Commenti a: Il TREM-Posto e le ragioni di Tremonti /2009/10/22/il-trem-posto-e-le-ragioni-di-tremonti/ diretto da Oscar Giannino Fri, 15 Jan 2010 11:09:08 +0100 http://wordpress.org/?v=2.8.4 hourly 1 Di: libertyfighter /2009/10/22/il-trem-posto-e-le-ragioni-di-tremonti/comment-page-1/#comment-2253 libertyfighter Fri, 23 Oct 2009 00:55:29 +0000 /?p=3407#comment-2253 Questo articolo merita solo un fragoroso applauso. Questo articolo merita solo un fragoroso applauso.

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Di: americo /2009/10/22/il-trem-posto-e-le-ragioni-di-tremonti/comment-page-1/#comment-2252 americo Thu, 22 Oct 2009 21:47:22 +0000 /?p=3407#comment-2252 Le Sue valutazioni sono ineccepibli in un'ottica puramente economica. Il fenomeno "lavoro" non è però monodimensionale. Includendo nell'analisi l'aspetto umano e sociale i risultati cambiano. E' indubbio che una parte non indifferente della forza-lavoro qualificata (in senso lato: compresi dirigenti, programmatori, ingegneri e specialisti in genere) abbia o debba avere interesse ad un sistema basato sulla meritocrazia-flessibilità. Ma non tutti hanno la stoffa dell'ingegnere, del progettista o dell'esperto di informatica: la parte piú considerevole dei "lavoratori" è costituita da collaboratori magari anche validi, motivati e preparati - ma sostanzialmente intercambiabili. Per tale "lavoratore medio" il discorso della competizione si muove - a mio avviso - su un binario diverso, nel quale valgono molto, oltre alla preparazione ed all'esperienza, caratteristiche quali serietà, affidabilità, fedeltà all'impresa - caratteristiche che esulano dall'ottica della "mobilità competitiva". A mio avviso questo "lavoratore valido anche se medio" è comunque un importante patrimonio per l'azienda, che dovrebbe riconoscere questa dignità - anche nel proprio interesse - con un contratto a tempo indeterminato. Come parte importante del "capitale" aziendale il patrimonio di forza-lavoro dovrebbe essere difeso, e non disinvoltamente sacrificato a presunte logiche di mercato (magari "globalizzanti"). E penso che questo fosse uno degli elementi portanti del ragionamento di Tremonti. Diverso è, ovviamente, il discorso per il "posto" nel senso spregevole e mediocre, parassitario e clientelare che questo termine ha assunto in ampie parti della società italiana, all'ombra della partitocrazia e della "cultura" (originariamente centro-meridionale) della "raccomandazione". Penso che Tremonti parlasse delle esigenze di coloro che lavorano veramente - e che hanno il diritto di chiedere una base portante su cui poter pianificare la propria vita, nella regola di una tradizione su cui si è fondata, anche nella sua evoluzione storica, gran parte della società europea. Escluderei invece che avesse intenzione di difendere coloro che vivono nella speranza di trovare una sedia su cui incollare a vita le proprie terga. Penso anzi che Tremonti preferisca che di questo tipo di "posti fissi" si occupi, in prima istanza, il collega Brunetta. Le Sue valutazioni sono ineccepibli in un’ottica puramente economica. Il fenomeno “lavoro” non è però monodimensionale. Includendo nell’analisi l’aspetto umano e sociale i risultati cambiano. E’ indubbio che una parte non indifferente della forza-lavoro qualificata (in senso lato: compresi dirigenti, programmatori, ingegneri e specialisti in genere) abbia o debba avere interesse ad un sistema basato sulla meritocrazia-flessibilità. Ma non tutti hanno la stoffa dell’ingegnere, del progettista o dell’esperto di informatica: la parte piú considerevole dei “lavoratori” è costituita da collaboratori magari anche validi, motivati e preparati – ma sostanzialmente intercambiabili. Per tale “lavoratore medio” il discorso della competizione si muove – a mio avviso – su un binario diverso, nel quale valgono molto, oltre alla preparazione ed all’esperienza, caratteristiche quali serietà, affidabilità, fedeltà all’impresa – caratteristiche che esulano dall’ottica della “mobilità competitiva”. A mio avviso questo “lavoratore valido anche se medio” è comunque un importante patrimonio per l’azienda, che dovrebbe riconoscere questa dignità – anche nel proprio interesse – con un contratto a tempo indeterminato.
Come parte importante del “capitale” aziendale il patrimonio di forza-lavoro dovrebbe essere difeso, e non disinvoltamente sacrificato a presunte logiche di mercato (magari “globalizzanti”). E penso che questo fosse uno degli elementi portanti del ragionamento di Tremonti.

Diverso è, ovviamente, il discorso per il “posto” nel senso spregevole e mediocre, parassitario e clientelare che questo termine ha assunto in ampie parti della società italiana, all’ombra della partitocrazia e della “cultura” (originariamente centro-meridionale) della “raccomandazione”.

Penso che Tremonti parlasse delle esigenze di coloro che lavorano veramente – e che hanno il diritto di chiedere una base portante su cui poter pianificare la propria vita, nella regola di una tradizione su cui si è fondata, anche nella sua evoluzione storica, gran parte della società europea.

Escluderei invece che avesse intenzione di difendere coloro che vivono nella speranza di trovare una sedia su cui incollare a vita le proprie terga. Penso anzi che Tremonti preferisca che di questo tipo di “posti fissi” si occupi, in prima istanza, il collega Brunetta.

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Di: Luca /2009/10/22/il-trem-posto-e-le-ragioni-di-tremonti/comment-page-1/#comment-2241 Luca Thu, 22 Oct 2009 16:40:23 +0000 /?p=3407#comment-2241 Condivido pienamente! la mia domanda è: visto che nei fatti Tremonti e il gov berlusconi non hanno mai favorito il posto fisso, questa uscita Tremonti cosa l'ha fatta a fare? Condivido pienamente! la mia domanda è: visto che nei fatti Tremonti e il gov berlusconi non hanno mai favorito il posto fisso, questa uscita Tremonti cosa l’ha fatta a fare?

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