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Misurare il rischio e l’incertezza

Misura a separazione delle delicate categorie “rischio” e incertezza” rappresentano da sempre croce e delizia della triste scienza economica. Da Keynes a Knight, da Walras ad Hayek, rischio computabile e incertezza delle vicende e influenze umane hanno contraddistinto svolte fondamentali nell’interpretazione di come i mercati funzionino o falliscano, e di come vi operino individui e imprese. La teoria del rischio di portafoglio di Markovitz, che tutti noi abbiamo studiato per attenuare il rischio d’investimento finanziario attraverso la diversificazione, si continua a studiare e consigliare ma in realtà è poco più che preistoria e consigli della nonna, nella finanza globalizzata. Idem dicasi per il teorema Merton-Modigliani, assai più fondativo della stessa Efficiet Markets Hyphotesis di Eugene Fama ai fini dell’efficienza nell’abbattimento del rischio una volta note tutte le informazioni che al mercato e all’investitore servono. Che cosa capita invece del rischio e dell’incertezza, quando essi si applicano alla nostra salute e aspettativa di vita? È un tema che mi ritocca personalmente in questi giorni, quando sono alle prese con qualche problema da risolvere con un’operazioncina. Ed è un perfetto esempio di inefficienza di mercato da ritardo dottrinario e indifferenza del consumatore. Poiché lo sconto dell’aspettativa di vita si applica come all’ammortamento di un bene strumentale, a fare la differenza è il criterio con cui una società di assicurazione stabilisce il premio per una polizza: e non ci sono santi, il criterio è standard per tutti gli individui e s’incardina solo sulla statistica di sopravvivenza – aggiornata ogni ics anni – alle diverse patologie riscontrate. Come se fossimo tutti uguali e contasse solo il male, non il track record della tua individuale e irriducibile ad altri risposta al problema. Eccovi un esempio pratico di come l’ignoranza teorica su rischio e incertezza continuino a minare non solo il mondo della banca e della finanza, e senza Cigno Nero, visto che qui non stiamo parlando di polizze sul rischio di morte improvvisa. Per chi volesse invece credere alla statistica assoluta del rischio – io ne diffido, è pura tecnica di comunicazione al servizio del proprio punto di vista – ecco la più aggiornata tavola generale mondiale in cui mi sia appena imbattuto, da organizationsandmarkets.com.

8 febbraio 2010 mercato

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  1. DE MARCO ROCCO
    8 febbraio 2010 a 19:11 | #1

    Magari ci fosse un algoritmo statistico probabilsitico che minimamente misurerebbe l’incertezza in ambito sanitario. La enorme quantità di variabili renderebbe il calcolo troppo complesso.
    Le statistiche che vengono fatte, per avere una minima cognizione del problema sanitario sono leggibili ma non lette correttamente, in quanto, il contesto in cui sono lette viene ignorato. Mi riferisco al campione rappresentativo, ecc. Per capirci per poter leggere una minuscola parte dell’immensa realtà ci mettiamo gli occhiali sbagliati.

    Oscar la lascio con un quesito sanitario statitisco:
    un chirurgo compie 10 operazioni ne sbaglia 2
    un altro chirurgo compie 100 operazioni ne sbaglia 20
    chi è il miglior chirurgo statisticamente.?….:)

  2. Alex
    8 febbraio 2010 a 22:05 | #2

    In bocca al lupo!

  3. Pietro M.
    9 febbraio 2010 a 11:42 | #3

    In bocca al lupo anche da parte mia.

  4. Marco O.
    9 febbraio 2010 a 13:06 | #4

    Le auguro un in bocca al lupo!

  5. 9 febbraio 2010 a 14:24 | #5

    sono un convinto sostenitore del Lupo Italiano perciò in sostituzione della frase “in bocca al lupo” (che prevede la canonica risposta: “crepi il lupo”) Ti dirò “good luck” Oscar!

  6. Alberto
    9 febbraio 2010 a 16:18 | #6

    Buena Suerte, Oscar!

  7. mario fuoricasa
    9 febbraio 2010 a 17:43 | #7

    In bocca al lupo!

  8. azimut72
    9 febbraio 2010 a 18:05 | #8

    In bocca al lupo.

  9. Antonio M
    9 febbraio 2010 a 21:51 | #9

    In bocca al lupo!

  10. 10 febbraio 2010 a 13:06 | #10

    Le siamo vicini. Saluti.