Ritorno in queste ore da due giorni passati a Magonza, sede della principale istituzione televisiva pubblica, la ZDF. Incuriosito dalle proverbiali lodi che in Germania ed altrove vengono profuse all’indirizzo della rete, decido di munirmi di taccuino e apposito biglietto per visitare l’intero complesso, peraltro proprio nel giorno della bocciatura del Lodo Alfano in Italia. Prosegui la lettura…
Giovanni Boggero mercato, telecomunicazioni Berlusconi, denaro pubblico, disinformazione, germania, Italia, televisione, ZDF
Sberla del Financial Times, via Lex, a ConocoPhillips, la settima compagnia petrolifera al mondo per capitalizzazione di borsa (sesta, se si esclude Petrochina). Il gruppo guidato da James Mulva – le cui origini si possono far risalire alla fase eroica del greggio americano, nella seconda metà dell’800, e che ha assunto la sua struttura attuale tra il 2002 (merger tra Conoco e Phillips) e il 2006 (acquisizione di Burlington) – ha recentemente annunciato, assieme a un aumento del dividendo (la carota), la vendita di asset per un totale di circa 10 miliardi di dollari e un importante piano di contenimento dei costi (il bastone), allo scopo di puntellare il debito (circa 30 miliardi di dollari, contro una capitalizzazione di quasi 74). La mossa, pur apprezzata dai mercati, è il punto di caduta di una strategia discutibile. ConocoPhillips è anche una delle oil companies americane più sensibili (credo si dica così) ai temi ambientali, tanto da essere stata la prima in assoluto ad aderire alla Climate Action Partnership, un gruppo di aziende che chiedono agli Stati Uniti di adottare un piano di cap and trade per il controllo delle emissioni (vedi alla voce: rent seeking).
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Carlo Stagnaro energia, liberismo ambientalismo, clima, conocophillips, Eni, exxon, petrolio, rent seeking
di Luca Fusari
Leggendo l’articolo di Oscar Giannino “Banche centrali e governi, se l’uno annulla l’altro” si possono trarre alcune considerazioni, in merito alle differenze metodologiche e prospettivistiche dell’economia monetaria.
Partendo dall’articolo di Scott Sumner si possono confrontare gli indici di calcolo del moltiplicatore sul parametro friedmaniano e quello keynesiano,, verificando come il Pil reale al netto dell’inflazione è una considerazione più concreta del funzionamento articolato della moneta una volta immessa sul mercato, a differenza del Pil nominale keynesiano, un’astrazione idealista e teorica di chi non comprende il problema dei rincari, quale componente finale del prezzo (della massiccia presenza monetaria) in circolo. Prosegui la lettura…
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