Commenti a: Poteva andar peggio. O potrebbe? /2009/08/26/poteva-andar-peggio-o-potrebbe/ diretto da Oscar Giannino Thu, 31 Dec 2009 00:39:38 +0100 http://wordpress.org/?v=2.8.4 hourly 1 Di: Mario Seminerio /2009/08/26/poteva-andar-peggio-o-potrebbe/comment-page-1/#comment-1137 Mario Seminerio Wed, 26 Aug 2009 12:36:14 +0000 /?p=2352#comment-1137 Molto semplicemente, basta utilizzare i modelli come "indicatori di direzione", cioè a componente qualitativa prevalente, pur se derivati da precise formulazioni quantitative, e non come leggi fisiche, improntate al determinismo. Non a caso tutti i modelli vengono periodicamente fatti "girare" per verificare i cambiamenti di tendenza. Credo che l'errore più comune fatto da non specialisti (giornalisti, politici, lettori) sia proprio quello di pensare che la modellizzazione economica debba produrre valori puntuali, meccanicisticamente determinati. Non è così, non lo è mai stato, non lo sarà mai. Molto semplicemente, basta utilizzare i modelli come “indicatori di direzione”, cioè a componente qualitativa prevalente, pur se derivati da precise formulazioni quantitative, e non come leggi fisiche, improntate al determinismo. Non a caso tutti i modelli vengono periodicamente fatti “girare” per verificare i cambiamenti di tendenza. Credo che l’errore più comune fatto da non specialisti (giornalisti, politici, lettori) sia proprio quello di pensare che la modellizzazione economica debba produrre valori puntuali, meccanicisticamente determinati. Non è così, non lo è mai stato, non lo sarà mai.

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Di: mario fuoricasa /2009/08/26/poteva-andar-peggio-o-potrebbe/comment-page-1/#comment-1136 mario fuoricasa Wed, 26 Aug 2009 12:25:05 +0000 /?p=2352#comment-1136 La trasparenza informativa dell'economia USA è una risorsa di dati per gli economisti d’inestimabile valore. Tuttavia è sempre un rischio derivare valutazioni da modelli e sintesi. Intendo dire che esiste sempre un’asimmetria di consapevolezza tra la conoscenza diretta frutto di esperienza e la derivazione per assunti di cose meno interagenti con lo spirito critico dell'analista. Possiamo andare molto in profondità su cose che conosciamo perché molto vicine e necessariamente essere meno profondi con cose a noi semplicemente più distanti nel tempo e nello spazio. Le allucinazioni arrivano quando si confrontano dati e si generano valutazioni contaminate da gradi di consapevolezza differenti. Le contaminazioni possono essere strumentali, oppure dovute a superficialità, oppure addirittura assolutamente non intenzionali. Un analista non può di certo avere la speranza di essere pienamente obiettivo ed a meno che non abbia doti di bilocazione o plurilocazione continua. Il limite è dato anche dal tempo -per ragioni di produttività personale - che l'analista ha a disposizione per esternare delle proposizioni di qualche significato. Quello che mi domando è: Questa mole di dati sull’economia USA sono rappresentativi o fuorvianti perché troppo pregni di tecnica statistica? La mole impressiona c’è un report per tutto. E’ molto agevole tirare le somme, ma saranno rappresentative anche delle tensioni interne e dell’evoluzione delle distanze tra gli stati americani formanti l’Unione? La tendenza ad analizzare gli Stati Uniti come se fossero una realtà omogenea è –secondo me – piuttosto semplicistica. Per ragioni di politica estera gli stati USA hanno deciso di presentarsi come entità indubbiamente univoca, ma questo può valere anche in economia? In Europa siamo avvantaggiati perché semplicemente non ci si astrae troppo dalle realtà nazionali ed addirittura regionali. L’UE si è dimostrata finora una convenzione mercatistica intergovernativa che ha comunque contribuito all’avanzamento del benessere, ma risulta ancora profondamente fondata sull’imprudenza delle ambizioni e sulla eccessiva prudenza delle azioni. In Europa siamo pronti ad analisi approfondite regione per regione e stato per stato, ma non si persegue o mediamente non possediamo medesima sensibilità di come evolvono le cose negli stati occidentali, centrali od orientali, del nord e nel sud degli Usa. Questa visione per sommi capi può nascondere dinamiche destabilizzanti che possono rompere il giocattolo GDP o deficit/Pil o quant’altro. Gli Stati Uniti, per quel che mi risulta, non sono meno centralisti in alcuni settori dell’economia di altri stati, esempi di protezionismo verso l’esterno abbondano, insomma anche il governo federale fa quel che può verso l’interno e quello che gli conviene verso l’esterno. Con buona pace degli analisti quanto potrà reggere l’equilibrio interno USA?. Saluti. mario fuoricasa La trasparenza informativa dell’economia USA è una risorsa di dati per gli economisti d’inestimabile valore. Tuttavia è sempre un rischio derivare valutazioni da modelli e sintesi.
Intendo dire che esiste sempre un’asimmetria di consapevolezza tra la conoscenza diretta frutto di esperienza e la derivazione per assunti di cose meno interagenti con lo spirito critico dell’analista.
Possiamo andare molto in profondità su cose che conosciamo perché molto vicine e necessariamente essere meno profondi con cose a noi semplicemente più distanti nel tempo e nello spazio.
Le allucinazioni arrivano quando si confrontano dati e si generano valutazioni contaminate da gradi di consapevolezza differenti.
Le contaminazioni possono essere strumentali, oppure dovute a superficialità, oppure addirittura assolutamente non intenzionali.
Un analista non può di certo avere la speranza di essere pienamente obiettivo ed a meno che non abbia doti di bilocazione o plurilocazione continua.
Il limite è dato anche dal tempo -per ragioni di produttività personale – che l’analista ha a disposizione per esternare delle proposizioni di qualche significato.
Quello che mi domando è: Questa mole di dati sull’economia USA sono rappresentativi o fuorvianti perché troppo pregni di tecnica statistica? La mole impressiona c’è un report per tutto.
E’ molto agevole tirare le somme, ma saranno rappresentative anche delle tensioni interne e dell’evoluzione delle distanze tra gli stati americani formanti l’Unione?
La tendenza ad analizzare gli Stati Uniti come se fossero una realtà omogenea è –secondo me – piuttosto semplicistica. Per ragioni di politica estera gli stati USA hanno deciso di presentarsi come entità indubbiamente univoca, ma questo può valere anche in economia?
In Europa siamo avvantaggiati perché semplicemente non ci si astrae troppo dalle realtà nazionali ed addirittura regionali. L’UE si è dimostrata finora una convenzione mercatistica intergovernativa che ha comunque contribuito all’avanzamento del benessere, ma risulta ancora profondamente fondata sull’imprudenza delle ambizioni e sulla eccessiva prudenza delle azioni.
In Europa siamo pronti ad analisi approfondite regione per regione e stato per stato, ma non si persegue o mediamente non possediamo medesima sensibilità di come evolvono le cose negli stati occidentali, centrali od orientali, del nord e nel sud degli Usa.
Questa visione per sommi capi può nascondere dinamiche destabilizzanti che possono rompere il giocattolo GDP o deficit/Pil o quant’altro. Gli Stati Uniti, per quel che mi risulta, non sono meno centralisti in alcuni settori dell’economia di altri stati, esempi di protezionismo verso l’esterno abbondano, insomma anche il governo federale fa quel che può verso l’interno e quello che gli conviene verso l’esterno. Con buona pace degli analisti quanto potrà reggere l’equilibrio interno USA?.
Saluti.
mario fuoricasa

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Di: manT /2009/08/26/poteva-andar-peggio-o-potrebbe/comment-page-1/#comment-1134 manT Wed, 26 Aug 2009 08:22:09 +0000 /?p=2352#comment-1134 Interessante. Spero che lei abbia ragione quando scrive "visto che il paradigma del consumatore compulsivo americano dopato dal vendor financing cinese pare superato dagli eventi." Io, ancora, non l'ho notato, ma lei sa molto più di me, senza alcun dubbio. Vorrei crederle. Interessante.
Spero che lei abbia ragione quando scrive “visto che il paradigma del consumatore compulsivo americano dopato dal vendor financing cinese pare superato dagli eventi.”
Io, ancora, non l’ho notato, ma lei sa molto più di me, senza alcun dubbio. Vorrei crederle.

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