No allo sciopero dei magistrati per gli aumenti automatici
Questa opinione è solo mia personale, e non impegna alcun altro di coloro che scrivono per Chicago-blog. Sono assolutamente senza parole, di fronte allo sciopero dei magistrati a difesa del portafoglio. “A pensare male si fa peccato, ma forse c’è da leggere nella manovra una particolare volontà di punire i magistrati italiani”. Lo ha detto Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, annunciando che i magistrati italiani si apprestano allo sciopero, contro le misure annunciate dal governo. I magistrati “vogliono fare la loro parte in un momento così difficile per il Paeseâ€, dicono, ma denunciano il contenimento degli aumenti retributivi disposto ai loro danni come discriminatorio e, dunque, punitivo. Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, Cascini ha aggiunto di ritenere che deve trattarsi di una rappresaglia per l’opposizione che i magistrati riservano alle riforme dell’ordinamento e delle procedure sostenute dal governo. A me il ragionamento politico non interessa e sembra ancor più improprio, ciò che conta sono i numeri.
Come stanno davvero le cose? Se c’è un tema che in tanti anni di roventi polemiche si impara obbligatoriamente a maneggiare con cura, è quello della magistratura. Comunque la pensi e comunque ti muovi, ti si appioppa addosso il sospetto che tu lo faccia per secondi fini. Ed è poi inutile parlare di fini al plurale, perché tanto il fine osceno di cui vieni accusato è sempre lo stesso: dare una mano a quel famigerato bandito – ritiene chi ti accusa – incidentalmente premier – aggiungi tu, tuo malgrado – che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Eppure a mio avviso questa volta Berlusconi non c’entra un beneamato piffero, con la questione che spinge i magistrati a scioperare.
L’associazionismo magistratuale lamenta che il governo abbia disposto che chi guadagna di più paghi di meno, mentre chi ha minori paghe è più colpito. Consiste in questo, l’iniquità intollerabile – e, naturalmente , “incostituzionaleâ€, come ti sbagli – per i magistrati, che per il resto si presterebbero volentieri a dare il loro contributo. Senonché non l’ha disposto il governo: è il meccanismo di retribuzione dei magistrati e solo dei magistrati, a determinare la conseguenza che un blocco pluriennale degli aumenti abbia conseguenze di quel tipo. Perché, cerchiamo di non dimenticarlo, i signori magistrati godono dell’aumento automatico delle retribuzioni – nonché delle qualifiche, a prescindere dalle funzioni concretamente svolte per le quali, da tre anni a questa parte, è stata tra mille resistente reintrodotto un vaglio autoesercitato da colleghi che, per altro, è tanto severo da concludersi al 96% naturalmente con uno scontato assenso alla promozione.
Il più della progressione automatica retributiva per i magistrati avviene in due tranche. Nei cinque anni successivi ai primi tre dall’assegnazione in ruolo, e poi una decina d’anni dopo. Sono i due “gradoni†di avvicinamento alla retribuzione di magistrato di Cassazione che comunque spetta a tutti i signori magistrati. Ed è per questa gaurentigia che spetta ai soli magistrati, nel pubblico impiego, che la sospensione degli aumenti implica per la classe di magistrati giovani prossima a maturare il primo gradone ciò che essi considerano un indebito scippo.
In altre parole, secondo i capi dell’ANM, una misura ben fatta dovrebbe invece prevedere: primo, naturalmente, che solo ai signori magistrati resti la prerogativa del progresso retributivo automatico, che non vale né per il resto del pubblico impiego, né tanto meno ovviamente per quello privato; secondo che lo stop agli aumenti – per solidarietà verso il resto dell’impiego pubblico, che ha avuto aumenti maggiori di quello privato negli ultimi anni – venga scritto con una norma ad hoc che tenga conto della retribuzione ad hoc, e dunque salvando dal congelamento proprio coloro che per tutela di casta più avranno di aumento nel biennio avanti a noi.
A me pare una logica quanto meno parecchio singolare. Non esattamente la prova di condivisione e di responsabilità istituzionale che è legittimo attendersi da chi non fa altro che ripeterci di svolgere una funzione delicatissima. Che cosa dovrebbero fare allora militari e poliziotti, carabinieri e finanzieri? Puntarci le armi addosso, per come li trattiamo? Ma dimenticavo: non sono essi, in prima fila nella lotta contro il male. Quello è un ruolo riservato ai soli magistrati. Deve essere per questo, che pensano il loro portafoglio sia l’unico tutelato dalla Costituzione. Se poi, come immagino, il governo alla fine tratterà e accetterà questa impostazione – magari, puta caso, per non lasciare i magistratui troppo vicini al solo onorevole Fini, mi scapperà tristemente ancor più da ridere.
4 giugno 2010 Diritti individuali, Mercato del lavoro


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Ho letto il suo “pezzo” sui commenti a questo articolo. Cita anche il mio contributo. Ma lei semplificando, tradisce la complessità del tema. Lei continua a non voler comprendere il funzionamento della nostar progressione in carriera. Quantunque io dubiti fortemente della sua volontà di confrontarsi, le faccio presente che:
dal 2007 le valutazioni di professionalità sono quadriennali;
fino ad allora erano previste più raramente(dopo 3, 13, 20, 28 anni di servizio);
il dato percentale del 96% va riferito a coloro che sono stati valutati (è un dato relativo) e non a tutti i magistrati in servizio, per il semplice fatto che non tutti sono stati ancora valutati;
lei sembra disturbato dal fatto che i magistrati sono valutati dai magistrati del CSM (insieme ai membri laici, of course): bene, mi sa dire perchè non la disturba che altre carriere prevedano la valutazione di colleghi dei valutati? penso ai medici, ai prefetti, ai funzionari di polizia, ai carabinieri, agli Avvocati dello STATO.
Preferirebbe forse che i funzionari di polizia fossero valutati da ingegneri? Infine non comprendo perchè paragona la nostra carriera e la nostra retribuzione ai prefetti: ci paragoni, se proprio deve, ad una carriera più vicina alla nostra: agli avvocati dello stato. vada a controllare le loro retribuzioni. La nostra carriera, è nell’ambito della giurisdizione, ha caratteristiche assai diverse da quelle di un prefetto. Non le sembra che il “terzo potere” – come si chiamava una volta – e l’esercizio della funzione giurisdizionale meriti una diversificazione dalla carriera prefettizia? Se proprio vuol continuare a scrivere di questo tema, la prego: si informi di più e meglio.
Ah, dimenticavo: in questi giorni mi sono trasferita alla Procura di Firenze. Se scriverà un altro pezzo su questa discussione citandomi, potrà almeno scrivere un dato esatto.
cara Ornella, ma perché il disciplinare dei giornalisti da chi è fatto ? dagli idraulici o dai lettori ?
@paolo
mi perdoni Paolo, credo ci sia stato un malinteso. Il paragone tra magistrato e dirigente privato lo ha inizialmente proposto lei. Quello che volevo dire è che mi sembrava un paragone improprio, anche per le ragioni che lei ha giustamente ricordato.