Commenti a: L’acqua non cade dal cielo /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/ diretto da Oscar Giannino Thu, 24 Dec 2009 23:13:15 +0100 http://wordpress.org/?v=2.8.4 hourly 1 Di: Piero /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2118 Piero Mon, 19 Oct 2009 17:46:32 +0000 /?p=3335#comment-2118 ** come si fà a mettere in concorrenza (e quindi abassare i prezzi e migliorare i servizi del 30%) un unico tubo che ti arriva in casa ? ... si potrebbe dare delle concessioni brevi ma allora si penalizzano gli investimenti strutturali... se invece si danno lunghe se ne approfittano.. il price cap all'italiana è la foglia di fico che non ha mai funzionato.. oppure bisognerebbe staccare le reti dai fornitori di acqua.. ma non ci siamo riusciti neppure (o molto poco) con telefono/gas/digitale terrestre/rfi/elettricità x i consumer... mercati dove pure sarebbe tecnicamente "molto" più facile ? ** non concordo con la definizione di acqua come bene non pubblico... non è pubblico il servizio di raccolta/filtraggio/trasporto.. ma la materia prima lo è.. xrchè l'acqua del rubinetto è piovuta dal cielo di tutti.. anche se chiaramente non mi sognerei mai di bere da una pozzanghera : e se non bevi però muori di sete :) ** tutto sommato credo che in Italia andrà realisticamente a finire così : fase 0) oggi extrarendita è parafiscale+dipendenti clientelari cioè distribuita su "molti" fase 1) privatizzazioni all'Italiana= "pochi" amici con incasso una-tantum x i comuni fase 2) aumento prezzi pianificato e concertato a cartello in tot anni fase 3) ristrutturazioni e licenziamenti degli esuberi a servizi quasi costanti fase 3) i poveracci il cui numero crescerà negli anni si dovrà arrangiare..... sono pronto a scommetterci la liquidazione: ci vediamo fra 10 anni... ** come si fà a mettere in concorrenza (e quindi abassare i prezzi e migliorare i servizi del 30%) un unico tubo che ti arriva in casa ? … si potrebbe dare delle concessioni brevi ma allora si penalizzano gli investimenti strutturali… se invece si danno lunghe se ne approfittano.. il price cap all’italiana è la foglia di fico che non ha mai funzionato..
oppure bisognerebbe staccare le reti dai fornitori di acqua.. ma non ci siamo riusciti neppure (o molto poco) con telefono/gas/digitale terrestre/rfi/elettricità x i consumer… mercati dove pure sarebbe tecnicamente “molto” più facile ?

** non concordo con la definizione di acqua come bene non pubblico… non è pubblico il servizio di raccolta/filtraggio/trasporto.. ma la materia prima lo è.. xrchè l’acqua del rubinetto è piovuta dal cielo di tutti.. anche se chiaramente non mi sognerei mai di bere da una pozzanghera : e se non bevi però muori di sete :)

** tutto sommato credo che in Italia andrà realisticamente a finire così :
fase 0) oggi extrarendita è parafiscale+dipendenti clientelari cioè distribuita su “molti”
fase 1) privatizzazioni all’Italiana= “pochi” amici con incasso una-tantum x i comuni
fase 2) aumento prezzi pianificato e concertato a cartello in tot anni
fase 3) ristrutturazioni e licenziamenti degli esuberi a servizi quasi costanti
fase 3) i poveracci il cui numero crescerà negli anni si dovrà arrangiare…..
sono pronto a scommetterci la liquidazione: ci vediamo fra 10 anni…

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Di: Riccardo /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2108 Riccardo Sun, 18 Oct 2009 21:13:34 +0000 /?p=3335#comment-2108 Trattandosi di monopolio naturale passare dal pubblico al privato significa esclusivamente trasferire la rendita dal soggetto pubblico a quello privato, non vedo quale sia la reale convenienza per la comunità. Quanto poi alla riduzione delle tariffe, di fatto non vi è alcuno stimolo che invogli il privato a fare prezzi più bassi. Il privato può anche aumentare l'efficienza, ma solo per ridurre i costi e aumentare i profitti. Trattandosi di monopolio naturale passare dal pubblico al privato significa esclusivamente trasferire la rendita dal soggetto pubblico a quello privato, non vedo quale sia la reale convenienza per la comunità.
Quanto poi alla riduzione delle tariffe, di fatto non vi è alcuno stimolo che invogli il privato a fare prezzi più bassi.
Il privato può anche aumentare l’efficienza, ma solo per ridurre i costi e aumentare i profitti.

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Di: Roberto Alabiso /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2098 Roberto Alabiso Sun, 18 Oct 2009 14:24:42 +0000 /?p=3335#comment-2098 Pensiero pomeridiano.Tutto potrebbe avere anche un costo più elevato per funzionare meglio, acqua, sanità, scuola, pane, pasta, viaggi, alberghi, vino e formaggi, solo che la ricchezza è in mano sempre a meno persone. Questo va risolto il resto sarebbe facile facile. Pensiero pomeridiano.Tutto potrebbe avere anche un costo più elevato per funzionare meglio, acqua, sanità, scuola, pane, pasta, viaggi, alberghi, vino e formaggi, solo che la ricchezza è in mano sempre a meno persone. Questo va risolto il resto sarebbe facile facile.

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Di: Stefano /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2095 Stefano Sun, 18 Oct 2009 13:21:18 +0000 /?p=3335#comment-2095 @Antonio Due precisazioni: 1) Il fatto che un bene debba essere garantito a tutti non implica l'esistenza di un prezzo. Direi che quest'ultimo è conseguenza del fatto che la risorsa è limitata, ovvero del punto 2), e che sono necessarie determinate opere e maestranze per convogliarla e fornirla all'utilizzatore. Per l'aria, ad esempio, tutto ciò non è valido*, quindi è gratis. Il fatto che tutti respirino o meno è irrilevante per la questione dell'esistenza del prezzo. *Ovviamente l'aria non è illimitata, ma la sua abbondanza fa sì che venga percepita come tale. 2) Non comprendo perché il senso civico debba essere discriminante nell'esistenza o meno di un prezzo. Come già esposto, il prezzo è una conseguenza di fattori materiali (macchine, lavoro ecc.), dunque di costi, e poi anche di altre dinamiche quali il rapporto domanda-offerta, il potere d'acquisto ecc. Fatto sta che, anche se tutti utilizzassimo l'acqua per lo stretto necessario con senso civico, non ci sarebbe alcun motivo per pensare che debba essere gratuita. Fatte queste dovute precisazioni, passiamo all'argomento principale dell'articolo. Nonostante sia banale da notare, vorrei porre l'attenzione sul fatto che il motivo per cui lo Stato, al contrario dei privati, può permettersi di distribuire un bene, gratuitamente, sottocosto o al prezzo di costo, è che può sempre fare affidamento, per ulteriori finanziamenti, sull'imposizione fiscale, ovvero sull'espropriazione forzata (perché tale è) di denaro dai contribuenti. Oltretutto questa forma di finanziamento non è assolutamente influenzata dalla effettiva qualità del servizio offerto e dall'ammontare dei consumi. Al contrario un privato, il cui scopo, come da te esposto, è ampliare i propri profitti, ha tutto l'interesse a che i consumatori siano soddisfatti del servizio, perché la sua UNICA forma di finanziamento è proprio il consumatore stesso, che può decidere se rivolgersi a lui o ad un suo concorrente. Questa caratteristica porta ai benefici della concorrenza: abbassamento dei prezzi e fornitura del servizio a sempre un maggior numero di persone. Aggiungo, infine, che un sistema libero sarebbe anche molto più morale, perché ripartirebbe i costi secondo i consumi, ponendo fine all'ipocrisia secondo la quale alcuni devono obbligatoriamente lavorare per mantenere altri. E chi non si può permettere il servizio? Innanzitutto questi, grazie all'abbassamento dei prezzi, sarebbero di sicuro in numero molto inferiore. In secundis, potrebbero essere finanziati dalla carità privata o,se proprio si vuole, dallo Stato, tramite dei bonus di acquisto del servizio. @Antonio

Due precisazioni:

1) Il fatto che un bene debba essere garantito a tutti non implica l’esistenza di un prezzo. Direi che quest’ultimo è conseguenza del fatto che la risorsa è limitata, ovvero del punto 2), e che sono necessarie determinate opere e maestranze per convogliarla e fornirla all’utilizzatore. Per l’aria, ad esempio, tutto ciò non è valido*, quindi è gratis. Il fatto che tutti respirino o meno è irrilevante per la questione dell’esistenza del prezzo.

*Ovviamente l’aria non è illimitata, ma la sua abbondanza fa sì che venga percepita come tale.

2) Non comprendo perché il senso civico debba essere discriminante nell’esistenza o meno di un prezzo. Come già esposto, il prezzo è una conseguenza di fattori materiali (macchine, lavoro ecc.), dunque di costi, e poi anche di altre dinamiche quali il rapporto domanda-offerta, il potere d’acquisto ecc. Fatto sta che, anche se tutti utilizzassimo l’acqua per lo stretto necessario con senso civico, non ci sarebbe alcun motivo per pensare che debba essere gratuita.

Fatte queste dovute precisazioni, passiamo all’argomento principale dell’articolo.
Nonostante sia banale da notare, vorrei porre l’attenzione sul fatto che il motivo per cui lo Stato, al contrario dei privati, può permettersi di distribuire un bene, gratuitamente, sottocosto o al prezzo di costo, è che può sempre fare affidamento, per ulteriori finanziamenti, sull’imposizione fiscale, ovvero sull’espropriazione forzata (perché tale è) di denaro dai contribuenti. Oltretutto questa forma di finanziamento non è assolutamente influenzata dalla effettiva qualità del servizio offerto e dall’ammontare dei consumi.
Al contrario un privato, il cui scopo, come da te esposto, è ampliare i propri profitti, ha tutto l’interesse a che i consumatori siano soddisfatti del servizio, perché la sua UNICA forma di finanziamento è proprio il consumatore stesso, che può decidere se rivolgersi a lui o ad un suo concorrente. Questa caratteristica porta ai benefici della concorrenza: abbassamento dei prezzi e fornitura del servizio a sempre un maggior numero di persone.
Aggiungo, infine, che un sistema libero sarebbe anche molto più morale, perché ripartirebbe i costi secondo i consumi, ponendo fine all’ipocrisia secondo la quale alcuni devono obbligatoriamente lavorare per mantenere altri.
E chi non si può permettere il servizio? Innanzitutto questi, grazie all’abbassamento dei prezzi, sarebbero di sicuro in numero molto inferiore. In secundis, potrebbero essere finanziati dalla carità privata o,se proprio si vuole, dallo Stato, tramite dei bonus di acquisto del servizio.

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Di: Silvio /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2094 Silvio Sun, 18 Oct 2009 12:59:16 +0000 /?p=3335#comment-2094 trattandosi di un monopolio naturale l'efficienza dipende molto dalle regole di concessione, quindi indipendentemente dal fatto che il soggetto sia pubblico o privato. Riguardo l'impostazione di Antonio: il fatto che un servizio possa essere fornito in perdita da un soggetto pubblico è una finzione, significa che il prezzo reale del bene è più alto, la differenza è infatti pagata da qualche contribuente, il problema è che in questo modo, facendo pagare .non chi utilizza il bene ma qualcun altro è molto difficile ridurre gli sprechi. Riguardo il discorso dei prezzi nella realtà può anche capitare che un privato fornisca il servizio a prezzi inferiori realizzando un profitto ed invece una società pubblica abbia prezzi più alti e perdite in bilancio trattandosi di un monopolio naturale l’efficienza dipende molto dalle regole di concessione, quindi indipendentemente dal fatto che il soggetto sia pubblico o privato.
Riguardo l’impostazione di Antonio: il fatto che un servizio possa essere fornito in perdita da un soggetto pubblico è una finzione, significa che il prezzo reale del bene è più alto, la differenza è infatti pagata da qualche contribuente, il problema è che in questo modo, facendo pagare .non chi utilizza il bene ma qualcun altro è molto difficile ridurre gli sprechi. Riguardo il discorso dei prezzi nella realtà può anche capitare che un privato fornisca il servizio a prezzi inferiori realizzando un profitto ed invece una società pubblica abbia prezzi più alti e perdite in bilancio

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Di: Antonio /2009/10/18/lacqua-non-cade-dal-cielo/comment-page-1/#comment-2091 Antonio Sun, 18 Oct 2009 10:06:35 +0000 /?p=3335#comment-2091 Non sono affatto d'accordo. Ritengo che la corretta impostazione del problema debba prendere in considerazione due aspetti. 1) L'essenzialità del bene "acqua" fa sì che l'approvvigionamento debba essere garantito a tutti. Estromettere qualcuno dalla fruizione sarebbe omicidio. Estrometterne tanti sarebbe strage. 2) La non illimitatezza del bene rende necessario evitare gli sprechi. Logico corollario di questi due aspetti è che l'acqua, in assenza di un adeguato senso civico che responsabilizzi i singoli utenti, debba essere pagata. Il prezzo tuttavia deve essere tale da consentirne a tutti l'utilizzo. E' quindi giusto parametrarlo ai costi di approvvigionamento, manutenzione, depurazione, eccetera, purché ciò non renda il bene eccessivamente oneroso. I costi elevati non devono giustificare, infatti, l'esclusione di nessun utente. In tal caso è comunque giusto, a mio parere, fornire il bene anche se per il fornitore ciò rappresenti una perdita economica. Già questo è sufficiente per escludere che il fornitore sia un privato. Qualunque soggetto non pubblico che effettui il servizio di approvvigionamento non solo non sarebbe disposto a vendere acqua sottocosto, ma non sarebbe disposto a farlo neanche se riuscisse a vederla ad un prezzo pari ai costi sostenuti. L'impresa privata, infatti, tende per natura al profitto il che comporta aggiungere al costo unitario anche un margine di utile elevando il prezzo finale. Ciò premesso ritengo che un prezzo equo debba: 1) essere diversificato a seconda del reddito dell'utente; 2) tenere in considerazione il numero dei componenti del nucleo familiare; 3) essere fornita sottocosto e addirittura gratis a chi non ha mezzi a sufficienza. Non sono affatto d’accordo. Ritengo che la corretta impostazione del problema debba prendere in considerazione due aspetti. 1) L’essenzialità del bene “acqua” fa sì che l’approvvigionamento debba essere garantito a tutti. Estromettere qualcuno dalla fruizione sarebbe omicidio. Estrometterne tanti sarebbe strage. 2) La non illimitatezza del bene rende necessario evitare gli sprechi.
Logico corollario di questi due aspetti è che l’acqua, in assenza di un adeguato senso civico che responsabilizzi i singoli utenti, debba essere pagata. Il prezzo tuttavia deve essere tale da consentirne a tutti l’utilizzo. E’ quindi giusto parametrarlo ai costi di approvvigionamento, manutenzione, depurazione, eccetera, purché ciò non renda il bene eccessivamente oneroso. I costi elevati non devono giustificare, infatti, l’esclusione di nessun utente. In tal caso è comunque giusto, a mio parere, fornire il bene anche se per il fornitore ciò rappresenti una perdita economica. Già questo è sufficiente per escludere che il fornitore sia un privato. Qualunque soggetto non pubblico che effettui il servizio di approvvigionamento non solo non sarebbe disposto a vendere acqua sottocosto, ma non sarebbe disposto a farlo neanche se riuscisse a vederla ad un prezzo pari ai costi sostenuti. L’impresa privata, infatti, tende per natura al profitto il che comporta aggiungere al costo unitario anche un margine di utile elevando il prezzo finale.
Ciò premesso ritengo che un prezzo equo debba:
1) essere diversificato a seconda del reddito dell’utente;
2) tenere in considerazione il numero dei componenti del nucleo familiare;
3) essere fornita sottocosto e addirittura gratis a chi non ha mezzi a sufficienza.

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