Erd%C5%91s ) è uguale a 4. ( Io ho pubblicato articoli con il mio amico filippino - Lui ha pubblicato con il suo relatore di tesi a Singapore - Il suo relatore ha pubblicato con un professore cinese - Quest'ultimo ha pubblicato con Paul Erdős. 4 passaggi: non è da tutti!). __ Dal '96 non mi è mai mancato un collegamento quotidiano con internet. Ho speso soldi in acquisti online, ho prodotto servizi, per esempio collaborando con Liber Liber, riproducendo testi fuori diritti di autore. Sì perché la proprietà intellettuale decade passati 70 anni dalla morte dell'autore (o di autore e traduttore). Se vi interessano per esempio le opere di Galileo, lì ci sono. Ho contribuito a riprodurle assieme ad altri volontari sparsi per l'Italia. Alla fine della fatica ci siamo incontrati e conosciuti tutti di persona festeggiando con un ottimo pranzo in un ristorante sull'isola del lago di Iseo, dove uno di noi abitava. Non è solo scambio di oggetti virtuali quello che può fornire internet. In ogni caso questi "oggetti" soddisfano, nel senso più fisico e materiale del termine, solo due dei nostri sensi: udito e vista, e quest'ultima solo in forma bidimensionale, per ora. Forse possiamo taroccare qualche brano musicale, qualche film e qualche libro, ma non possiamo taroccare merci che hanno una massa. La fruizione di un qualche beneficio altrimenti acquistabile con denaro (un CD, un DVD, un Libro), gratis o a poco prezzo è una delle forme più riduttive dell'utilizzo di questo strumento che ha generato una rivoluzione di cui non ci rendiamo ancora conto pienamente nonostante ci si sia dentro. La crisi mondiale che viviamo non sarebbe stata possibile in questi termini senza la comunicazione globale attivata dal web. Gli esempi della mia esperienza che ho descritto sono per testimoniare la funzione della rete come strumento di nuove situazioni umane e di conoscenza del mondo in cui viviamo. Proviamo un poco a leggere le testate dei giornali online del resto del mondo e ci meraviglieremo di quanto siano assenti e marginali le beghe politiche che hanno inondato questa nostra estate. Premetto due conti tratti dal mio caso personale.

Dopo un breve periodo di esperienza sulle BBS (chi se le ricorda?) e bollette Telecom piuttosto pesanti per traffico interurbano feci il mio primo contratto con un provider internet locale nel 1996. Il costo era di 300.000 lire annue, più il tempo di collegamento della chiamata locale che intascava Telecom.
Era un po’ caro per l’epoca, ma mi si aprì un mondo nuovo ancora poco frequentato. Si aveva l’impressione di essere pionieri. Impressione destinata a svanire in pochi anni.

Il frutto maggiore di questa prima frequentazione sul web è stata l’amicizia con un giovane laureando in matematica dell’Università di Manila, conosciuto partecipando a una mailing list americana di analisi matematica. Negli anni abbiamo fornito in collaborazione soluzioni (alcune pubblicate) a una nota rivista di problemi matematici canadese.
Negli anni il mio amico filippino si è laureato, è diventato assistente e poi professore in quella università. Ha assunto la guida della squadra olimpica di matematica e in uno dei suoi periodi sabbatici annuali capitò in Italia dove fu mio ospite per alcuni giorni, prima di raggiungere l’università che lo ospitava.

Recentemente ho scoperto che grazie a lui il mio numero di Erdős ( http://it.wikipedia.org/wiki/Numero_di_Erd%C5%91s ) è uguale a 4.
( Io ho pubblicato articoli con il mio amico filippino – Lui ha pubblicato con il suo relatore di tesi a Singapore – Il suo relatore ha pubblicato con un professore cinese – Quest’ultimo ha pubblicato con Paul Erdős. 4 passaggi: non è da tutti!).
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Dal ’96 non mi è mai mancato un collegamento quotidiano con internet. Ho speso soldi in acquisti online, ho prodotto servizi, per esempio collaborando con Liber Liber, riproducendo testi fuori diritti di autore. Sì perché la proprietà intellettuale decade passati 70 anni dalla morte dell’autore (o di autore e traduttore).
Se vi interessano per esempio le opere di Galileo, lì ci sono. Ho contribuito a riprodurle assieme ad altri volontari sparsi per l’Italia. Alla fine della fatica ci siamo incontrati e conosciuti tutti di persona festeggiando con un ottimo pranzo in un ristorante sull’isola del lago di Iseo, dove uno di noi abitava.

Non è solo scambio di oggetti virtuali quello che può fornire internet.

In ogni caso questi “oggetti” soddisfano, nel senso più fisico e materiale del termine, solo due dei nostri sensi: udito e vista, e quest’ultima solo in forma bidimensionale, per ora.
Forse possiamo taroccare qualche brano musicale, qualche film e qualche libro, ma non possiamo taroccare merci che hanno una massa.

La fruizione di un qualche beneficio altrimenti acquistabile con denaro (un CD, un DVD, un Libro), gratis o a poco prezzo è una delle forme più riduttive dell’utilizzo di questo strumento che ha generato una rivoluzione di cui non ci rendiamo ancora conto pienamente nonostante ci si sia dentro. La crisi mondiale che viviamo non sarebbe stata possibile in questi termini senza la comunicazione globale attivata dal web.

Gli esempi della mia esperienza che ho descritto sono per testimoniare la funzione della rete come strumento di nuove situazioni umane e di conoscenza del mondo in cui viviamo.

Proviamo un poco a leggere le testate dei giornali online del resto del mondo e ci meraviglieremo di quanto siano assenti e marginali le beghe politiche che hanno inondato questa nostra estate.

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Di: Corrado /2010/08/25/andrew-keen-e-i-privilegi-della-classe-creativa/comment-page-1/#comment-8502 Corrado Wed, 25 Aug 2010 20:31:08 +0000 /?p=6846#comment-8502 Mah...e dove lo mettiamo ad esempio Linux o i creative commons (Walter Santagata ha organizzato una conferenza qualche mese fa a Torino) o le piattaforme opensource? Non tutto è a pagamento su intenet (per fortuna!). E gratis alle volte non è segno di scarsa qualità, ma anche di "originalità" o di un modo di pensare che alle volte sembra non seguire le regole di mercato (per fortuna!) On the other hand, la Apple, per citarne una, ha sempre avuto invece dei sistemi non compatibili con gli altri (direi quasi dei closed source) sviluppati dagli ingegneri informatici Apple: anche le macchine non sono assemblate e quindi sono più affidabili e i programmi sono sempre quelli per cui girano meglio e non si devono adattare su altri supporti (come Microsoft ad esempio). Scelta che, per entrare nel merito della Mela, le ha dato il dominio e il controllo assoluto del proprio mercato, che fa poi strapagare (giustamente), facendo operazioni di marketing invidiabili. Per cui ci sono posizioni antitetiche e non ne esiste una sola. E ricordiamo che senza creatività, spesso, non c'è innovazione. E che spesso la creatività su internet è anche gratis. Mah…e dove lo mettiamo ad esempio Linux o i creative commons (Walter Santagata ha organizzato una conferenza qualche mese fa a Torino) o le piattaforme opensource? Non tutto è a pagamento su intenet (per fortuna!). E gratis alle volte non è segno di scarsa qualità, ma anche di “originalità” o di un modo di pensare che alle volte sembra non seguire le regole di mercato (per fortuna!)
On the other hand, la Apple, per citarne una, ha sempre avuto invece dei sistemi non compatibili con gli altri (direi quasi dei closed source) sviluppati dagli ingegneri informatici Apple: anche le macchine non sono assemblate e quindi sono più affidabili e i programmi sono sempre quelli per cui girano meglio e non si devono adattare su altri supporti (come Microsoft ad esempio).
Scelta che, per entrare nel merito della Mela, le ha dato il dominio e il controllo assoluto del proprio mercato, che fa poi strapagare (giustamente), facendo operazioni di marketing invidiabili.
Per cui ci sono posizioni antitetiche e non ne esiste una sola. E ricordiamo che senza creatività, spesso, non c’è innovazione. E che spesso la creatività su internet è anche gratis.

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