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Repubblica, Silvio e l’evasione

Ci vado piatto: sulla presunta giustificazione dell’evasione fiscale, tra Repubblica e Berlusconi, io sto con Berlusconi.  Per una ragione molto diversa da quella che Repubblica tende a identificare nelle frasi del premier, però. E continuando ad avere grande rispetto per Massimo Giannini, il vicedirettore di Repubblica le cui frasi a ballarò hanno ingenerato la polemica e la telefonata del premier. Per Giannini ho stima e amicizia. Da anni, può capitare di non essere d’accordo. Ma è sempre stimolante e documentato. Su mercato e concorrenza, la pensa molto più similmente a noi di quanto capiti con autorevoli colleghi del Corriere, per limitarsi a un punto essenziale. Su tasse e politica, però, la linea di Repubblica è la linea di Repubblica. Ed è una linea che trovo sbagliata, in quanto profondamente diseducativa. Anche quando si applica – per prevalenti ragioni di polemica politica, rispetto al merito – a Silvio Berlusconi, il nemico numero uno da sempre del quotidiano di largo Fochetti.

Per Repubblica, Berlusconi difende l’evasione fiscale. La prova starebbe nelle frasi che anche oggi vengono puntualmente riproposte dal quotidiano, pronunciate nelle numerose campagne elettorali dal 1994 ad oggi. Sono frasi in cui Berlusconi ripete che un prelievo giusto e comprensibile non dovrebbe andare oltre il terzo del reddito, rispetto al 50 e 60% e oltre in cui esso invece si traduce sul reddito d’impresa nelle piccole aziende oggi in Italia. Berlusconi dice e ripete che, quando ci si trova invece a richieste così esose, l’adesione spontanea e convinta alla pretesa tributaria provoca resistenza, elusione ed evasione.

In nome di quello che ripetiamo da anni e del tutto a prescindere da Berlusconi e dai suoi, difendo a spada tratta questo semplice assunto: affermare che la pretesa dello Stato è eccessiva, eccessiva in termini assoluti in confronto agli altri Paesi, ed eccessiva in termini relativi rispetto a ciò che offre in cambio, non è affatto giustificazione dell’evasione, è solo attacco alla cattiva politica che – in nome dei presunti servizi sociali offerti a tutela dell’universalità dei diritti – gestisce invece in maniera discrezionale e per interesse proprio oltre metà dell’economia nazionale.

Dire e ripetere questo, gridare allo scandalo di ciò che lo Stato ci prende dalle tasche, è puro seme di pensiero liberale, difesa del diritto naturale della persona e della famiglia – che in altri ordinamenti hanno presìdi costituzionali antifisco, come in Germania dove infatti spesa e tasse scendono insieme. E’ fortificazione delle premesse fodnanti di una sana democrazia di uomini liberi, non schiavi di chi protempore amministra lo Stato e pratica i propri interessi in suo nome.

La colpa ormai irrisarcibile di Berlusconi è limitarsi ad aver detto queste cose da 16 anni, senza far mai seguire i fatti. Repubblica crede di difendere la virtù pubblica, pretendendo che i politici pensino e dicano che le tasse sono belle e basta, perché lo Stato ha sempre ragione.  Ma, per chi la pensa come noi, Repubblica difende invece il vizio tassa-e-spendi della politica, e le parole di Berlusconi restano invece parole di libertà. Purtroppo, una libertà così incoerente nei fatti che indebolisce proprio chi la pensa come noi, e continuerà a farlo senza timore di essere schiacciato dal virtuismo giacobino degli statalisti vecchi e nuovi.

3 giugno 2010 Diritti individuali, fisco, informazione, liberismo, macroeconomia ,

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  1. Beppe
    8 giugno 2010 a 8:11 | #1

    @Stefano: a parte che anche Svezia e Danimarca non scherzano, qui http://www.progettoitaliafederale.it/lavoronero.html puoi trovare un’analisi abbastanza completa, anche se su dati aggiornati al 2003.
    Se non vuoi leggere tutto l’articolo, puoi dare un’occhiata ai 2 grafici in fondo, che mi pare lascino pochi dubbi sul fatto che una correlazione esiste.
    In ogni caso, come ho già scritto, per l’Italia la pressione fiscale MEDIA ha ben poco senso, se consideri che il nostro 28-29% di sommerso è costituito da regioni che evadono il 13-22% e regioni che evadono il 55-85%. Riporto per comodità il link che segnalavo più in alto: http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/Padoa_Schioppa_e_l%27evasione_fiscale per i dettagli.

  2. Massimo
    8 giugno 2010 a 19:18 | #2

    @Pino
    Tanto per cominciare non sono di destra ma libertario anarcocapitalista e giusnaturalista e per sua informazione non vado a votare da circa 20 anni.Poi non si capisce dove voglia arrivare portando esempi storici come la riforma scolastica di Maria Teresa d’Austria o l’opera di Condorcet.(gia che c’era perchè non ha citato anche la riforma gentile durante il ventennio fascista).Io non ho mai detto che dovrebbe essere vietata la scuola pubblica per chi la ritenesse la scelta migliore per se o per i propri figli,ho semplicemente detto che chi la vuole se la deve finanziare di tasca sua e non pretendere che siano altri a essere costretti a mettere mano al portafogli.
    Per quanto riguarda Einaudi che è stato certamente uno dei pochi veri liberali del dopoguerra,forse era meglio se non lo citava in quanto fu uno dei primi a sostenere la legittimità dell’evasione fiscale quando le pretese dello stato diventano insostenibili.

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