I ministri europei dell’Ambiente hanno “deciso” (scusate, a scriverlo senza virgolette non ci riesco) una riduzione dell’80-95 per cento delle emissioni, al di sotto dei livelli del 1990, entro il 2050. Tutto questo all’indomani del vertice in cui i ministri delle Finanze non sono riusciti a trovare un accordo sui fondi da destinare alla lotta ai cambiamenti climatici. E nello stesso giorno in cui Cina e India stringono un patto che suona molto simile a un “opting out” dai negoziati: prenderanno impegni solo nella misura in cui il mondo sviluppato si farà carico di pagarli. La dichiarazione dei responsabili europei dell’Ambiente, in tale contesto, suona come un patetico tentativo di battere i pugni sul tavolo, ben sapendo di non avere né i pugni né il tavolo. Se l’attore “leader” (lo dicono loro) dei papocchi climatici non riesce a presentare un piano che abbia uno straccio di credibilità , siamo davvero alla politica subprime.
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Carlo Stagnaro energia, liberismo ambientalismo, clima, Copenhagen, emissioni, follia, ue
Il governatore della Bank of England Mervyn King ha pronunciato ieri a Edimburgo un discorso notevole. Qui il testo. Il punto essenziale è relativo al problema numero uno tra i tanti insoluti del dopo Lehman. Come risolvere dal punto di vista regolatorio il problema del moral hazard per le istituzioni finanziarie Too Big To Fail, che hanno sperimentato ormai come i governi non le facciano mai fallire e siano pronti perciò a destinare loro pacchi di miliardi dei contribuenti, per rendere comunque sostenibile l’eccesso di rischio che hanno assunto, a leva troppo elevata rispetto al proprio capitale? Solo nel Regno Unito, tra garanzie e interventi diretti di capitale pubblico nel sistema bancario, la cifra pazzesca di denaro del contribuente mobilitato da governo e BOE assomma a quasi mille miliardi di sterline. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino credito, finanza, liberismo, mercato accordi di basilea, BCE, Fed, moral hazard, supervisione bancaria, TBTF
La mitica Royal Mail, le Poste britanniche che sono tra le più antiche in Europa, è alle prese con un passaggio mortale. O l’azienda ristruttura profondamente, oppure è destinata all’autodistruzione. La Communication Workers Union ha risposto con lo sciopero generale, di una settimana per cominciare ma con l’idea di protrarlo a oltranza. Fino alla vittoria, come si diceva in altri tempi. L’azienda ha replicato che sta considerando l’idea di assumere subito fino a 30 mila dipendenti interinali, invece di attendere i soliti 15 mila che venivano presi per rafforzare le consegne sotto Natale, per evitare il blocco del servizio provocato dallo sciopero, che produrrebbe la perdita di moltissimi altri clienti, oltre a quelli che sempre più si affidano a imprese private. A dichiarasi “furibondo” con il sindacato è in primis il Business Minister Lord Mandelson. Ricordo a tutti che a Londra è in carica un governo laburista non più guidato dall’odiato “mercatista” Tony Blair, bensì dal suo successore, l’assai più tradizionale  e “sociale” Gordon Brown, per altro a picco nei sondaggi malgrado la massiccia cura statalista per uscire – ? – dalla crisi. Domanda: che cosa avverrebbe in Italia, se si rispondesse così a uno sciopero generale? Ma che cosa c’è di sbagliato e antisindacale, nel voler garantire comunque la continuità di un servizio pubblico – anche in UK esiste il “servizio universale” postale, svolto da Royal Mail – e insieme nel voler impedire che l’azienda vada a carte e quarant’otto? Prosegui la lettura…
Oscar Giannino liberismo, mercato diritto del consumatore, diritto di sciopero, tutele sindacali
Caveat preventivo: attualmente campo anche grazie a una collaborazione a tempo con il gruppo Sole 24 ore, per La versione di Oscar dalle 9 alle 10 dal lunedì al venerdì sull’emittente radiofonica confindustriale. Detto questo, vorrei invitarvi a riflettere su un esempio che considero di cattiva informazione, sul delicato tema delle tasse, della presunta evasione, dei diritti dei contribuenti e dei limiti ai quali, in un ordinamento che si pretende liberale, bisogna ottenere che lo Stato si attenga. Il fatto che ciò avvenga sul quotidiano di Confindustria rende la cosa, ai miei occhi, ancora più significativa. E, se mi si può perdonare l’aggettivo, almeno dal “nostro punto di vista”: più grave. “L’avvocato gratis all’evasore? Lo garantisce lo Stato”, recita oggi il titolo a cinque colonne del taglio basso in prima del Sole. un titolo che evoca inequivocabilmente un paradosso bruciante: sarebbe lo Stato a farsi amico e cooperante degli evasori, proprio mentre dichiara di volerli mettere nel mirino in Italia e nei paradisi fiscali. ”Beffa in Cassazione”, recita l’occhiello. Sarebbe dunque la Suprema Corte, rea di concedere la mano benevola dello Stato ai perfidi evasori. Perché mi permetto di dire che si tratta di un esempio di populismo mediatico? Perché la vicenda concreta è tutt’altra. Non c’è nessuna beffa. Se a cavalcare l’onda della demagogia antievasiva è il quotidiano di Confindustria, vuol dire che non c’è speranza. Che cosa hanno deciso di tanto scandaloso, i giudici della Cassazione? Cerchiamo di capirlo. Prosegui la lettura…
Oscar Giannino fisco, liberismo, mercato cittadino, eguaglianza, evasione fiscale, giusto processo, gratuito patrocinio, Sole 24 Ore, Stato
Even in his speech announcing that he would propose net neutrality rules, FCC Chairman Genachowski could cite only the same three old anecdotes that have been tirelessly trotted out by others as proof that new regulation is required. Sure, by Washington standards, that’s two more anecdotes than are usually required to justify issuing a regulation.
Jerry Ellig su Surprisingly Free, il blog del Technology Policy Program del Mercatus Center
Massimiliano Trovato liberismo, telecomunicazioni broadband, internet, jerry ellig, mercatus center, net neutrality, regolamentazione, tlc
Posto fisso da Quelle? Ahiahiai. Dal 1 novembre la società bavarese di vendita per corrispondenza, autrice dal dopoguerra ad oggi di tanti cataloghi di successo, sparirà letteralmente dalla circolazione. Prosegui la lettura…
Giovanni Boggero Senza categoria CSU, fallimento, germania, giustizia sociale, Quelle, Zu Guttenberg